Si chiude una settimana che ha visto l’uscita di dati non particolarmente positivi per i mercati. A cominciare dall’inflazione americana, salita al 3% in gennaio (dal 2.9% di dicembre) e allontanandosi sempre di più dall’obiettivo del 3%. Crescita che non ha ancora fatto i conti con i dazi della nuova amministrazione, potenzialmente inflazionistici.
Settimana negativa anche per i paesi dell’Eurozona. La produzione industriale italiana per esempio è scesa in dicembre in ragione d’anno del 7.1% (dal -1.6% di novembre), confermando le difficoltà della nostra economia nel momento quelle dei due più grandi importatori (Francia e Germania) dei nostri prodotti, che da sole fanno il 25% circa del nostro export, sono sostanzialmente ferme se non in recessione. Ed è proprio la Germania, dove l’inflazione ha fatto segnare una flessione del +2.3% in gennaio (dal +2.6% di dicembre), che sta sperimentando il quinto trimestre continuo di recessione. La locomotiva dell’Europa in stallo e la seconda (la Francia) con un PIL sceso dello 0.1% nel 4Q24, hanno di fatto portato a zero la crescita del PIL dell’Europa.
Il mercato italiano ha reagito positivamente, nella convinzione che i dati non esaltanti economico dell’Europa possano agevolare la BCE nell’abbassare i tassi di interesse e stimolare per questa via
l’economia reale. Il FTSE MIB è cresciuto del 2,49% mentre l’indice delle società start, il FTSE ITALIA STAR, è salito dello 0.77 e quelle delle micro caps FTSE ITALIA GROWTH dello 0.23%.
A livello di titoli, spicca ancora Iveco Group (+15,24%), interessato da due fatti positivi. Il primo riguarda le stime dell’intero 2025 fornite dal management sulla base delle attuali prospettive del settore e del portafoglio ordini e che vedono ricavi netti delle attività industriali (incluso gli effetti della conversione delle valute) previsti stabili rispetto al 2024, ma una crescita dell’Ebit adjusted consolidato stimato in un range tra 0.98 e 1.03 miliardi di euro (0.982 miliardi di euro nel 2024). Il secondo la notizia che il consiglio d’amministrazione sta valutando di separare, nel corso del 2025, il business Defence di Iveco Group, che comprende i marchi IDV e ASTRA e le relative attività, attraverso uno spin-off. Secondo il management questa separazione semplificherebbe la struttura del gruppo, accrescerebbe la focalizzazione del management e creerebbe flessibilità strategica.
Secondo miglior titolo della settimana Moncler (+10,12%), dopo la comunicazione dei risultati finanziari del 2024 mediamente migliori rispetto alle stime degli analisti e che hanno visto un incremento dei ricavi del 4% (+7% a cambi costanti) a 3.11 miliardi di euro. A 2.71 miliardi di euro i ricavi del marchio Moncler e a 401.6 milioni di euro quello del marchio Stone Island.
In miglioramento anche il risultato operativo del 2.5% a 916.3 milioni di euro; di conseguenza, la marginalità si è attestata al 29,5%. L’utile netto è cresciuto del 4.5% a 639.6 milioni di euro.
Il dividendo proposto è di 1.3 euro per azione. Con riferimento al marchio Moncler, il management ha comunicato che nel corso del 2025 l’azienda lavorerà per rafforzare ulteriormente le tre dimensioni del marchio (Moncler Collection, Moncler Grenoble e Moncler Genius) attraverso eventi iniziative e strategie di marketing mirate a realizzare il pieno potenziale di ciascuna dimensione in tutte le regioni. Stone Island, invece, continuerà il percorso finalizzato a sprigionare il pieno potenziale del marchio, accrescendo la visibilità del marchio attraverso un approccio di marketing più mirato.
