Tutti gli effetti della crisi di Banca Progetto: anche credit crunch?


Perché la crisi di Banca Progetto potrebbe innescare un credit crunch nostrano. L’intervento di Alberto Gustavo Franceschini Weiss, presidente di Ambromobiliare, società di consulenza in finanza strategica.

 

La sorte di Banca Progetto rappresenta un terremoto per il sistema finanziario italiano. L’istituto, una delle principali banche digitali attive nel finanziamento alle PMI con garanzia del Mediocredito Centrale, ha subito il commissariamento da parte di Banca d’Italia il 21 marzo 2025 a seguito di gravi irregolarità finanziarie e giudiziarie. Questo evento minaccia di paralizzare un segmento di finanziamento cruciale per il tessuto economico italiano, esponendo le PMI a una grave crisi di liquidità e competitività.

Banca Progetto, un collasso annunciato: il commissariamento e le implicazioni sul sistema bancario

L’intervento della Banca d’Italia è arrivato dopo mesi di indagini che hanno portato alla luce operazioni di credito per svariati milioni di euro a soggetti legati alla criminalità organizzata, con garanzie concesse attraverso il Fondo Centrale di Garanzia gestito dal Mediocredito Centrale. Il Tribunale di Milano aveva già disposto nel 2024 l’amministrazione giudiziaria della banca per verificare la solidità dei suoi controlli interni. Ma, dopo le dimissioni dell’amministratore delegato per condanne penali (anche se relative ad altre vicende), nelle scorse settimane il management dell’istituto è stato travolto da avvisi di garanzia per presunti reati legati all’erogazione di finanziamenti non rimborsati, con conseguente attivazione delle garanzie pubbliche.

Il fallimento gestionale e il blocco delle attività di Banca Progetto hanno conseguenze drammatiche: al 31 dicembre 2023, la banca deteneva un portafoglio di prestiti alle PMI pari a 6,9 miliardi di euro, rappresentando circa il 5% del mercato dei finanziamenti garantiti dal Mediocredito Centrale. Con un utile netto di 71,9 milioni di euro nel 2023 (+38,3% rispetto all’anno precedente), sembrava un attore solido, addirittura si stava per quotare in Borsa a marzo 2024, ma il suo collasso evidenzia le fragilità strutturali delle banche digitali.

Il ruolo delle banche digitali e il vuoto lasciato da Banca Progetto

Dal 2011, le banche digitali hanno rivoluzionato l’accesso al credito per le PMI, compensando il progressivo disimpegno delle banche tradizionali. Secondo dati del Fondo di Garanzia, al 31 dicembre 2023, il totale dei finanziamenti garantiti ammontava a circa 40 miliardi di euro, con un’ampia quota erogata da banche digitali. Complessivamente, il mercato del credito alle PMI, considerando le garanzie statali, ha superato abbondantemente i 60 miliardi di Euro di finanziamenti erogati. Senza un immediato intervento correttivo, la crisi di Banca Progetto rischia di trascinare l’intero comparto nel caos.

Le banche digitali, caratterizzate da processi snelli e algoritmi avanzati per la valutazione del merito creditizio, hanno reso il credito più accessibile per le PMI. Tuttavia, il modello di business basato prevalentemente su finanziamenti garantiti dallo Stato ha esposto il settore a vulnerabilità significative. La scarsa selezione del rischio in alcuni casi, favorita dalla certezza della copertura statale in caso di insolvenza, ha generato un pericoloso circolo vizioso che ora sta emergendo con prepotenza.

Il restringimento del credito e il rischio di contagio

In seguito alla crisi di Banca Progetto, le altre banche digitali hanno adottato misure drastiche per limitare i rischi, aumentando le richieste di documentazione e imponendo verifiche stringenti sulla destinazione dei fondi erogati. Questo sta rallentando in modo significativo l’accesso ai finanziamenti per le PMI, aggravando la crisi di liquidità.

Parallelamente, le banche tradizionali, già restie a finanziare le PMI per mancanza di competenze specifiche nella valutazione di piccole realtà imprenditoriali, stanno riducendo ulteriormente la loro esposizione. I processi di fusione in corso nel settore bancario (Unicredit-Banco BPM, BPER-Banca Popolare di Sondrio, MPS-Mediobanca) stanno rafforzando questa tendenza, con una concentrazione del credito verso le imprese di dimensioni medio-grandi a scapito delle PMI.

Le conseguenze di questo “credit crunch nostrano” saranno notevoli:

  • Aumento delle insolvenze: senza accesso ai finanziamenti, molte PMI non riusciranno a sostenere il capitale circolante necessario per le operazioni quotidiane.
  • Riduzione degli investimenti: l’incertezza sull’accesso al credito frenerà la crescita e l’innovazione, con un impatto negativo sulla competitività del sistema produttivo italiano.
  • Contrazione dell’occupazione: il settore delle PMI è il maggiore datore di lavoro in Italia; una crisi di finanziamento si tradurrà inevitabilmente in una riduzione dei posti di lavoro.

Le banche digitali: da fattore positivo a rischio sistemico per l’intero ecosistema delle PMI

La crisi di Banca Progetto sembrerebbe un caso isolato, ma ha generato un forte segnale d’allarme che sta evidenziando fragilità sistemiche nel mercato del credito alle PMI. Il rischio è quello di un effetto domino che potrebbe compromettere definitivamente la capacità delle piccole imprese di accedere ai finanziamenti.

L’inasprimento dei controlli, pur necessario per evitare nuovi scandali finanziari, per usare un eufemismo, ha di fatto bloccato i flussi di credito sia da parte delle banche digitali, sia anche dalle banche tradizionali. Speriamo che l’esperienza delle banche digitali e il sistema delle garanzie statali non venga definitivamente compromesso e non “si butti via il bambino con l’acqua sporca”.

Al momento, la possibilità delle PMI di ottenere i finanziamenti necessari per la loro crescita e sostenibilità, risulta essere seriamente compromessa e le conseguenze le vedremo a brevissimo.



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