Il 2024 si è chiuso con un risultato significativo per i fondi europei 2021-2027: la Regione Marche si è distinta tra le regioni italiane per l’avanzamento nella gestione delle risorse, in particolare sui programmi FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e FSE+ (Fondo Sociale Europeo Plus). Il dato più importante è che la Regione ha attivato il 67% dei fondi FSE+ in meno di due anni, risultando la più veloce in Italia. Questo significa che ha investito rapidamente le risorse disponibili, capitalizzando le opportunità offerte da questa tipologia di fondi. Oltre ai fondi europei indiretti (i già citati FESR e FSE+), una grande chance per imprese e istituzioni deriva dai fondi diretti (Horizon Europe, Erasmus+ e molti altri). La differenza (ce ne sono altre, e anche significative) è che i primi vengono trasferiti dall’UE (e vanno spesi bene, efficacemente e nei tempi previsti), mentre per gli altri è necessario andarli a prendere, ovvero attivarsi con idee progettuali, proposte e reti internazionali. Attraverso questi programmi, le Università, gli enti, le aziende e le organizzazioni non profit possono accedere a fondi per la ricerca, l’innovazione e la formazione. L’Università Politecnica delle Marche – come gli altri atenei della Regione – è molto attiva in questo ambito, e lo testimoniano progetti come SUNRISE, un’alleanza fra università europee per lo sviluppo sostenibile, sociale, verde e digitale (Smaller Universities Network for Regional Innovative and Sustainable Evolution), LISA (Learning for Inside Sales Agents) o il progetto CENTOUR sul turismo sostenibile, guidato da CCIAA delle Marche e UNIVPM, che ha permesso di certificare il comportamento sostenibile di diverse imprese della nostra Regione. Va detto che l’Italia si colloca ai primi posti in Europa nel precedente programma Horizon per numero di enti e imprese che beneficiano di finanziamenti europei a gestione diretta. Ma se consideriamo quante imprese o enti siano realmente attivi in questi ambiti o quanti dei tanti docenti siano connessi a reti internazionali stabili, ci rendiamo conto che molto si può ancora fare. Per sfruttare appieno questi strumenti, è necessario sviluppare competenze specifiche ed un grande desiderio di confrontarsi con la competitività di questi ambiti. Per fare un passo avanti, le imprese e tutte le istituzioni possono adottare un approccio più strutturato e consapevole. È possibile agire in tre diverse direzioni. Il primo è sviluppare un Pensiero Europeo. I progetti devono avere una dimensione sovranazionale e allinearsi alle priorità strategiche dell’UE. Non basta un’idea di business o di ricerca valida, e magari di successo a livello locale (Italia e Marche): è necessario che i risultati previsti abbiano una valenza europea ed, in alcuni casi, extra-UE. Ancora, i progetti vincenti devono poter incidere, ovvero avere un impatto nel tempo. Un altro importante elemento è sviluppare solide Relazioni Europee. Per competere in Europa, le imprese, le Università e le tante istituzioni hanno l’esigenza di essere sempre più internazionalizzate e collaborare stabilmente con una rete di partner. Partecipare ai bandi significa creare alleanze, rendendo la cooperazione un fattore decisivo per il successo dell’idea. Oltre al contributo monetario di ogni progetto, c’è molto di più nel network, che arricchisce i partecipanti in termini di scambi culturali ed esperienze. Questo significa consapevolezza culturale, comprensione della diversità, conoscenza di sistemi economici ed istituzionali eretogenei rispetto al nostro. Infine, è necessario accettare la Competizione Europea. Il livello di successo di queste iniziative è basso (in alcuni casi anche inferiore al 15%) e il livello di competizione è aumentato negli ultimi anni. Pertanto, molte iniziative possono non ricevere il contributo atteso. È un mondo per chi accetta la competizione, la meritocrazia della qualità, la meritocrazia dell’impatto. Una sfida che vale la pena di accettare.
*Professore Associato di Marketing Facoltà di Economia Giorgio Fuà Università Politecnica delle Marche
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