Donne e lavoro, l’assessore al sociale di Bolzano rilancia: «Presto nuovi posti nei nidi»


di
Francesco Mariucci

Nell’imprenditoria pochi ruoli apicali al femminile. I sindacati: «Per cambiare rotta serve l’aiuto di tutti»

Il tetto di cristallo esiste, ed è ancora piuttosto spesso. A testimoniare la costante difficoltà delle donne a migliorare la propria carriera lavorativa e ottenere posizioni dirigenziali, ci sono i dati diffusi dalla Camera di commercio di Bolzano: perché se da un lato aumenta il numero di imprese a conduzione femminile, la quantità di donne che hanno ruoli decisionali resta una minima parte del totale. Nel 2024 in Alto Adige il numero di imprese a conduzione femminile è aumentato dello 0,8%, il che corrisponde a 88 nuove imprese. All’anno scorso, le imprese a conduzione femminile iscritte al Registro delle imprese della Camera di commercio di Bolzano erano 11.339, che corrisponde al 18,4% del totale delle imprese in Alto Adige. 

I settori

La maggior parte delle imprese femminili opera nel settore dei servizi (27,4%), nel settore alberghiero e della ristorazione (25,9%) e nell’agricoltura (24,9%). Come detto però, le donne rimangono sottorappresentate nei processi decisionali. Alla fine del 2024, solo una persona su cinque nei consigli di amministrazione delle società di capitali era una donna. In Alto Adige c’erano 28.083 amministratori a fronte di 7.232 amministratrici.




















































Le dimissioni

Numeri che fanno il paio con quelli condivisi mercoledì dalla Consigliera di parità Brigitte Hofer, secondo cui nel 2024 ben 868 madri hanno rassegnato le dimissioni entro il primo anno di vita dei figli. Quasi la metà, il 46,9%, ha lamentato la mancanza di un’adeguata assistenza per i figli. Ed è su questo filone che viene chiamata in causa la giunta provinciale: «I dati dipingono un quadro che purtroppo ci è familiare. La cura dei bambini ricade principalmente sulle donne, con ricadute negative su reddito e pensione. Per il mercato del lavoro questo comporta una perdita di competenze. Dovremmo invece aprire tutte le porte alle donne che vogliono tornare al lavoro dopo l’interruzione per maternità — sottolinea l’assessora al lavoro, Magdalena Amhof — . Va garantita l’assistenza all’infanzia a chi ne ha bisogno, così come modelli di lavoro part-time o flessibili». Rosmarie Pamer, competente per famiglia e sociale, annuncia novità sul fronte degli asili nido: «I Comuni stanno lavorando molto bene. Quasi ogni settimana apre una nuova struttura per l’infanzia, ma nelle città è più problematico. Recentemente abbiamo aperto a Campo di Trens e a Tirolo. Soprattutto con i soldi del Pnrr vengono realizzati tanti nuovi progetti, ogni mese aumentiamo i posti a disposizione. Sappiamo che a Bolzano la situazione è più complicata, ma mi hanno confermato che a breve apriranno nuove strutture». E poi, le donne che rinunciano al lavoro mettono a rischio la loro pensione: «In Alto Adige la metà delle lavoratrici ha un contratto part-time, con un impatto molto negativo sulla pensione. La pensione media di un uomo è di 1700 euro al mese, quella di una donna è di 900 euro. Bisogna continuare il processo di modernizzazione delle politiche per la famiglia, sempre più in un’ottica di servizi e prestazioni» conclude Pamer.

Cosa fare e come metterlo in pratica

Per invertire la tendenza, quindi, si sa cosa va fatto. Il punto è metterlo in pratica: «Per invertire la rotta serve aumentare i posti negli asili nido. E più in generale, la gestione dei bimbi piccoli non dovrebbe essere solo delle madri. Troppo spesso però resta una questione che grava unicamente sulla donna» spiega la segretaria della Cgil Cristina Masera. Ulteriori ripercussioni si avranno poi al momento di percepire una pensione: «Sono stati fatti tanti passi avanti per consentire alle mamme di non avere penalizzazioni sulla pensione. Bisogna intervenire di più sul part time». Quanto ai dati, la segretaria della Cgil vorrebbe un’analisi più puntuale: «Bisogna vedere in quali realtà le donne decidono di abbandonare il lavoro. Capire se succede di più in città, in periferia o nelle valli, e intervenire di conseguenza sul sistema di assistenza per i bambini, allocando meglio le risorse per andare incontro a queste esigenze».

La responsabilità

E per Donatella Califano, segretaria della Cisl, «gli sgravi Irap previsti dalla Provincia vanno nella giusta direzione, ma tutto questo non basta. Bisogna anche dire che la responsabilità è di tutta la società, a partire dalle aziende private che dovrebbero favorire la conciliazione invece che ostacolarla».
A proposito di disparità lavorative, ad aprile dovrebbero essere resi noti i dati relativi al gender pay gap. Secondo le rilevazioni dell’anno scorso, le donne guadagnano circa il 17,2% in meno rispetto agli uomini, a parità di qualifica e di impiego.

7 marzo 2025 ( modifica il 7 marzo 2025 | 16:52)



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