Polizza anti calamità, proroga per le piccole e medie imprese: per le grandi solo uno stop alle sanzioni per 3 mesi


di
Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Dopo le proteste delle associazioni del commercio e delle pmi il Cdm ha deciso la proroga del termine per la sottoscrizione delle polizze anti-calamità al primo ottobre per le medie imprese e al primo gennaio 2026 per le piccole

Il pressing delle associazioni del commercio, dell’artigianato e delle piccole e medie imprese ha dato i suoi frutti. Il Consiglio dei ministri del 28 marzo ha approvato un decreto ad hoc con cui si dà l’ok a una proroga dell’obbligo per le imprese di sottoscrivere polizze contro le calamità naturali. La misura, chiesta a gran voce dal mondo delle imprese, grandi e piccole, sposta dunque il termine del 31 marzo, originariamente previsto dalla legge di Bilancio per il 2024, a una serie di scadenze differite,  a seconda della dimensione delle imprese. Il termine è prorogato al primo ottobre 2025 per le medie imprese e al primo gennaio 2026 per le piccole e micro imprese. Rimane invece fermo al primo aprile il termine per le grandi imprese, per le quali non scatteranno però le sanzioni. Questo significa che per ulteriori 90
giorni non si terrà conto dell’eventuale inadempimento dell’obbligo di assicurazione nell’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche, anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali.

Il naufragio dell’emendamento al dl Bollette

La proroga di tre mesi sblocca così una situazione che aveva registrato una pesante battuta d’arresto quando l’emendamento al dl Bollette (che puntava al rinvio di sette mesi dell’obbligo di polizze catastrofali per le imprese), presentato dal deputato Riccardo Zucconi di Fratelli d’Italia, era stato giudicato inammissibile dalla commissione Attività produttive della Camera. Zucconi aveva presentato ricorso per ottenere la riammissione della proposta, ma senza successo. 




















































Le critiche

Nei giorni scorsi, molte voci si erano levate per chiedere uno slittamento del termine, con le associazioni imprenditoriali che lamentano elementi di forte incertezza e un ulteriore aggravio di costi da sostenere in un periodo non certo favorevole. Le critiche sono riferite soprattutto al fatto che mancherebbero criteri e paletti per la definizione delle polizze, situazione questa che renderebbe impossibile un confronto tra proposte delle compagnie e quindi una scelta consapevole. L’obbligo riguarda anche le micro e piccole imprese che rappresentano più del 90% delle oltre 4,5 milioni di aziende attive in Italia, compresi bar, ristoranti, negozi e piccole attività alberghiere. Le uniche imprese per le quali l’obbligo è stato posticipato al 31 dicembre 2025 sono quelle della pesca e dell’acquacoltura. Sono escluse solo le imprese agricole. Ma le incertezze non si fermano qui. Non è chiaro, infatti, nemmeno cosa fare in caso di piccole difformità dell’immobile, qual è il livello di copertura assicurativa richiesta. Da considerare poi le conseguenze per chi non sottoscrive la polizza, che rischia di vedersi escluso da incentivi o agevolazioni negli investimenti.

L’appuntamento del 31 marzo

Intanto, per il 31 marzo sono stati convocati al ministero delle Imprese e del Made in Italy Ania, Unipol, Ivass, Sace, Confindustria, Confesercenti, Confartigianato, Confcommercio, Casartigiani, Cna, Confapi, Federdistribuzione, Ancd e Ancc-Coop. Associazioni e imprese pronte a evidenziare tutte le criticità che l’ultimo provvedimento con la proroga non ha ovviamente cancellato.

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27 marzo 2025 ( modifica il 28 marzo 2025 | 17:59)



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