il voto tedesco, la realtà e le percezioni


In due grandi Paesi europei, la Germania e l’Italia, il futuro sembra giocarsi nelle loro aree di minore reddito pro capite. In casa nostra è cruciale il Sud, dove è in corso di svolgimento una delle grandi partite della rinascita del Paese e dell’Europa intera, al punto da presentarsi oggi come un elemento fondamentale dell’evoluzione. In Germania, al contrario, dove si sono spesi oltre 2000 miliardi per riunificare gli Stati della Germania dell’Est con quelli dell’Ovest, si coglie il pericolo dell’involuzione, che è legata essenzialmente a elementi psicologici oltre che fattuali per effetto della complessiva crisi strutturale tedesca. Ci è venuto in mente tale confronto, in occasione del voto tedesco, perché c’è chi accredita che questa parte del Paese, in Germania, possa fare da detonatore all’insoddisfazione che percorre le grandi aree urbane e interne di quella che è la prima economia europea, ancorché in forte difficoltà.

Sembra sfuggire a molti analisti che la crisi competitiva tedesca legata agli alti costi energetici e salariali, e prima ancora ad errori strategici nella politica industriale interna che le classi dirigenti di quel Paese hanno esportato con danni enormi in sede europea, determina un peso crescente degli elementi psicologici nella determinazione del voto e trova conferma nei sondaggi che attribuiscono alla forza dell’estrema destra consensi mai neppure concepibili in Germania fino a qualche anno fa.

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In una situazione dove le psicologie, soprattutto nei cosiddetti “Sud del mondo”, giocano a volte come elementi superiori alla realtà, possiamo almeno constatare che in questa stagione la percezione nuova di attrattività positiva riguarda più il Mezzogiorno italiano mentre ne prevale una di segno opposto nei territori della Germania orientale unificati.

Non si spiegherebbe altrimenti una fuga di giovani da queste regioni dell’Est, si è investito in infrastrutture come mai e le differenze salariali reali sono state molto ridotte, verso quelle dell’Ovest, all’interno dello stesso Paese.

Ci hanno raccontato a ripetizione, dicendo il vero, che la Germania aveva risolto il problema delle sue aree in ritardo elevando sensibilmente il reddito pro capite, mentre noi eravamo i soliti italiani per cui in casa nostra si allargava costantemente il divario tra Nord e Sud del Paese. Fatti reali, sia chiaro, non discutibili. Al di là, però, dell’evidentissimo squilibrio di risorse impiegate tra il primo e il secondo caso, le famiglie della Germania occidentale hanno contribuito direttamente con una tassa di solidarietà, oggi sarebbe miope non constatare che anni di crescita del Sud italiano superiori alla media nazionale, i primati di Napoli in termini di esportazioni di qualità, di pmi innovative, di start up e di piccole e medie imprese, finanche rispetto a città industriali come Bergamo e Brescia, significano oggettivamente molto.

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Soprattutto, significano che la ricerca e l’innovazione si fanno dove la bellezza gioca un ruolo decisivo perché è un fattore di ispirazione. A Villa Doria d’Angri, a Posillipo, in questa settimana, si sono riuniti cento giovani ricercatori provenienti da tutta Italia e dal mondo per elaborare progetti innovativi su richiesta delle aziende nell’ambito del programma Mix, finanziato dal Pnrr. Molti di loro sono venuti a Napoli, non ne hanno fatto mistero, perché la unicità del luogo prescelto la ritenevano fonte di creatività. Un conto è vivere nella Germania dell’Est ammodernata e un conto è vivere in un Mezzogiorno pieno di bellezze naturali che migliora in ospitalità e vede stabilmente crescere lavoro e investimenti.

Emerge oggi finalmente una nuova percezione in cui la capacità di attrazione di giovani è superiore a differenza di una Germania dell’Est dove sono state trasferite somme ingentissime – pubbliche, private ed europee – e dove le infrastrutture e le condizioni territoriali sono migliorate, ma persistono squilibri tra area e area nelle stesse città urbane, oltre che in quelle interne, e soprattutto diseguaglianze e percezione delle stesse risultano di segno opposto. È proprio questa percezione che spinge alla depressione e alla rivolta più che allo sviluppo o comunque a “emigrare” verso la Germania Ovest dove, peraltro, l’anima profonda del Paese si misura con problemi reali di crisi industriale, di conflittualità sociale, di sicurezza, e di convivenza con comunità eterogenee, diverse culture sui diritti, e molto altro.

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Ecco perché, lo ribadiamo fino alla nausea, i recenti primati di prodotti made in Sud sui mercati globali come nella ricerca, sanciscono che oggi una città-mondo inclusiva, qual è Napoli, e il Mezzogiorno, ovviamente in modo molto differenziato, esprimono un potenziale di attrattività che può dare frutti inimmaginabili. Perché ciò avvenga davvero serve che si risolva definitivamente un problema sempre più culturale e di comunicazione che riguarda essenzialmente la narrazione di noi stessi. Bisogna che tutti siano consapevoli che oggi il Mezzogiorno è un luogo di opportunità e che lo è, soprattutto, per i giovani.





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