Medaglia di bronzo per Ferrari (+9,58%), sulla scia dei buoni risultati del 2024 che hanno visto una crescita ricavi netti dell’11.8% (+13.4% a cambi costanti) a 6.68 miliardi di euro. L’Ebitda è salito del 12% a 2.56 miliardi di euro (Ebitda margin del 38.3%), l’Ebit è cresciuto del 17% a 1.89 miliardi di euro (Ebit margin 28.3%), e l’utile netto ha messo a segno una performance del 21% a 1.53 miliardi di euro. Titolo peggiore della settimana Interpump, che lascia sul terreno l’11,32%, dopo la comunicazione dei risultati del 2024 che ha visto ricavi per 2,08 miliardi di euro, in calo del 7,2% (-9,2% a parità di perimetro di gruppo) In diminuzione anche il margine operativo lordo (-14,9%), che è passato da 536,73 milioni a 456,62 milioni di euro. Di conseguenza, la marginalità è scesa dal 24% al 22%.
Secondo peggior titolo della settimana Telecom Italia (-6,74%) che, al di la dei numeri sostanzialmente positivi del 2024, sconta gli investitori guardano il riassetto societario. Sono infatti attesi i consigli d’amministrazione di CDP e Poste che, secondo indiscrezioni, potrebbero riunirsi nel fine settimana ed esaminare uno scambio azionario che permetterebbe a Poste di rilevare da CDP il 9,8% di TIM in cambio del suo 3,8% di Nexi.
Terzo peggior titolo della settimana, MPS (-3,80%), dopo che la banca ha depositato il documento di offerta presso Consob relativo all’OPS volontaria promossa sulle azioni Mediobanca.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un cambiamento senza precedenti nel modo in cui viviamo e lavoriamo, e gran parte di questa trasformazione è attribuibile all’intelligenza artificiale (IA). L’IA non è più solo un concetto futuristico, ma è diventata una realtà concreta che sta rimodellando le economie nazionali e influenzando la nostra vita quotidiana. Ma cosa significa tutto questo per un singolo paese? E quali opportunità o sfide possiamo aspettarci? E ancora, è possibile ancora investire nei titoli dell’IA?
Con l’avvento di tecnologie come DeepSeek, siamo all’inizio di una nuova era in cui l’intelligenza artificiale non solo promette di migliorare l’efficienza delle imprese, ma anche di creare nuovi modelli di business e opportunità di crescita. Tuttavia, è fondamentale affrontare anche le inevitabili complessità che emergono da queste innovazioni, come la necessità di investimenti significativi e la ricerca di ritorni economici. In questo contesto, ci interroghiamo su quanti investimenti saranno ancora necessari nei prossimi mesi e quali saranno i primi segnali di redditività per le aziende. Esploriamo insieme l’impatto dell’IA sull’economia nazionale e sulla nostra vita di tutti i giorni.
L’impatto dell’intelligenza artificiale sull’economia nazionale
L’intelligenza artificiale sta diventando una forza trainante per l’innovazione e la crescita economica a livello nazionale. Grazie alle sue capacità di analisi avanzate e all’apprendimento automatico, l’IA ha il potenziale di ottimizzare i processi aziendali, migliorare l’efficienza operativa e stimolare la creazione di nuovi mercati.
Ad esempio, nella sanità, strumenti diagnostici supportati dall’IA possono accelerare l’analisi dei dati medici, portando a interventi più rapidi e migliorando significativamente i risultati per i pazienti. Questo non solo riduce i costi per i sistemi sanitari, ma crea anche opportunità di lavoro in settori emergenti che richiedono competenze specifiche.
Trasformazione del lavoro e sfide economiche
Tuttavia, non possiamo ignorare le sfide che accompagnano l’adozione dell’intelligenza artificiale. Mentre alcuni lavori vengono creati, altri sono a rischio di estinzione, soprattutto per i lavoratori a bassa qualificazione. Secondo uno studio del McKinsey Global Institute, fino a 375 milioni di lavoratori potrebbero dover cambiare categoria professionale entro il 2030 a causa dell’IA. Questa trasformazione del mercato del lavoro richiede investimenti significativi in programmi di riqualificazione e formazione per garantire che la forza lavoro possa adattarsi alle nuove esigenze del mercato.
