Più flessibilità ai governi su impianti viticoli e gestione delle rese, coperture finanziarie a dodici stelle fino all’80% contro i rischi climatici e promozione dell’enoturismo. Chiuso il confronto con il comparto a dicembre, in soli tre mesi la Commissione europea rimette mano alla legislazione sul vino per presentare un pacchetto di misure di sostegno e alleviare la crisi del settore in Europa, stretto tra una domanda che arranca, il cambiamento nelle abitudini dei consumatori, sempre meno propensi a bere vino, e il clima che rende ‘fluttuanti’ le rese annuali.
Una crisi che a Bruxelles viene definita “diversa” rispetto al passato, perché dominata da fattori strutturali e di congiuntura economica ma anche perché “frammentata” da regione a regione e tra segmenti produttivi. Con l’ombra dei dazi di Donald Trump su vino, champagne e alcolici prodotti nell’Unione europea, con la conseguenza che le esportazioni anche Made in Italy verso gli Stati Uniti sono bloccate, Bruxelles prova a spingere nuovi mercati emergenti proponendo nuovi termini per indicare vini a bassa gradazione o analcolici, un segmento considerato in crescita soprattutto nei mercati di Nord Africa e Paesi arabi: “alcol free” quando il volume di alcol è inferiore allo 0,5%, “alcol free 0,0%” quando inferiore allo 0,05% e “alcol light” quando le soglie sono oltre lo 0,5% ma comunque ben sotto la gradazione del vino (tecnicamente almeno il 30% meno del titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria prima della dealcolizzazione). Categorie di vini ‘dealcolati o parzialmente dealcolati’, già introdotte sul mercato europeo con la riforma della Pac del 2021, secondo Bruxelles vanno sostituite con nomi che sono più attraenti e anche più familiari ai consumatori.
Non solo nomi in comune. Bruxelles spinge per armonizzare le regole sull’etichetta elettronica introdotta con la nuova Pac, che tramite QR code sulle bottiglie fornisce informazioni come ingredienti e valori nutrizionali. Riducendo, a detta di Bruxelles, i costi per i produttori e anche le incertezze che ci sono quando i produttori esportano in altri Paesi europei. L’idea sarebbe quella di introdurre un simbolo comune a tutti, un pittogramma al posto di parole o lettere, che segnali chiaramente la presenza del QR code informativo sulle bottiglie.
Oltre a misure per garantire più flessibilità alle capitali sulle autorizzazioni degli impianti di vite, estendendo a otto anni la durata per i reimpianti e sospendendo le penali per chi non le utilizza, il pacchetto propone misure di controllo sull’eccesso di produzione, tra cui un iter accelerato per l’applicazione della cosiddetta ‘vendemmia verde’, la distruzione totale o l’eliminazione dei grappoli. Contro la riduzione dei consumi a lungo termine l’Esecutivo europeo estende da tre a cinque anni le misure di promozione in Paesi terzi, coinvolgendo anche i consorzi di tutela nelle pratiche di enoturismo. La proposta arriverà ora sul tavolo di Parlamento Ue e dei governi nazionali per l’adozione. Coldiretti ha salutato con soddisfazione la scelta del Qr Code sulle bottiglie del vino, che aveva già sostenuto, come pure la maggior flessibilità, chiedendo però sia estesa a 360 gradi. “Serve meno burocrazia su tutte le miusure Ocm, dagli investimenti alla promozione” e “va fatta chiarezza sul tema dei dealcolati” e degli ingredienti sati “per evitare di confondere i consumatori”. Simile il parere di Confagricoltura che ha chiesto “maggior flessibilità finanziaria per un utilizzo ottimale delle risorse dell’Ocm Vino”.
#IMCAP
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