produzione a picco, imprese a rischio


– di: Marta Giannoni

 

Il 2024 si è chiuso con un bilancio pesante per due settori chiave del made in Italy: moda e meccanica. Secondo l’ultimo rapporto di Confartigianato, la produzione ha subito un brusco calo, con un -10,5% per la moda e un -6% per la meccanica. La congiuntura negativa si è accentuata nell’ultimo trimestre dell’anno, con una progressiva riduzione della domanda interna e internazionale, a cui si aggiungono le incertezze geopolitiche e i costi produttivi in aumento.

Ad aggravare il quadro, le previsioni per il 2025 restano deboli, con un lieve miglioramento sugli ordini, ma con un drastico calo nelle prospettive di assunzione. Inoltre, si sta verificando una selezione naturale delle imprese, con numerose chiusure tra le realtà più fragili.

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Produzione in caduta libera: i numeri della crisi

Secondo il report “La crisi di Meccanica e Moda, a che punto siamo?” pubblicato dall’Ufficio Studi di Confartigianato, il calo della produzione manifatturiera nel 2024 è stato del 3,7% su base annua, ma i settori più colpiti sono proprio quelli della moda e della meccanica.

Nel dettaglio:

Il settore moda ha registrato un -10,5%, con un crollo del 17% nella produzione di articoli in pelle e un -18,5% per le calzature. Anche il comparto tessile (-6,9%) e l’abbigliamento (-7,5%) hanno subito un netto ridimensionamento.

La meccanica ha chiuso l’anno con un -6%, fortemente influenzata dal -29,1% nella produzione di autoveicoli. L’automotive sta attraversando una fase di transizione difficile, con una domanda in forte calo e un’incertezza crescente sulle politiche di incentivi per la mobilità elettrica.

Anche la metallurgia e i macchinari hanno subito contrazioni rispettivamente del -4,6% e -2,5%.

La flessione nella produzione si è accentuata a dicembre 2024, con un calo del 6,4% rispetto a novembre nel settore moda, del 5,6% nei metalli, del 4,6% nei mezzi di trasporto e del 2,5% nei macchinari.

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Imprese in sofferenza: 21mila chiusure in tre anni

Il calo della produzione si è inevitabilmente riflesso sulla tenuta del sistema imprenditoriale. Dal 2021 al 2024 il numero di imprese nei settori moda e meccanica si è ridotto dell’8,8%, con la perdita di circa 21mila aziende.

Tra queste, oltre 10mila erano imprese artigiane, ossia il 50,5% del totale delle chiusure. In media, ogni giorno negli ultimi tre anni hanno cessato l’attività 19 imprese della moda e della meccanica, di cui 10 artigiane.

Le difficoltà sono legate a diversi fattori:

Aumento dei costi di produzione, con materie prime e energia ancora su livelli elevati.

Difficoltà di accesso al credito, con tassi di interesse più alti e condizioni più restrittive imposte dalle banche.

Calo della domanda internazionale, con la recessione in Germania e il rallentamento della Cina che hanno ridotto le esportazioni italiane.

Crisi dell’automotive, che ha avuto un impatto devastante sulle imprese della meccanica e della metallurgia.

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Fattori critici e rischi per il 2025

L’anno appena iniziato non promette una ripresa immediata. Le tensioni geopolitiche, in particolare il rischio di nuovi dazi commerciali tra Europa e Stati Uniti, potrebbero ulteriormente penalizzare il settore manifatturiero italiano.

Un altro elemento critico è la stretta fiscale imposta dalla riforma del Patto di stabilità europeo, che limita la crescita della spesa pubblica all’1,5% annuo. Questo significa meno margini per manovre di sostegno all’industria e alle imprese.

Sul fronte interno, la debolezza della domanda dei consumatori, penalizzata dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita, sta riducendo le vendite di beni di consumo e di investimento, tra cui automobili, macchinari e prodotti della moda.

Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sebbene abbia sostenuto la crescita in alcuni settori, ha avuto un impatto limitato sulla manifattura, lasciando scoperte le filiere della meccanica e della moda.

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Interventi e prospettive: il ruolo del governo e delle imprese

Di fronte a questa situazione critica, il governo ha introdotto alcune misure di sostegno, tra cui:

Estensione della cassa integrazione in deroga per le imprese del settore moda fino al 31 gennaio 2025.

Incentivi per la transizione industriale, in particolare per la digitalizzazione e la sostenibilità delle imprese manifatturiere.

Sostegno all’export con l’aumento dei fondi per la promozione del made in Italy nei mercati extra-UE.

Tuttavia, secondo gli analisti, questi interventi non sono sufficienti a invertire la tendenza negativa nel breve termine. Servirebbero misure strutturali più incisive per ridurre il costo del lavoro, incentivare gli investimenti e favorire la trasformazione digitale delle imprese.

Secondo Marco Granelli (foto), presidente di Confartigianato,La crisi dei settori moda e meccanica richiede un’azione decisa e coordinata. Il rischio è che senza interventi mirati molte imprese non riescano a sopravvivere nel 2025”.

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