Esperienze dei consumatori migliorate
Nella vita di tutti i giorni, l’impatto dell’IA è altrettanto evidente. Le aziende utilizzano algoritmi per analizzare il comportamento dei consumatori, offrendo raccomandazioni personalizzate che migliorano l’esperienza utente. Piattaforme come Netflix e Amazon hanno rivoluzionato il modo in cui fruiamo dei contenuti e facciamo acquisti, aumentando la soddisfazione e la fedeltà dei clienti. Questo non solo beneficia i consumatori, ma consente anche alle aziende di ottimizzare le loro strategie di marketing e aumentare le vendite.
Città intelligenti e infrastrutture
Inoltre, l’implementazione dell’IA nelle città sta dando vita a infrastrutture più intelligenti e sostenibili. L’uso dell’IA nella gestione del traffico, nell’ottimizzazione dei consumi energetici e nel monitoraggio dei rifiuti è fondamentale per costruire città più vivibili. Le previsioni indicano che gli investimenti globali nelle città intelligenti potrebbero raggiungere i 158 miliardi di dollari entro il 2022. Ciò sottolinea l’importanza dell’IA nel migliorare la qualità della vita urbana e nell’affrontare le sfide ambientali.
L’impatto dell’intelligenza artificiale sulle economie nazionali
L’intelligenza artificiale offre un’opportunità senza precedenti per stimolare la crescita economica attraverso l’innovazione. La capacità di analizzare enormi quantità di dati e di trarre conclusioni rapide ed efficaci è un cambiamento di paradigma per molte industrie. Settori come la sanità, la finanza e la manifattura stanno approfittando di queste tecnologie per ottimizzare i processi e migliorare l’efficienza operativa. Ad esempio, l’uso di algoritmi predittivi nel settore finanziario consente alle aziende di gestire meglio i rischi e di personalizzare i servizi offerti ai clienti, portando ad un incremento significativo della soddisfazione e della fidelizzazione.
L’innovazione guidata dall’IA non si limita tuttavia solo all’efficienza operativa. L’introduzione di nuovi modelli di business, come il servizio su richiesta e le piattaforme digitali, sta rivoluzionando il modo in cui le aziende interagiscono con i consumatori. Questo non solo crea nuovi mercati, ma genera anche opportunità per la nascita di start-up innovative che possono competere con le grandi aziende. Tali trasformazioni stimolano l’occupazione, richiedendo competenze fresche e adatte ad un contesto in continua evoluzione.
Per mantenere questo slancio innovativo, è comunque fondamentale che le aziende investano in ricerca e sviluppo. Gli investimenti in tecnologia e formazione del personale sono essenziali per garantire che le organizzazioni possano sfruttare appieno il potenziale dell’IA. Senza un impegno a lungo termine in queste aree, il rischio è di rimanere indietro rispetto ai concorrenti, perdendo opportunità di crescita e innovazione. Questo implica un approccio strategico da parte dei dirigenti aziendali, che devono essere disposti a scommettere sull’innovazione come motore di sviluppo.
Da questo punto di vista, secondo le stime di analisti e ricerche di settore, il mercato globale dell’IA raggiungerà un valore di oltre 1,5 trilioni di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 20,1% tra il 2022 e il 2030. Gli investimenti globali nell’IA sono cresciuti dagli 85,3 miliardi di dollari del 2021 a oltre 200 miliardi di dollari del 2024. E le previsioni indicano che potrebbero toccare oltre 500 miliardi di dollari nel 2026, indirizzati sostanzialmente verso tre tecnologie emergenti:
Generative AI: modelli come GPT e altri sistemi di generazione di contenuti che riteniamo continueranno ad attrarre investimenti;
AI Edge: l’elaborazione dei dati direttamente sui dispositivi (edge computing) che ridurrà la dipendenza dal cloud e migliorerà l’efficienza;
AI Quantum: anche se ancora in fase sperimentale, l’IA quantistica potrebbe attrarre investimenti significativi per applicazioni avanzate;
Settori come il retail e il banking, che stanno guidando questa crescita puntando sull’automazione dei servizi e dei processi aziendali.
