Prestiti in calo e depositi in crescita, l’analisi del direttore di Irpet Nicola Sciclone


Firenze, 18 febbraio 2025 – L’indagine della Cgia di Mestre sull’andamento dei prestiti e dei depositi delle imprese ha evidenziato anche in Toscana. due tendenze opposte: un calo nell’erogazione del credito e una crescita dei depositi. Per approfondire le cause di questi fenomeni abbiamo intervistato Nicola Sciclone, direttore di Irpet, l’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana.

Quali sono le principali cause della flessione dei prestiti alle imprese?

«Le motivazioni sono molteplici e riconducibili sia a fattori macroeconomici che regolatori. Dopo la crisi finanziaria del 2008 e quella del debito sovrano del 2010, le banche si sono ritrovate con una quota significativa di crediti deteriorati. Di conseguenza, hanno adottato criteri di concessione del credito più restrittivi. A questo si aggiunge la regolamentazione bancaria sempre più stringente: Basilea 3 ha aumentato i requisiti di capitale, limitando la capacità degli istituti di credito di erogare prestiti più rischiosi, tipicamente destinati alle piccole e medie imprese. Inoltre, negli ultimi anni abbiamo assistito a una dinamica poco virtuosa degli investimenti, che ha ridotto la domanda di nuovi finanziamenti da parte delle aziende».

A fronte di questa riduzione del credito, come si spiega la crescita dei depositi?

«Anche in questo caso, ci sono diversi fattori in gioco. Un elemento chiave è la composizione demografica delle imprese: quelle con una maggiore anzianità tendono a privilegiare strumenti di risparmio sicuri, come conti correnti e depositi, rispetto a investimenti più rischiosi. Inoltre, le società più vecchie sono caratterizzate da una propensione al risparmio maggiore, e questo si riflette in una crescita dei depositi bancari. Un altro aspetto rilevante è la recente stabilità dell’inflazione: negli ultimi mesi, il costo della vita non è aumentato significativamente, riducendo l’incentivo a cercare rendimenti più elevati attraverso altri investimenti. Infine, l’aumento delle disuguaglianze economiche ha portato ad una maggiore concentrazione della ricchezza nelle fasce più abbienti, che destinano una quota crescente del loro reddito al risparmio piuttosto che ai consumi».

L’analisi della Cgia evidenzia un dato particolarmente negativo per Siena. Quali sono le cause di questa debolezza economica rispetto ad altre realtà toscane?

«Il quadro economico di Siena risente della crisi del Monte dei Paschi di Siena, che ha avuto un impatto significativo sul territorio. Se confrontiamo i dati con altre città toscane, come Firenze e Pisa, Siena mostra nel lungo periodo una minore crescita occupazionale, sia complessiva che nei settori manifatturiero e terziario. Il sistema produttivo senese ha perso peso rispetto al contesto regionale, e il settore manifatturiero in particolare ha visto un calo del suo impatto economico».



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