Bollette, 4 miliardi per famiglie e imprese. Aumentano i beneficiari del bonus sociale


Quasi sicura la dotazione – dovrebbe oscillare tra i 3 e i 4 miliardi – meno le misure al suo interno. Tour de force nel weekend per i tecnici dei ministeri dell’Economia e dell’Ambiente per chiudere il decreto bollette e portarlo martedì in consiglio dei ministri.

Con questo strumento il governo vuole calmierare per famiglie e imprese i costi dell’energia. Che nel 2025 – soltanto sulla parte del gas – potrebbe vedere un aumento annuo di 251 euro per le utenze domestiche. Una tendenza già visibile nell’ultima rilevazione Istat di gennaio dell’inflazione (1,5 contro l’1,3 di dicembre) gonfiata soprattutto dall’aumento delle bollette sul mercato regolamentato (tra il +12,7 e il +27,5 per cento).

Nei due dicasteri, si valutano gli effetti delle misure e la loro compatibilità economica. Sul fronte delle famiglie, l’obiettivo è principalmente quello di allargare la platea del bonus sociale per ottenere lo sconto automatico in bolletta. Nel 2022 l’allora governo decise di tutelare i nuclei con un indicatore Isee non superiore a 9.530 euro, che saliva a quota 20mila euro per quelle con almeno 4 figli a carico. Nella versione che sarà inserita nel decreto si vuole portare il tetto dell’Isee ad almeno a 12mila. Anche se non si esclude di alzare il livello massimo a 15mila.

La misura ha un forte costo: nella versione più estesa la misura costa circa 1,5 miliardi di euro. Per quando riguarda i beneficiari, nel 2023 l’agevolazione fu richiesta da 7,3 milioni di utenti, con il nuovo schema saranno più di dieci. Più in generale sul fronte delle coperture, si guarderebbe – come fatto dal governo Draghi nel 2022 – a recuperare circa 1,5 miliardi dall’extragettito Iva legato agli acquisti di gas, il resto sfruttando i migliori spazi fiscali legati all’aumento dell’occupazione o al calo dello spread.

I CONTENUTI

Il governo punta ad aiutare le aziende italiane, che pagano l’energia circa il doppio rispetto alla Francia, il 70 per cento in più rispetto alla Spagna e il 30 in più rispetto alla Germania. Soprattutto due gli interventi. In primo luogo l’esecutivo da mesi sta studiando misure per “disaccoppiare” il prezzo del gas – cioè provando a ridurre le differenze – tra quello sul mercato di riferimento europeo (l’indice Ttf della Borsa di Amsterdam) e quello sul mercato all’ingrosso italiano (l’indice Psv). Va ricordato che le tariffe energetiche dipendono almeno per il 40 per cento dall’andamento del metano.

Il tema è diventato anche più cogente da inizio anno, quando le quotazioni del metano hanno superato sul listino olandese da i 50 euro al Mhw, nonostante l’aumento massiccio in Europa di gas liquefatto per sostituire le vecchie forniture dalla Russia. Disaccoppiare i due prezzi è dal punto di vista tecnico e giuridico molto complicato, ma il governo avrebbe calcolato che la riduzione di un euro di questo spread porterebbe a risparmiare in bolletta fino a due euro.

Nel decreto entrerà anche la compensazione della tassazione europea Ets sulle emissioni di Co2 a carico dei produttori di energia. Serve il via libera dalla Ue. Da aumentare poi il peso – nelle forniture per le aziende – di contratti a lungo termine Ppa e di sistemi di energy release, per offrire energia a prezzi calmierati, prodotta da fonti rinnovabili già ammortizzate. E che aiuterebbe non poco settori in forte crisi come auto, siderurgia e tessile.

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