3′ di lettura
06/03/2025
– Pesaro e Urbino si conferma la provincia marchigiana con il calo più accentuato di imprese femminili nel 2024. Secondo i dati dell’Osservatorio sull’Imprenditorialità Femminile di Unioncamere – Infocamere, al 31 dicembre 2024, nella provincia risultano 7.466 imprese guidate da donne, con una perdita di 623 attività rispetto all’anno precedente, pari a un calo del -7,7%.
Questo dato colloca Pesaro e Urbino in fondo alla classifica regionale, con una diminuzione più marcata rispetto alle altre province delle Marche, dove il calo medio è del -4,7%. Anche il tasso di femminilizzazione, ovvero la percentuale di imprese femminili sul totale, è il più basso della regione: 22,2%, seppur in lieve crescita rispetto al 2023.
La crisi dell’imprenditoria femminile non riguarda solo Pesaro e Urbino, ma si estende a tutto il territorio marchigiano. A livello regionale, il numero complessivo di imprese a conduzione femminile è sceso a 33.801 unità, con un calo di 1.679 imprese (-4,7%) rispetto al 2023.
Le Marche risultano la regione italiana con il peggior tasso di contrazione per le imprese femminili, a fronte di una media nazionale del -1,4%. Un dato ancora più critico se si considera che il tessuto imprenditoriale complessivo della regione è diminuito del -5,1%, il peggior risultato in Italia dopo il Trentino-Alto Adige (che, al contrario, è l’unica regione con un segno positivo, +0,5%).
A livello settoriale, il calo delle imprese femminili nelle Marche è generalizzato, ma i settori più colpiti sono:
- Manifatturiero (-7,0%)
- Costruzioni (-7,3%)
- Commercio (-6,5%)
- Agricoltura (-5,2%)
- Servizi di alloggio e ristorazione (-5,2%)
A influenzare negativamente il tessuto imprenditoriale femminile nelle Marche è stata anche l’intensificazione delle cancellazioni d’ufficio dal Registro delle Imprese. Nel solo 2024, sono state 1.439 le imprese femminili cancellate automaticamente dagli archivi camerali, con un’incidenza del 4,1% sul totale delle attività guidate da donne (contro una media nazionale dell’1,7%).
Questo fenomeno è stato particolarmente accentuato nel settore delle attività manifatturiere, delle costruzioni e della ristorazione, che hanno subito una sorta di “pulizia” amministrativa a seguito di controlli più stringenti sulle aziende inattive o non in regola con le normative.
Nonostante il quadro negativo, alcuni settori mostrano segnali di tenuta o di crescita:
- Le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno registrato un lieve aumento delle imprese femminili (+0,8%).
- Il settore delle altre attività di servizi (che comprende parrucchieri, estetisti e altri servizi alla persona) ha mantenuto una crescita modesta, +0,2%.
Questi dati indicano che, nonostante la crisi, ci sono ancora ambiti in cui l’imprenditoria femminile riesce a consolidarsi e svilupparsi. Tuttavia, per invertire il trend negativo, serviranno nuove misure di supporto, incentivi e una maggiore attenzione alla sostenibilità delle imprese guidate da donne.
La sfida per Pesaro e Urbino è chiara: arrestare l’emorragia di imprese femminili e creare un ambiente più favorevole alla nascita e allo sviluppo delle attività imprenditoriali al femminile.
“L’andamento della demografia delle imprese guidate da donne, nella nostra regione, segue il trend della nati mortalità dell’imprenditoria nel suo complesso: entrambe sono in contrazione rispetto al 2023 (ed entrambe, va sempre ricordato, risentono anche della procedura delle cancellazioni d’ufficio dal Registro delle Imprese).
Pur nella marcata diminuzione, anno su anno, del numero di imprese femminili, le Marche rimangono una regione con un’incidenza di imprese a titolarità di donne sul totale maggiore rispetto a quella italiana”, commenta il Presidente del Comitato per l’Imprenditoria Marche Federica Capriotti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link