Il risiko dell’America first – Confprofessioni


di Mattia Magrassi* 

Con l’avvio della seconda presidenza di Donald Trump, le relazioni tra Stati Uniti ed Europa entrano in una fase cruciale. Già a novembre scorso, pochi giorni dopo le elezioni presidenziali USA, al vertice informale dell’Unione europea a Budapest, Mario Draghi ha sintetizzato come la nuova amministrazione americana potrebbe avere un impatto significativo sulle dinamiche transatlantiche, richiamando l’attenzione sull’urgenza di un approccio europeo unitario per affrontare sfide legate a competitività, innovazione e sovranità economica.

L’ex premier ha avvertito del rischio di un’ulteriore divergenza nella produttività tra le due sponde dell’Atlantico, soprattutto considerando l’intenzione dell’amministrazione Trump, evidenziata dal forte legame con Elon Musk, di incentivare il settore high-tech, un ambito in cui l’Europa soffre di ritardi strutturali. Draghi ha inoltre messo in guardia contro eventuali misure protezionistiche volte a sostenere le industrie tradizionali americane, che potrebbero penalizzare le esportazioni europee. Ha ribadito la necessità di negoziare congiuntamente con gli Stati Uniti per salvaguardare gli interessi dei produttori europei e promuovere azioni coordinate per rafforzare competitività e innovazione nell’Ue.

 

L’impatto sulle politiche commerciali

Durante la campagna elettorale, Trump ha ribadito la filosofia “America First”, promettendo l’aumento dei dazi sulle importazioni. Nel suo primo mandato, queste misure avevano già colpito anche beni provenienti dall’Unione europea, con conseguenze negative per il settore agroalimentare italiano, che ha registrato un calo delle esportazioni di prodotti simbolo del Made in Italy, in particolare i formaggi. La persistenza di politiche protezionistiche potrebbe avere ripercussioni anche su altri settori chiave come quello tecnologico e automobilistico, aggravando le difficoltà per un export che rappresenta una leva fondamentale dell’economia italiana.

Gli Stati Uniti, infatti, sono tra i principali partner commerciali dell’Italia, con un valore delle esportazioni dal Belpaese superiore ai 67 miliardi di euro secondo i dati Istat relativi all’anno 2023. Politiche mirate alla protezione delle industrie americane potrebbero minare una parte significativa di queste entrate, penalizzando le imprese italiane. Non solo. L’approccio di Trump, che privilegia gli accordi commerciali bilaterali rispetto a quelli multilaterali, potrebbe sfavorire le imprese italiane anche nei mercati più direttamente influenzati dagli Stati Uniti, come America Latina e Asia.

 

Le mosse del Governo Meloni

Una strategia del governo Meloni volta a rafforzare i legami con gli Stati Uniti potrebbe generare benefici, quali un aumento degli investimenti americani in settori strategici della tecnologia, industria ed energie rinnovabili, oltre all’esenzione o alleggerimento di misure protezionistiche. Tuttavia, un eccessivo appiattimento sulle posizioni di Washington potrebbe far percepire l’Italia come un elemento di disgregazione all’interno della politica commerciale europea, compromettendo la coesione dell’Ue. Il rischio di isolamento commerciale sarebbe particolarmente problematico per le imprese italiane, in particolare le Pmi, che beneficiano delle sinergie offerte dal mercato unico europeo.

La polarizzazione geopolitica, con la crescente rivalità tra Stati Uniti e Cina e il conflitto con la Russia, rappresenta un ulteriore rischio. Le imprese italiane, fortemente integrate nelle catene di approvvigionamento globali, potrebbero subire politiche protezionistiche o sanzioni, trovandosi in difficoltà in settori chiave come le tecnologie verdi e l’intelligenza artificiale. La capacità di adattamento delle imprese italiane, e l’abilità del governo di definire una politica commerciale equilibrata saranno fondamentali per mantenere competitività e stabilità nel complesso scenario globale.

