La crisi del vino tra dazi e vincoli Ue. Il settore: servono fondi, non etichette


Cambiamenti climatici, minaccia di dazi alle importazioni negli Usa e ora anche l’ipotesi di una pesante nuova fiscalità e l’imposizione di etichette allarmistiche sulle bottiglie per dissuadere dal consumo di alcolici. 
La crisi del settore con vendite in forte calo è avvertita in tutta Europa, ma l’Italia – nel 2024 primo produttore mondiale con 49,7 milioni di ettolitri, circa 1,3 milioni di occupati e un saldo attivo nell’export di oltre 7 miliardi di euro – ne risente maggiormente. Fronte comune, quindi, ieri di associazioni e istituzioni nel corso degli Stati generali del vino, convocati a Roma dagli uffici italiani dell’Ue. Proprio da Bruxelles si temono, però, cattive sorprese all’interno del programma Beca (Beating cancer plan), il piano per la lotta ai tumori che dovrebbe essere approvato entro l’anno. 

Misure eccessivamente restrittive erano state già bocciate tre anni fa. «Il settore del vino – ha affermato il presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi – è sempre più spesso vittima di fuoco amico. È un’autoflagellazione di difficile comprensione». I produttori sperano nelle risposte che il commissario europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, il lussemburghese Christophe Hansen, darà il 25 marzo durante una visita a Roma. 

LE PROPOSTE
«In quell’occasione – ha anticipato il ministro all’Agricoltura e alla sovranità alimentare Francesco Lollobrigida – chiederemo di guardare il vino in una prospettiva culturale che accompagna la storia dell’umanità. E vogliamo capire quante risorse verranno stanziate sull’agricoltura e se l’agricoltura verrà ancora considerata un assist strategico». «Il vino- ha aggiunto – in una dieta bilanciata produce salute, come dimostrano i dati della longevità dell’Italia. Certo, ogni abuso è un problema, quindi è necessario comunicare il bere responsabile». 
A livello comunitario anche altre questioni aperte, a partire dall’assenza di un quadro normativo unico in Europa sulla sostenibilità. «Col rischio – denuncia Albiera Antinori, presidente del Gruppo vini di Federvini – di frammentare il settore, creando disuguaglianze tra i produttori e ostacolando l’efficacia degli sforzi di sostenibilità. È urgente uno standard unico». Altro aspetto cruciale riguarda il tema assicurativo. «La lotta contro i cambiamenti climatici – ha affermato il presidente del settore vino di Confcooperative Luca Rigotti – sta diventando sempre più complessa. Va sviluppato un sistema di gestione finanziato con fondi dell’UE, accompagnato da un meccanismo che incentivi l’associazione tra le imprese e le loro coperture assicurative». 

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