- L’Agenzia delle entrate ha inviato i primi accertamenti relativi all’annualità 2019, a carico dei contribuenti che hanno beneficiato delle agevolazioni del regime forfettario, pur non avendone i requisiti.
- In primis, a far scattare gli atti di accertamento, c’è il superamento dei compensi e ricavi oltre la soglia dei 65 mila euro per l’annualità 2018.
- Controdeduzione e adesione all’atto, sono le due opzioni di difesa possibili, ferma restando l’uscita dal regime agevolato, in caso di accertamento a buon fine.
L’Agenzia delle entrate ha inviato i primi accertamenti relativi all’annualità 2019, a carico dei contribuenti che hanno beneficiato delle agevolazioni del regime forfettario, pur non avendone i requisiti.
In primis, a far scattare gli schemi di atto di accertamento, c’è il superamento dei compensi e ricavi oltre la soglia dei 65 mila euro per l’annualità 2018. Fino al 2019 infatti era questo il limite di reddito per rientrare nel regime forfettario, oggi invece stabilito a 85 mila euro.
Tali contribuenti subiranno ora le pesanti conseguenze di tale violazione, dovendo quindi rientrare nel regime fiscale e Iva di tipo ordinario.
Cosa succede se si supera il limite del regime forfettario
Il regime forfettario è agevolato perché garantisce, in particolare a piccole imprese e liberi professionisti, un’aliquota del 15%, tra l’altro ridotta al 5% nei primi cinque anni di attività. Anche la gestione burocratica e fiscale risulta nettamente snellita.
A fronte di tali vantaggi però, ci sono dei requisiti da rispettare, obbligatoriamente in contemporanea:
- fatturato massimo di 85 mila euro a partire dal 2023. Prima della relativa legge di bilancio, il limite da non superare era fissato a 65 mila euro (si discute oggi la possibilità di espandere la soglia a 100 mila euro annui);
- il tetto massimo previsto per le spese è di 20 mila euro lordi. Rientrano in tale categoria, i compensi per i collaboratori, lavoro accessorio, lavoro dipendente ma anche eventuali utili da partecipazione erogati agli associati e le somme dovute per le prestazioni dell’imprenditore e dei familiari;
- per coloro che percepiscono eventualmente redditi da lavoro dipendente o da pensione, il limite annuo previsto da non superare (pena l’esclusione dal regime) è di 30 mila euro.
Nel momento in cui si verifica il superamento di anche uno soltanto tra questi limiti, allora si fuoriesce in automatico dal regime forfettario, perdendo le relative agevolazioni, ma solo a partire dall’anno successivo (se si superano gli 85 mila euro ma si rimane entro la soglia dei 100 mila), per il quale si entra a far parte del regime ordinario per il nuovo calcolo ai fini della tassazione. Se invece si supera il limite dei 100 mila euro, allora il passaggio è immediato.
È bene sottolineare che, in caso di apertura in corso d’anno, i limiti vanno ridimensionati proporzionalmente (non è possibile fatturare 60 mila euro in sei mesi e rientrare nel forfettario, il nuovo limite per una posizione fiscale aperta a giugno sarà di 42.500 euro, in proporzione).
Controlli Agenzia delle entrate sul regime forfettario
L’Agenzia delle Entrate, in linea con quanto stabilito dal PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione) per il triennio 2024-2026, ha previsto nel 2024 una serie di controlli a carico dei titolari di partita Iva in regime forfettario, per verificare l’ottemperanza alla normativa fiscale di riferimento e assicurarsi dell’uso proprio e corretto del regime in questione.
Viene dunque confermata ora l’avvenuta notifica degli schemi di accertamento per i contribuenti che, pur avendo perso i requisiti (o almeno uno di essi) nel 2018, hanno però continuato a fruire delle agevolazioni fiscali del regime forfettario anche nel 2019.
L’Agenzia delle entrate ha intensificato i controlli affinché i contribuenti compilino in modo corretto la dichiarazione dei redditi, concentrando l’attenzione anche su altri aspetti chiave possibilmente irregolari, a partire dai requisiti per beneficiare dell’aliquota del 5% fino a rigorosi controlli su altri redditi o eventualmente trasformazioni sospette di contratti di lavoro, che passano da subordinato ad autonomo, pur rimanendo dipendente.
Giro di vite anche sulle spese dedotte riportate nel Quadro RS della dichiarazione dei redditi, che sarà oggetto di specifici controlli. In caso di irregolarità, è previsto un aumento delle sanzioni minime del 10%.
Accertamento Agenzia delle entrate: come difendersi
L’azione meticolosa di controllo da parte dell’Agenzia delle entrate si concretizza in interventi diretti sulla corretta compilazione della dichiarazione dei redditi
Tenere una contabilità ordinata e poter contare sul supporto di un commercialista è senza dubbio prioritario per tutti i contribuenti titolari di partita Iva, anche in regime forfettario, per quanto risulti più semplificato.
Il fisco avvisa tramite notifica dello schema di atto, indicando le violazioni contestabili e i motivi alla base della procedura accertativa.
Il contribuente ha diritto al contraddittorio, in cui illustrerà le proprie controdeduzioni prima che si arrivi all’atto definitivo. Proprio in questa fase è importante non commettere errori o eventuali omissioni, dal momento che le ricadute ai fini dell’inasprimento delle sanzioni sarebbero certe.
Ad esempio, ipotizzando un controllo da parte del fisco, la prima opzione di difesa è quella appena presentata e riguarda per l’appunto la controdeduzione. C’è però un’altra strada da poter percorrere e riguarda l’adesione all’atto.
In sostanza, se si riconosce (in toto o in parte) la validità dell’accertamento, allora è vantaggioso procedere tramite istanza di adesione all’atto, da far pervenire entro e non oltre 30 giorni dalla notifica, il che eviterà un lungo contenzioso costoso e permetterà al contribuente di beneficiare della riduzione delle sanzioni, fino a un terzo della soglia minima prevista dalla legge.
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