Tari 2025, chi è esentato dal pagamento? – alanews


Il 2025 si preannuncia come un anno fondamentale per la gestione della Tari, la tassa sui rifiuti che grava sui cittadini italiani. Con l’approvazione di un DPCM pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 marzo, sono stati definiti i criteri per il riconoscimento del bonus Tari, una misura attesa da tempo che si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso le politiche fiscali locali e nazionali. Questo articolo esplorerà chi può beneficiare di esenzioni e riduzioni sulla Tari, analizzando anche le novità introdotte per il 2025.

La Tari, acronimo di Tassa sui Rifiuti, è un tributo locale istituito per finanziare i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Il gettito di questa tassa è destinato esclusivamente a coprire i costi del servizio e non deve generare surplus per i comuni, che devono garantire un bilancio in pareggio. Ogni anno, i cittadini sono chiamati a versare questa tassa, ma ci sono casi in cui è possibile ottenere esenzioni o riduzioni. Le agevolazioni possono variare da comune a comune, ma nel 2025 si profila una maggiore uniformità grazie all’introduzione del bonus Tari a livello nazionale.

Bonus Tari 2025

Il bonus Tari 2025 rappresenta una novità significativa, poiché prevede una riduzione del 25% dell’importo per coloro che soddisfano specifici requisiti ISEE. Questi requisiti sono gli stessi previsti per i bonus sociali e comprendono:

  1. Un reddito di 9.530 euro per le famiglie standard;
  2. Un reddito di 20.000 euro per i nuclei familiari numerosi con almeno quattro figli.

Fino ad ora, l’applicazione di questo bonus è stata soggetta a criteri locali, creando disparità tra diversi comuni. Ora, con il DPCM del 21 gennaio 2025, si stabilisce un criterio uniforme, che dovrebbe garantire un accesso equo al beneficio per tutti i cittadini italiani.

Chi non paga la Tari?

Per comprendere chi è esentato dal pagamento della Tari, è fondamentale analizzare il presupposto dell’imposta stessa. La tassa si applica a chi possiede o detiene locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani. Tuttavia, non basta non abitare in un immobile per essere esentati dal pagamento. È necessario dimostrare che l’immobile sia inidoneo a produrre rifiuti, il che significa che deve essere privo di mobilio e utenze domestiche attive. Per esempio, una casa disabitata con utenze attive o arredi non può beneficiare dell’esenzione.

Inoltre, le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, così come le aree comuni condominiali non occupate in via esclusiva, non sono soggette a Tari. La legge prevede anche agevolazioni obbligatorie in caso di disservizi, alle quali si affiancano altre facoltative, lasciate alla discrezione dei comuni.

Esenzione per la casa disabitata

Un caso frequente è quello della casa disabitata. Qualora un immobile non venga utilizzato, il proprietario può richiedere l’esenzione dalla Tari, ma a condizione che all’interno non siano attive le utenze di gas, luce e acqua e che non siano presenti arredi. La presenza anche di un solo mobile o di una utenza attiva impedisce l’accesso a questa agevolazione. Pertanto, è fondamentale che il contribuente possa dimostrare l’inidoneità dell’immobile a ospitare persone.

In sintesi, per ottenere l’esenzione dalla Tari, è necessario:

  1. Dimostrare l’assenza di utenze attive;
  2. Dimostrare l’assenza di mobili all’interno dell’immobile.

Tari 2025 e seconda casa

Il discorso si complica per le seconde case, utilizzate solo per brevi periodi dell’anno. In questo caso, la Tari si paga, ma con una riduzione che può variare in base alle delibere comunali. Per i non residenti, che trascorrono la maggior parte dell’anno in un’altra abitazione, i comuni sono tenuti ad applicare una riduzione dell’imposta. La legge di Stabilità 2014 prevede la possibilità per i comuni di stabilire esenzioni o riduzioni per abitazioni utilizzate a scopo stagionale o per uso discontinuo.

Esenzione per chi vive in affitto

Un altro punto cruciale è il pagamento della Tari da parte degli inquilini. La normativa stabilisce che l’inquilino è tenuto a pagare la Tari se la sua permanenza nell’immobile supera i sei mesi. Se invece l’occupazione è inferiore, il pagamento della tassa rimane a carico del proprietario. Questa distinzione è importante, poiché può influenzare notevolmente la gestione delle spese per entrambe le parti coinvolte.

Riduzioni e agevolazioni

Oltre alle esenzioni, la legge offre anche la possibilità di richiedere riduzioni della Tari in specifiche circostanze. Le esenzioni obbligatorie riguardano casi in cui il servizio di raccolta non viene effettuato regolarmente o quando i cassonetti sono troppo distanti dall’abitazione del contribuente. In tali situazioni, la Tari può essere ridotta fino all’80%. Le riduzioni possono essere applicate anche in caso di interruzioni del servizio, per esempio per motivi sindacali o emergenze sanitarie.

Chiarimenti e interpretazioni

È importante sottolineare che, nonostante le normative siano state messe in chiaro, le interpretazioni possono variare notevolmente da comune a comune. Le delibere locali, spesso poco chiare, possono generare confusione e portare a situazioni di ingiustizia. Pertanto, è consigliabile che i cittadini si informino presso i propri comuni di residenza per chiarire eventuali dubbi sulla propria situazione fiscale e per comprendere appieno le opportunità di esenzione e riduzione della Tari.





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