Il 25 marzo si deciderà il futuro degli stabilimenti italiani ex Whirlpool, con Beko Europe pronta a chiudere fabbriche e licenziare migliaia di dipendenti. Il piano di investimenti da 300 milioni non basta a dissipare le preoccupazioni dei sindacati
Martedì 25 marzo, quando si svolgerà il prossimo e ultimo incontro tra Beko Europe, le rappresentanze sindacali e i vertici del Mimit, si chiuderà – o dovrebbe chiudersi – la tormentata vertenza destinata a scongiurare lo smantellamento di gran parte degli stabilimenti italiani ex Whirlpool. L’ultimo tavolo di discussione, quello di venerdì 14 marzo, l’ottavo da quando, il 20 novembre, i vertici Beko Europe avevano annunciato un drastico taglio dei programmi di investimenti e rilancio, ha confermato questi 7 punti chiave.
Molte incertezze, ma Beko delocalizza
Con una necessaria premessa: i centri italiani di R&D spariranno, con pesanti esuberi e vaghe promesse da parte di Beko di trasferire l’alto di gamma negli hub italiani. “Trasferire” significa infatti progettare altrove, magari usando i brevetti e il know-how italiani, impoverendo la catena del valore nazionale. Primo punto: lo stabilimento di congelatori di Siena chiuderà purtroppo entro l’anno (le linee saranno delocalizzate in Turchia), senza che si sappia nulla sulla destinazione del sito. Quello delle lavatrici di Comunanza non chiuderà, ma continuerà fortemente ridimensionato con pochissime linee (il resto viene delocalizzato in Turchia), senza alcuna sicurezza, essendo il mercato europeo del lavaggio in pesante e costante contrazione, con una saturazione prossima al 100%.
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Beko, troppi esuberi
Terzo punto chiave: è fortemente ridimensionato anche lo storico stabilimento di Cassinetta, sede europea, dove si producono apparecchi per il freddo, microonde e, forse, apparecchi per la cottura. Melano viene confermato come centro della cottura built-in del gruppo. Confermato il ruolo centrale per i pezzi di ricambio e la componentistica nell’hub di Carinaro. Esuberi: dai 295 minacciati per le funzioni impiegatizie (la categoria più colpita), si passa a 275. Molta incertezza per gli altri esuberi che scenderanno, ma di poco sotto i 2.000 che Beko aveva inizialmente minacciato. Ultimo punto chiave: confermati i 300 milioni di investimenti. I commenti dei sindacati sono improntati a una malcelata insoddisfazione; anzi, si teme che l’incertezza nasconda futuri ridimensionamenti per l’insostenibilità economica di alcune soluzioni. Il commento ufficiale della società, espresso da Maurizio David Sberna, direttore relazioni esterne di Beko Europe, è quasi ottimista: “Siamo convinti che ci siano tutti gli elementi necessari per proseguire un confronto costruttivo, con l’obiettivo di arrivare a un accordo che, a nostro avviso, è tanto auspicato quanto auspicabile. Confidiamo che il prossimo incontro del 25 marzo possa permettere di chiudere il cerchio”. La prospettiva per i dipendenti, per il prossimo martedì 25, è così riassumibile: prendere o lasciare? E il Golden Power?
Whirlpool-Beko: cosa è successo e cosa ci aspetta
Nel giro di poco più di tre anni, si sta compiendo il più rapido declino di quella che era stata, per decenni, una manifattura di dimensioni mondiali, che da decine e decine di milioni di elettrodomestici è scesa a numeri ormai modesti, con gravi disagi sociali per intere regioni. Il declino è cominciato esattamente nel gennaio 2017.
