rendimenti e rischi per i Fondi Pensione


Se affronti il rischio della ricerca di elevati profitti, anche il risparmiatore o broker oculato alla fine, per tutelare i suoi clienti, andrà ad investire dove i rendimenti finanziari sono maggiori. E le imprese di armi oggi presentano margini elevati, basti vedere le quotazioni in Borsa dei loro titoli.

Facciamo riferimento a tre articoli pubblicati da poco sul Fatto Quotidiano e reperibili integralmente anche attraverso la rete:

Vediamo quali sono le informazioni tratte dai tre articoli:

  • La performance dei titoli azionari delle imprese di armi è in costante ascesa e gli investitori fanno a gara per acquistarne titoli o azioni che in un anno sono cresciuti a dismisura e hanno margini di crescita ancor maggiori con il Riarmo UE;
  • All’estero numerosi Fondi di investimento, dentro i quali si trovano i risparmi previdenziali di tanti lavoratori e lavoratrici, stanno acquistando titoli e azioni di imprese belliche;
  • In Italia non è ancora certo che questo accada, ma sappiamo bene che potrebbero essere determinanti alcuni equivoci di fondo, cioè la distinzione tra armi convenzionali e di nuova generazione, tecnologie duali e quindi utilizzabili non solo in campo militare, ma anche nel civile, tanti distinguo costruiti ad arte per giustificare investimenti nelle imprese belliche.

Solo pochi mesi fa parlavamo del pericolo di un nuovo semestre di silenzio assenso ossia in caso di mancata scelta del lavoratore il suo TFR sarebbe stato indirizzato automaticamente nella previdenza integrativa.

Se ne era parlato a lungo, ma alla fine la proposta, di Fratelli d’Italia, non era stata inserita nella legge di Bilancio, siamo tuttavia certi che ci riproveranno, aprendosi una stagione nella quale il Riarmo avrà bisogno di finanziatori privati, tra i quali anche i Fondi pensionistici. E proprio i Fondi ETF, quelli che pare non disdegnino investimenti in settori militari, risultano convenienti e vengono sponsorizzati anche quando inflazione elevata e tassi di interessi alti (ci sarà un motivo per cui li stanno abbassando, oltre a ridurre il costo del denaro?) consiglierebbero vivamente di trattenere in azienda il TFR.

In tempi nei quali le ragioni etiche e morali si scontrano con i principi guida del dio mercato e del profitto, la possibilità che la previdenza integrativa, anche quella legata ai contratti nazionali e ai sindacati cosiddetti rappresentativi, è tutt’altro che remota. E la giustificazione addotta potrebbe essere quella di volere tutelare prima di ogni altra cosa gli investimenti dei lavoratori e delle lavoratrici e assai difficilmente troverebbero oppositori nelle aziende pubbliche e private.

Intanto noi siamo a ricordare la battaglia intrapresa in tempi lontani per trattenere il TFR in azienda, sottraendolo alle girandole speculative della finanza.

 



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