Napoli Est, dal degrado alla rinascita: è riferimento tecnologico


Negli ultimi anni, Napoli ha vissuto una metamorfosi grazie all’innovazione, con particolare enfasi nell’area orientale. Un territorio segnato per decenni dal peso della deindustrializzazione, oggi si affaccia con rinnovato slancio verso un futuro improntato su conoscenza, ricerca e nuove tecnologie. Università, startup e investimenti infrastrutturali sono stati il motore di un cambiamento che sta riscrivendo Napoli Est. Quello che non è accaduto alla Sassonia, chiusa nel suo guscio da anni. Ma quali sono le prospettive di questa trasformazione di Napoli Est? E quali gli insegnamenti da esperienze analoghe?

L’identità

Napoli Est affonda le sue radici in una vocazione industriale ormai superata, in un tessuto produttivo che, nel corso degli anni, ha subito una lenta ma inesorabile erosione. Come l’iconica fabbrica Cirio e altre realtà manifatturiere hanno delineato a lungo l’identità economica del territorio, lasciando poi il passo al declino e all’abbandono. Tuttavia, come dimostrano numerosi esempi a livello internazionale, anche le aree industriali dismesse possono rinascere, riscrivendo la propria funzione nel quadro dell’economia contemporanea. Oggi, l’avvento del polo tecnologico di San Giovanni a Teduccio dell’Università degli Studi di Napoli Federico II sta restituendo a questa zona un ruolo centrale nel panorama dell’innovazione. L’insediamento dell’Apple Academy, unito al consolidamento di incubatori tecnologici, sono testimonianza di una direzione chiara: Napoli Est può e deve diventare strategico nell’ecosistema dell’economia della conoscenza.

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I possibili modelli

Nel libro “Periferie Competitive” (Edizioni Il Mulino), Giulio Buciuni e Giancarlo Corò indagano le modalità con cui alcuni territori, partiti da condizioni di marginalità, sono riusciti a reinventarsi attraverso l’innovazione. Due casi di particolare rilevanza per Napoli Est emergono con chiarezza: Galway in Irlanda, e il Research Triangle negli Usa. Galway, un tempo distante dai circuiti dell’economia globale, ha saputo trasformarsi in un polo di eccellenza nel settore bio-tech e medicale, grazie alla presenza di multinazionali e al profondo legame con il mondo accademico. La chiave del successo irlandese risiede nella capacità di attrarre investimenti, strutturando un ecosistema capace di integrare ricerca, industria e capitale umano. Il Research Triangle, che unisce le città di Durham, Raleigh e Chapel Hill nella Carolina del Nord, racconta una storia altrettanto significativa. Qui, la crisi del tessile e della manifattura pesante ha lasciato spazio alla nascita di un distretto tecnologico d’avanguardia, dove la sinergia tra Università e imprese ha creato un ambiente favorevole alla crescita di realtà ad alta intensità di conoscenza.

Se Napoli Est aspira a un simile percorso, dovrà rafforzare il proprio ecosistema dell’innovazione, consolidando la collaborazione tra istituzioni accademiche, imprese e policy maker. Il successo non si misurerà soltanto nella capacità di attrarre capitali stranieri, ma nella costruzione di una rete locale solida, capace di generare valore e opportunità nel lungo periodo. Un altro riferimento illuminante per Napoli Est è la Metropole Ruhr in Germania. Un tempo cuore pulsante dell’industria carbonifera e siderurgica, questa regione ha vissuto una radicale trasformazione, riconvertendosi in un centro di eccellenza tecnologica e culturale. Il successo risiede in una strategia integrata che ha combinato intervento pubblico, visione strategica e coinvolgimento delle istituzioni accademiche. Parte di Napoli Est sembra aver tratto ispirazione da questo modello, poiché ha convertito le aree dismesse in incubatori di imprese innovative, laboratori di ricerca e hub per startup tecnologiche. Ma un simile approccio va sostenuto e declinato in altre aree, poiché può imprimere una svolta decisiva all’economia del territorio.

La competitività

Le esperienze descritte in “Periferie Competitive” dimostrano che anche le aree considerate periferiche possono emergere come motori di crescita, se supportate da ecosistemi innovativi robusti. Napoli Est dispone di tutti gli elementi necessari, tuttavia, affinché questa trasformazione si concretizzi, sarà fondamentale delineare un piano di sviluppo lungimirante. Sta alle istituzioni, al tessuto produttivo e alla comunità accademica cogliere questa occasione e rendere Napoli Est non solo una periferia competitiva, ma un riferimento di sviluppo per l’intera città e, un giorno, probabilmente anche per l’Italia. 





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