Una tendenza da invertire con un intervento strutturale “che includa incentivi per la modernizzazione delle aziende agricole, un maggiore supporto nella gestione dei costi delle materie prime, programmi di formazione per favorire l’ingresso dei giovani nel settore e strategie di valorizzazione delle produzioni locali per migliorare la competitività sui mercati”.
Questa la chiara richiesta del presidente della Cia Chieti-Pescara sui numeri negativi emersi dall’indagine Cresa sulle imprese abruzzesi. Numeri che parlano sì di una regione dove in alcuni settori il segno meno è inferiore alla media nazionale, ma dove comunque si parla di dati negativi in molti settori con cali che preoccupano.
Se il dato generale infatti parla di 144.289 imprese registrate di cui attive 123.150 con il settore agricolo che rappresenta ben il 17% del totale a fronte del 12% nazionale, è altrettanto vero che il settore ha visto un calo del 2,6% del totale delle imprese con le 653 in meno registrate nel 2024. un aclo superiore, sottolinea Cia, a quello del 2023 quando a chiudere erano state 486 imprese agricole. Se restando dunque nel settore Chieti è leader in agricoltura con il 26% delle imprese di tutto il territorio regionale, il calo è comunque del 3% sia nella provincia teatina che in quella di Teramo con L’Aquila che segue a ruota. Un trend negativo, rimarca la Confederazione, che “evidenzia la crescente difficoltà del settore, colpito dal rincaro delle materie prime, dalle condizioni climatiche sfavorevoli e dalla concorrenza dei mercati internazionali”.
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Non va meglio con le imprese agricole artigiane “che rappresentano un parte essenziale della produzione locale”. In questo caso di imprese se ne sono perse 301 per un calo dell’1,10% più alto della media nazionale (-0,09%) e Pescara provincia peggiore con il suo -1,8%, seguita da Chieti (-1,4%), Teramo (-0,8%) e L’Aquila (-0,4%).
La Cia sottolinea anche l’importanza del dato che riguarda ben 25 comuni abruzzesi e cioè l’8 per cento del totale: nel 2024 nessuna impresa è nata. Una stagnazione colpisce particolarmente l’agricoltura, evidenziando la difficoltà di attrarre giovani imprenditori nel settore.
Di qui la richiesta del presidente Bomba per quell’intervento strutturale chiesto alle istituzioni a cui chiede di agire in modo congiunto per rafforzare il settore agricolo, “pilastro dell’economia regionale, e garantire un futuro sostenibile alle imprese del comparto”, sottolinea.
“L’agricoltura è il cuore pulsante dell’economia abruzzese, ma sta attraversando una crisi che rischia di compromettere il futuro di migliaia di aziende. È indispensabile – ribadisce e conclude – un piano di rilancio che metta al centro gli agricoltori, offrendo loro strumenti adeguati per affrontare le sfide del mercato e dell’innovazione tecnologica”.
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