Accelera la crisi in Veneto: boom della composizione negoziata


Cresce ancora il successo della Composizione Negoziata della Crisi quale strumento per il risanamento precoce delle imprese. Dal settore automobilistico e dell’industria a quello dell’arredo, dal comparto del retail legato alla moda e ai consumi, passando per il commercio ed il tessile alle catene dei grandi magazzini. Sono solo alcuni dei settori le cui aziende più grandi, alcune delle quali anche quotate in borsa, hanno fatto ricorso alla composizione negoziata della crisi d’impresa (Cnc). Prova ne sono i nomi importanti che hanno fatto positivamente uso dello strumento introdotto dal legislatore dal 15 novembre 2021, per prevenire il fallimento aziendale (che ora si chiama liquidazione giudiziale) e salvaguardare l’occupazione. Dai colossi delle costruzioni Rizzani de Eccher di Udine e Pizzarotti di Parma, a Furla e Trussardi (settore moda), nonché la Ferroli di Verona (caldaie) e la squadra di calcio Sampdoria. E, per restare in Veneto, le padovane Bedeschi e Sinergo, la veneziana Coin, le trevigiane Progest e AMG (della famiglia Zago),

Dalla data della sua istituzione, infatti, la composizione ha dimostrato una crescente efficacia, rivelando un trend particolarmente positivo negli ultimi anni. A confermalo sono i recenti dati dell’Osservatorio sulla crisi di impresa di Unioncamere: al primo marzo 2025, il numero totale di istanze di Composizione Negoziata ha raggiunto 2.469 unità; di queste 221 sono state presentate in Veneto e 52 a Padova. Questo rappresenta un aumento significativo rispetto ai periodi precedenti, testimoniando la crescente fiducia delle imprese verso questa soluzione.

Le regioni con il maggior numero di istanze presentate sono la Lombardia (578 istanze), seguita dal Lazio (261 istanze) e dall’Emilia-Romagna (256 istanze). Quarta regione il Veneto, con 221 istanze. Queste quattro regioni da sole rappresentano oltre il 53% del totale delle istanze, a dimostrazione del loro ruolo economico centrale nel panorama produttivo italiano. L’analisi trimestrale mostra una crescita costante del numero di istanze presentate, con un raddoppio nel quarto trimestre 2024 rispetto ai trimestri precedenti. Per quanto riguarda la Provincia di Padova, le domande presentate fino ad oggi sono state 52: 27 si sono concluse negativamente mentre 7 hanno avuto esito positivo. 17 le istanze attualmente in corso e solo una è stata rifiutata.

La maggior parte delle imprese in Composizione Negoziata, anche nel padovano, sono Pmi (circa il 60% delle aziende coinvolte non superano la soglia dei 5 milioni di euro di fatturato) ma anche grandi imprese che affrontano le proprie difficoltà, transitorie o strutturali. È cresciuto anche il numero dei lavoratori salvati dal possibile licenziamento (oltre 13.500). La Composizione Negoziata offre un’importante chance alle imprese in difficoltà perché, se sfruttata al momento giusto, è in grado di condurre a ristrutturazioni meno traumatiche, sia per il debitore che per i creditori.

Come spiega l’avvocato Marco Greggio, che ha seguito importanti ristrutturazioni aziendali negli ultimi anni in Italia e soprattutto nel Nord Est: «la Composizione Negoziata è uno strumento molto duttile, che permette di affrontare la crisi al di fuori delle aule dei Tribunali, salvo alcuni casi specifici (per esempio per la conferma delle misure protettive, per vendere l’azienda o contrarre finanziamenti prededucibili), con l’ausilio di un esperto, nominato dalla Camera di Commercio competente, che è un terzo imparziale che agevola le trattative tra il debitore ed i creditori. È possibile transigere i debiti fiscali e ottenere l’inibitoria dell’escussione delle garanzie da parte delle banche». «Come testimoniato dai numeri – aggiunge Greggio – la Composizione Negoziata è sempre più utilizzata dalle imprese in crisi per ristrutturare i propri debiti, probabilmente in considerazione di alcuni fattori: la duttilità dello strumento, che permette l’approdo a varie soluzioni (tra cui l’accordo con i creditori, senza accedere ad una vera e propria procedura); la maggiore preparazione degli esperti, spesso aziendalisti preparati che agevolano le trattative con i creditori; gli effetti positivi osservati nei primi casi risolti; normative più chiare e incentivi all’uso dello strumento, anche a seguito della recente riforma del Codice della Crisi. Ristrutturare con successo le aziende e garantire la loro continuità – conclude l’avvocato Greggio – significa, al di la dei numeri, salvare posti di lavoro e preservare il tessuto economico, con ricadute benefiche per tutta la comunità e, non da ultimo, per lo Stato, basti pensare alle tasse che continueranno ad essere pagate dalle aziende risanate».



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