«Raffaele Fitto ha aperto all’idea di stanziare più risorse alle regioni colpite dalla crisi dell’automotive attraverso i fondi strutturali europei. Ad aprile sarà qui in Piemonte e avremo maggiori risposte». Il governatore Alberto Cirio, fresco di rielezione a capo delegazione del Comitato europeo delle regioni, ieri ha incontrato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue e il commissario dei Trasporti Apostolos Tzitzikōstas.
Governatore, quali dossier ha discusso con il commissario Fitto?
«La connessione con la Francia, e quindi la seconda canna del Monte Bianco, che come la Tav va finanziata dall’Europa. E poi l’agricoltura, con un approccio diverso da prima, dove l’agricoltore non è più quello che inquina ma un alleato a difesa dell’ambiente. E il fondo sull’automotive…».
Cosa dice Fitto su questo?
«Sostiene che le risorse potrebbero trovare spazio all’interno della politica di coesione e quindi di quei fondi finalizzati a far sì che tutte le Regioni europee abbiano lo stesso punto di partenza».
Come funzionerebbe?
«Il meccanismo potrebbe essere individuare una percentuale aggiuntiva dei fondi strutturali europei ma non da destinare a tutti, bensì alle regioni colpite dalla crisi dell’auto. Se prendiamo ad esempio il Fesr, che vale un miliardo e mezzo, il 5% sarebbero 80 milioni per il sostegno alle imprese produttrici e ai lavoratori».
Quindi non propriamente un fondo ad hoc, ma risorse in più attraverso quelli già esistenti…
«Sì, e anche una piccola percentuale per noi sarebbe importante. Fitto dice che è un ragionamento aperto, mentre Tzitzikōstas ha ascoltato la proposta che abbiamo fatto come Ara, Alleanza delle regioni automotive».
Teme che quei soldi non si trovino…?
«Sì, un po’ lo temo. L’Europa che ci è stata rappresentata in questi giorni a Bruxelles guarda alla difesa. Se ci saranno “sfridi”, che poi significa “risparmi”, andranno lì. Il timore è che ci autorizzino a pagare l’impresa o il carrozziere in crisi utilizzando i Fondi di coesione esistenti, ma senza aumentare le risorse a noi destinate. E questo non possiamo accettarlo».
A proposito, Fitto ha accettato di darvi più “mobilità” nell’utilizzo dei Fondi?
«Sì è stata la prima parte del nostro incontro: ogni volta che dobbiamo modificare i nostri piani di utilizzo delle risorse ci mettiamo anche sei mesi. Abbiamo chiesto di metterci meno tempo, affinando i rapporti intessuti con Bruxelles».
Tornando all’automotive, sembra comunque un’Europa che guarda al tema…
«Sì, si sono aperte operazioni di trattativa e c’è consapevolezza che sia un problema europeo. E questo non era mai successo. Fino all’anno scorso quando parlavo di automotive mi veniva risposto “italian problem” e l’unico luogo per discuterne era Roma».
Quali sono i prossimi passi?
«Il commissario Fitto sarà a Torino ad aprile, mese entro il quale avremo il piano da parte di tutte le Commissioni europee. In questi giorni è stata anche ufficializzata e formalizzata la linea di tolleranza verso le industrie dell’auto per quanto riguarda le multe (previste da inizio 2025 per chi non raggiunge gli obiettivi fissati di riduzione delle emissioni di Co2, ndr). Ed è stato ribadito un principio che mi piace molto, quello di “neutralità tecnologica”».
Cosa significa?
«Significa non sposare più solo l’elettrico demonizzando, ad esempio, i biocarburanti. Un approccio flessibile e non limitato ad un’unica soluzione per combattere l’inquinamento e portare avanti la transizione energetica».
Un’Europa che le piace di più…
«Sì, perché noi abbiamo bisogno di un’Europa di buon senso, che purtroppo non sempre c’è stato. E per la prima volta, mi sembra, ci sono le condizioni per averla. Oggi l’auto è diventato un problema di tutti e così l’Europa sarà un po’ più mamma e un po’ meno matrigna».
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