Le aziende tech di punta, come Nvidia, AMD, Palantir e Broadcom, stanno beneficiando di risultati finanziari in crescita, anche grazie alla produzione di chip e soluzioni tecnologiche per l’IA avanzata. Borsa si o borsa no. Ci sono ovviamente alcune considerazioni che è sempre bene tenere presente.
L’Intelligenza Artificiale è uno dei settori con maggiore crescita prevista nei prossimi anni. Si stima che il mercato globale dell’IA continuerà a espandersi a un ritmo accelerato, grazie alla crescente adozione in diversi settori produttivi.
Aziende che sviluppano modelli di IA generativa, machine learning, e tecnologie di automazione stanno attirando numerosi investitori a livello globale.
Con piattaforme come ChatGPT (o soluzioni simili), l’IA generativa sta entrando in settori commerciali, educativi e creativi. Questo potrebbe generare nuove opportunità di profitto per le aziende che adottano o sviluppano queste tecnologie. Molti governi stanno investendo miliardi di euro in infrastrutture per supportare l’innovazione tecnologica e lo sviluppo dell’IA, il che potrebbe dare una spinta significativa alle aziende del settore. Le grandi aziende tecnologiche stanno acquisendo startup IA per rafforzare le proprie capacità. Investire in queste aziende emergenti può portare rendimenti elevati, anche se con maggiore rischio.
Ma allora, quali sono i rischi da considerare? Fra tutti la volatilità. Come accade in ogni settore emergente, il settore dell’IA può essere soggetto ad una forte volatilità. Aziende più piccole con tecnologie promettenti potrebbero fallire, mentre pochi grandi player potrebbero dominare il mercato.
Da non sottovalutare poi la regolamentazione. Con la rapida evoluzione delle tecnologie IA, i governi stanno introducendo regolamentazioni per affrontare questioni come l’etica, la privacy dei dati e l’uso improprio delle tecnologie. La regolamentazione potrebbe quindi frenare alcune aziende e aumentare i costi operativi.
E che dire dei concorrenti (lo abbiamo visto con DeepSeek). Il settore IA è altamente competitivo. Molte aziende stanno sviluppando tecnologie simili, il che rende difficile prevedere quali saranno i vincitori del mercato.
Quali dunque le strategie di investimento nel settore dell’IA? Intanto è bene diversificare sempre il portafoglio in settori diversi (ad esempio, hardware come Nvidia, software come Microsoft, e startup IA promettenti). Ma anche gli ETF focalizzati sull’IA rappresentano un’opzione interessante per ridurre il rischio di scegliere una singola azienda. Esempi di ETF già popolari nel settore tecnologico.
È bene sapere che l’IA è un settore con prospettive a lungo termine. Sebbene ci possano essere fluttuazioni nel breve periodo, investire con una visione di 5-10 anni potrebbe essere più redditizio.
Quindi per un investitore con una tolleranza al rischio medio-alta e una visione a lungo termine, il settore dell’IA potrebbe rivelarsi estremamente remunerativo. Tuttavia, per chi non ha familiarità con questi settori, investire in ETF o affidarsi a consulenti finanziari può essere una scelta più prudente.
Antonio Tognoli
Ho iniziato a lavorare come analista finanziario nel 1983, occupandomi di economia e politica economica e nel frattempo mi sono laureato in scienze bancarie, finanziarie e assicurative. Oggi mi occupo di analisi macroeconomica all’interno di Corporate Family Office – CFO SIM. Giornalista pubblicista, docente ai corsi post laurea de “24Ore Business School” e dell’Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria – AIAF e co-autore del libro Analisi Finanziaria e Valutazione Aziendale, a cura di Franco Pedriali.
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