“Bene il piano di Roma. Ma sia cucito sulle pmi”


Consolidamento della filiera, sostegno agli investimenti, strumenti per affrontare la crisi di liquidità e contrastare le violazioni del diritto di proprietà industriale: questi sono alcuni dei punti chiave del “Piano Italia per la Moda”, presentato ieri dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso alle principali associazioni di settore. L’incontro di ieri ha seguito quello del 13 marzo scorso a Milano, organizzato con la Camera Nazionale della Moda e Altagamma, in cui il ministro ha incontrato i principali brand nazionali e internazionali che producono in Italia. Per sostenere gli investimenti, oltre ai 15 milioni previsti dalla legge per il Made in Italy a favore della transizione ecologica e digitale delle imprese della

moda, nel 2025 saranno destinati al settore circa 250 milioni di euro, distribuiti su più misure: contratti di sviluppo, mini contratti di sviluppo, valorizzazione della filiera delle fibre tessili naturali e provenienti da processi di riciclo. Inoltre, il Ministero è impegnato a risolvere il pesante lascito del passato, riaprendo i termini di adesione alla procedura di riversamento per il credito ricerca e sviluppo, una misura con una dotazione complessiva di 250 milioni di euro.

Il presidente di Confartigianato Moda, il pratese Moreno Vignolini, valuta “positivamente” l’iniziativa del ministro rispetto al piano: “Ha dato forma al lungo lavoro di confronto fatto nei mesi scorsi sul tavolo ministeriale”.

Ma le misure del Piano italiano per la moda, sottolinea, “devono essere calate rapidamente a terra e ‘cucite a misura’ delle micro e piccole imprese, altrimenti si rischia di non riuscire ad affrontare efficacemente la congiuntura negativa, soprattutto se dovremo subire ulteriori stress come i dazi Usa”.

Bene i punti del Piano, dice Vignolini, suggerendo però anche altre azioni. A cominciare dalla comunicazione del Made in Italy, che deve valorizzare non solo il prodotto, ma anche la lavorazione. Sul fronte degli incentivi al consumo, chiede “siano valorizzate le produzioni sostenibili, anche dando visibilità alle tante certificazioni adottate dalle imprese”. Capitolo aggregazioni aziendali: queste devono puntare non soltanto su acquisizioni finanziarie, “ma anche sulla condivisione delle competenze tra le imprese”, è la posizione di Confartigianato Moda. Per l’efficientemente del sistema manifatturiero diventa fondamentale “lavorare sul tema energia”, una delle spine attualmente più dolorose piantate nel fianco del settore. “Abbattere il costo dell’energia è essenziale, promuovendo anche autoproduzione e efficientamento”, continnua Vignolini.

Tra le proposte di Confartigianato Moda c’è il sostegno del ‘revamping’ (ossia, ammodernamento) degli impianti produttivi, “coinvolgendo in filiera anche le imprese meccaniche di produzione”. E ancora quella di abbassare le soglie di investimento nei mini contratti di sviluppo per includere anche le più piccole e micro imprese. “Agevolare le imprese nella formazione del personale durante i periodi di fermo della produzione, sostituendo la cassa integrazione”, è una delle azioni proposte per i periodo di crisi. Come questo. Infine, un occhio di riguardo alla burocrazia: “Essenziali i protocolli della sicurezza, ma non devono essere ulteriore burocrazia”. “Ma affinché tutto questo sia possibile – conclude Vignolini – è necessario trovare, nell’immediato soluzioni e risorse idonee a prevenire irreversibili crisi di liquidità delle imprese, perché il rischio di perderne la maggior parte è, in questa fase, veramente concreto”.

Aspetta di vedere “come questo piano si tradurrà in occasioni e risorse concrete per le aziende del distretto” Benedetta Squittieri, assessora comunale alle attività produttive. “Sarebbe importante dare continuità alle politiche di sostegno alle imprese che investono in efficienza energetica, digitalizzazione e innovazione, iniziate con lo stanziamento straordinario di 10 milioni da parte del governo Draghi”. Tra l’altro il 31 marzo scadono i termini di presentazione delle domande per l’ultimo dei bandi finanziati con questo contributo straordinario, “bando che riguarderà progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale per la transizione ecologica”.

Per le parlamentari pratesi di centrodestra il Piano Italia racconta l’attenzione del governo per un settore che è traino e bandiera per l’Italia. E che di Prato è la spina dorsale. “Non si tratta di misure spot, ma di un pacchetto organico che vuole aiutare le imprese a superare la pesante crisi di oggi diventando solide e più competitive, con formazione, sostenibilità e aggregazioni”, le parole di Erica Mazzetti (Forza Italia). Ma serve un ulteriore sforzo sul credito: “Una misura più flessibile attraverso le banche a sostegno della liquidità – continua – e serve un credito d’imposta soprattutto per far fronte al caro energia”.

La deputata pratese di Fratelli d’Italia, Chiara La Porta, rimarca “i molteplici interventi a favore del settore”. “In particolare – spiega – è stata inserita nel decreto Pa la risoluzione dell’annosa questione del credito d’imposta Ricerca e Sviluppo. Significa che le imprese potranno così regolarizzare la propria posizione senza ulteriori aggravi. Il Fondo istituito a loro supporto, è stato inoltre innalzato a 250 milioni di euro – continua la Porta –All’interno del Piano Moda sono inoltre previsti strumenti ad hoc per la facilitazione dell’accesso al credito per investimenti e volti a far fronte alla crisi di liquidità”.

m. c.



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