Al Ces, al Consumer Electronics Show, girano voci sull’aggressiva strategia di acquisizione dei giganti cinesi. Haier aveva comprato nemmeno un anno prima la General Electric, iconico brand dello stile di vita tipicamente americano, battendo Electrolux e Midea. Midea, con 8 miliardi di dollari cash da spendere, è a caccia di “bocconi” e lo fa sapere in giro, anche perché da Pechino il presidente Xi Jinping ha ordinato alle multinazionali cinesi di uscire e investire in brand, fabbriche e mercati. Diversi mesi dopo, ai giornalisti che chiedono a Paul Fang, presidente e ceo di Midea, se sia vero che abbia fatto un’offerta ricchissima per comprarsi la Whirlpool, risponde che sì, altroché, la comprerebbe. Tutta? Sì, tutta. “E, in alternativa, nemmeno Electrolux ci dispiacerebbe”.
Whirlpool in vendita?
Un vero e proprio terremoto si scatena quando la prestigiosa agenzia Bloomberg e il seguitissimo portale Twice pubblicano la notizia: Whirlpool è in vendita. Anche FIRSTonline, il 15 novembre 2017, la riporta immediatamente, poiché le più importanti fabbriche europee della multinazionale sono italiane. Whirlpool aveva acquisito Ignis-Philips (IRE) nel 1988 e, successivamente, Indesit Company nel 2014.
Dopo anni di crescita, però, Whirlpool Emea inizia a perdere quote di mercato, subisce un calo degli investimenti industriali e registra una crescente disaffezione da parte del board della Corporation. A pesare maggiormente è la scelta di privilegiare gli interessi degli azionisti, riducendo drasticamente i finanziamenti destinati alle filiali.
Nonostante le smentite, Whirlpool tratta
L’azienda fatica sempre di più a reggere la concorrenza degli elettrodomestici asiatici, che offrono prezzi molto più bassi. Dopo le rivelazioni di FIRSTonline, crescono le tensioni tra il management europeo e quello della Corporation. Nel marzo 2018, Esther Berrozpe Galindo, presidente Emea e vicepresidente esecutivo di Whirlpool Co., ha un grave malore e verrà sostituita da Marc Bitzer, ceo della Corporation, con una serie di cambiamenti ai vertici europei mai visti prima. “Whirlpool sta trattando anche con Arçelik, Hisense e, forse, anche con Galanz”, rivela FIRSTonline.
Aprile 2022, la decisione: via dall’Europa
E infatti, il 25 aprile del 2022 arriva la dichiarazione ufficiale che la società ha deciso una “revisione strategica” della sua presenza all’estero. Il 28 giugno, vende alla Arçelik le sue attività in Russia e nei paesi russofoni, dopo che aveva già venduto ai turchi lo stabilimento ex Indesit in Turchia. Il 21 ottobre, Marc Bitzer annuncia ufficialmente che dei dieci probabili acquirenti ne sono rimasti due. Si sa che si tratta di Midea e di Arçelik.
Gennaio 2023: nasce Beko Europe
La crisi sempre più pesante delle vendite sui mercati europei accelera ogni trattativa e, nel gennaio del 2023, il board comunica che è stata creata una nuova società, Beko Europe, al 75% della società turca e al 25% della società americana. È stata l’opposizione del governo Usa a escludere Midea, un gigante troppo forte, per di più cinese. Il governo italiano, nel maggio 2023, nel concedere l’autorizzazione alla Whirlpool per il nuovo assetto societario, esercita il Golden Power per tutelare gli interessi nazionali di un settore strategico.
Ma arriva la stangata: 2.000 esuberi
Dopo il via libera degli enti antitrust europei e inglesi, Beko Europe è finalmente operativa da settembre 2024. Ma per i dipendenti italiani arriva una doccia fredda: il nuovo piano industriale prevede la chiusura di tre hub italiani e il licenziamento di 2.000 lavoratori. Poi, Beko chiude due fabbriche in Polonia, una in Romania e una in Inghilterra. I sindacati, da tempo in agitazione, chiedono al governo Meloni di intervenire su Beko Europe e, dal dicembre 2024, inizia il percorso difficile per ottenere dalla multinazionale turca una revisione completa.
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