Imprese e credito: le aziende cremonesi ‘formichine’ d’Italia


CREMONA – Gli imprenditori cremonesi ‘formichine’ d’Italia: la provincia è la prima del Pese per l’aumento percentuale dei depositi bancari da parte delle aziende. Lo certifica l’indagine dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. Tra il 2011 e la fine dell’anno scorso gli imprenditori cremonesi hanno aumentato di 2,7 miliardi di euro i loro risparmi messi al sicuro negli istituti di credito, passando da 0,9 miliardi di euro a 3,6. Sono praticamente triplicati.

Seguono Bolzano con il più 281,6 per cento, Enna con un aumento del 278,9, Salerno con il 270 e Potenza con il 257,7 per cento. L’unica provincia d’Italia che ha visto diminuire i risparmi è stata Siena con un meno 20,1 per cento. In valori assoluti ovviamente Cremona e provincia non sono in cima alla graduatoria nazionale, dominata dalla capitale economica Milano con 74 miliardi di euro, seguita a grande distanza dalla capitale politica Roma, a quota 47,4.

L’indagine della Cgia, riporta anche come sono cambiate in quasi 15 anni le abitudini degli imprenditori nel finanziare le proprie attività. Ne emerge che le banche intercettano sempre meno queste richieste. Per Cremona, ad esempio, nel 2011 i prestiti bancari alle aziende erano a quota 7,4 miliardi di euro, l’anno scorso sono scesi a 5,1, con un calo di 2,3 pari al 31%: la stessa cosa accade nella stragrande maggioranza delle province italiane, il territorio è al 73° posto per la diminuzione percentuale.

«Pensavamo che in questi ultimi 15 anni fossero state le banche ad aver chiuso i rubinetti del credito alle aziende italiane, invece pare sia avvenuto l’esatto contrario — sottolineano dalla Cgia —: sono gli imprenditori che avrebbero deciso di non rivolgersi più agli istituti di credito, risolvendo lo storico problema della mancanza di liquidità attraverso il ricorso all’autofinanziamento. Come? Apportando capitali propri, di imprenditori e soci o di terzi, attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso».

Importante una precisazione: «Il fatto che le imprese si finanzino sempre di più attraverso canali alternativi al credito è anche evidente dai dati sulla ricchezza delle società non finanziarie, ovvero le realtà con più di 5 addetti. In effetti da questi dati di fonte Istat/Banca d’Italia si evince che, dal 2011 al 2023 (12 anni), il canale di finanziamento delle imprese italiane tramite l’azionariato (shares and other equity), è salito di 930 miliardi di euro (da 1.395 miliardi di euro a 2.592 miliardi di euro, +86%). Fatto 100 le passività finanziarie delle società non finanziarie (imprese con più di 5 addetti), se nel 2011 l’azionariato pesava per il 40% del totale, nel 2023 ha superato la metà (54%); al contrario i prestiti che valevano il 35% nel 2011 sono scesi al 23% del totale A sostegno di questa chiave di lettura segnaliamo anche la decisa diminuzione della domanda di credito avvenuta in questi anni da parte delle imprese, poiché, a seguito anche dei buoni risultati economici ottenuti, molte attività rimaste sul mercato hanno aumentato i risparmi e conseguentemente il loro utilizzo per far fronte alle spese correnti e agli investimenti». Tra le province lombarde, quella con la maggior diminuzione è stata Brescia, con un -45,7% di crediti erogati dalle banche alle aziende. Appena sotto Pavia con -45,3%. Poi Mantova, -41%.





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