 

Tre sfide per i professionisti

I mutamenti determinati dall’avvento della seconda presidenza Trump richiedono ai professionisti che supportano quotidianamente le imprese italiane, di attrezzarsi per affrontare alcune sfide principali. La prima è rappresentata dalla crescente competizione internazionale. Investire nel networking globale è, in tale contesto, essenziale per promuovere il dialogo tra professionisti, clienti, stakeholder e istituzioni.

In quest’ottica, lungimirante è stata la missione a New York e Washington di Confprofessioni e Apri International nell’ottobre 2023, un evento che ha rafforzato i legami con professionisti e istituzioni operanti negli Stati Uniti. E anche quella in Kenya nel 2024, iniziativa mirata ad approfondire opportunità di collaborazione istituzionale e professionale in un altro quadrante geopolitico ricco di possibili alternative; e ciò in sintonia con il Piano Mattei per l’Africa, progetto strategico governativo di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento dell’Italia.

Una seconda sfida, strettamente collegata alla precedente, riguarda i vincoli imposti dalle normative sul commercio internazionale, in un quadro sempre più competitivo se non conflittuale. Per fare solo un esempio, gli operatori dell’Ue devono oggi rispettare rigorosamente i pacchetti di sanzioni contro la Russia, e il Regolamento (UE) 2024/1745 li obbliga a prevenire qualsiasi attività di elusione tramite Paesi terzi o schemi societari complessi. Ciò impone alle imprese di implementare programmi di risk management e export compliance. Ne deriva un ruolo primario per i professionisti nel supporto alla verifica delle controparti, nello screening delle liste ufficiali e nella gestione delle due diligence.

La terza sfida è rappresentata dall’impatto dell’evoluzione tecnologica sulle professioni. L’intelligenza artificiale (Ai), considerata la tecnologia più dirompente del XXI secolo, è spesso definita la “quarta rivoluzione industriale”. A differenza delle precedenti rivoluzioni, che hanno trasformato principalmente i settori manifatturieri, questa rivoluzione digitale sta cambiando profondamente le professioni basate sulla conoscenza. Strumenti avanzati, come i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), stanno rivoluzionando attività quali analisi dei dati, consulenza, traduzioni e creazione di contenuti. Questi strumenti offrono soluzioni rapide e a costi relativamente ridotti, costringendo i professionisti a distinguersi per competenza e creatività. L’introduzione dell’Ai richiede un costante aggiornamento professionale, unito alla capacità di collaborare con la tecnologia per accrescere il valore offerto ai clienti.

 

Ostacoli e opportunità

La spinta della presidenza Trump verso l’innovazione tecnologica avrà inevitabili ricadute a livello globale, e ciò velocizzerà la diffusione e adozione di queste tecnologie nelle attività professionali, in cui le prestazioni routinarie stanno lasciando sempre più spazio a una consulenza integrata, personalizzata, e concentrata su aspetti più complessi e strategici. È essenziale, tuttavia, stabilire standard etici e normativi per garantire trasparenza e responsabilità nell’utilizzo delle decisioni automatizzate. In questo senso, va seguito con grande attenzione il dibattito che si sta svolgendo in Parlamento sul disegno di legge governativo in materia di intelligenza artificiale, che detta disposizioni di principio volte a preservare le professioni intellettuali da un utilizzo dell’IA che ne snaturi la funzione e mini il rapporto di fiducia tra cliente e professionista. Il contesto geopolitico ai tempi della seconda presidenza Trump e l’evoluzione tecnologica richiedono ai professionisti italiani di ripensare il proprio ruolo, investendo in formazione, innovazione e networking. Solo attraverso un approccio strategico e lungimirante sarà possibile trasformare gli ostacoli in opportunità.

 

*Avvocato e dottore di ricerca in Libertà fondamentali nel diritto costituzionale, amministrativo, comparato e comunitario. Svolge attività professionale prevalentemente negli ambiti del diritto del lavoro e della crisi d’impresa. Si occupa di assistenza in materia di operazioni straordinarie, e di consulenza a imprese e lavoratori italiani operanti negli Stati Uniti. È curatore di volumi e autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche italiane ed estere, prevalentemente nell’ambito del diritto pubblico comparato, e di articoli sulla politica statunitense e sulle relazioni Italia-USA pubblicati sui quotidiani del gruppo editoriale Athesis.

 

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