“Non useremo i fondi di coesione per le armi”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha escluso l’utilizzo di questi fondi per la difesa, durante il Consiglio europeo straordinario tenutosi ieri. La premier, che si è allineata agli altri leader europei, ha dato il via libera al progetto ReArm Europe, proposto dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ponendo però alcuni di paletti. Tra questi, il no al destinare i fondi di coesione all’acquisto di armi. Ma che cosa sono questi fondi? Vediamolo insieme.
I fondi di coesione europei
I fondi di coesione europei sono fondi strutturali e di investimento dell’Unione. La politica di coesione è infatti la principale politica di investimento dell’Ue per sostenere la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la competitività delle imprese, lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente. Per raggiungere questi obiettivi l’Unione si serve appunto dei fondi strutturali e di investimento: il Fondo sociale europeo (FSE+), il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC), il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) e il Fondo per una transizione giusta (JTF). Nel periodo di programmazione 2021-2027, il Fondo di coesione ha fornito assistenza a 15 Stati membri: Bulgaria, Cechia, Cipro, Croazia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.
A che cosa servono
Come specifica il Parlamento europeo, queste risorse, istituite con lo scopo di “rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione europea per promuovere lo sviluppo sostenibile”, queste forniscono sostegno – nel periodo di programmazione 2021-2027 – agli investimenti in materia ambientale (anche in settori connessi allo sviluppo sostenibile e all’energia che presentano benefici per l’ambiente), alle reti transeuropee per quanto riguarda le infrastrutture dei trasporti e all’assistenza tecnica. Come specifica ancora il Parlamento Ue, i fondi di coesione possono essere impiegati anche per i “settori inerenti lo sviluppo sostenibile”, come l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Non solo, può contribuire anche al settore dei “trasporti al di fuori delle reti transeuropee, al trasporto su rotaia, al trasporto per vie navigabili interne, al trasporto marittimo, ai sistemi di trasporto intermodale e alla loro interoperabilità, alla gestione del traffico stradale, marittimo e aereo, al trasporto urbano pulito e ai trasporti pubblici”.
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Lo scopo
Il Fondo di coesione finanzia quindi i programmi con ”responsabilità concorrenti tra la Commissione europea e le autorità nazionali e regionali degli Stati membri”, specifica il Parlamento Ue. Sono gli stessi Stati membri a scegliere quali progetti finanziare assumendo la responsabilità della loro gestione quotidiana. Le norme sulle modalità di utilizzo dei fondi sono “stabilite nel regolamento recante disposizioni comuni”.
Gli obiettivi strategici
Nel periodo 2021-2027, la politica di coesione si è prefissata cinque obiettivi strategici per i fondi di coesione:
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Europa più intelligente: trasformazione economica innovativa e intelligente
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Europa più verde e a basse emissioni di carbonio
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Europa più connessa: mobilità e connettività regionale alle TIC
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Europa più sociale: attraverso l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali
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Europa più vicina ai cittadini: sviluppo sostenibile e integrato delle aree urbane, rurali e costiere mediante iniziative locali
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