Per effetto dei mutamenti di scenario e di quelle che potrebbero essere le conseguenze di “ReArm Europe”, l’industria aerospaziale e della Difesa del Vecchio Continente vede aprirsi nuove prospettive.
Prospettive che, però, per essere completamente sviluppate, richiedono che si vada ad affrontare in profondità un problema strutturale: mentre la filiera industriale militare tradizionale è organizzata su programmi di lungo periodo, l’accelerazione digitale degli ultimi 20 anni ha creato un sistema a 2 velocità:
– da un lato permane l’innovazione di frontiera per i programmi più complessi;
– dall’altro emerge la necessità di integrare rapidamente tecnologie di derivazione commerciale nel settore Difesa.
I grandi gruppi industriali militari faticano ad adattarsi a questa nuova realtà. Peraltro, con l’aumentare significativo della spesa, si materializza un collo di bottiglia: le nostre aziende non riescono a supportare una crescita dei volumi anche perché hanno già backlog significativi.
In questo scenario, oggi più che mai, si inserisce il ruolo dei fondi di investimento: citiamo, per esempio, il fondo lanciato da Keen Venture Partners, con una dotazione di 125 milioni di euro e un primo closing previsto per giugno 2025, aperto a capitale istituzionale, corporate e privato. Il fondo si concentra sulle tecnologie duali, ovvero sulle tecnologie sviluppate in ambito militare ma con applicazioni civili, o viceversa. I settori di interesse spaziano dall’intelligenza artificiale ai sistemi a guida autonoma, fino all’analisi dei dati, alla protezione delle infrastrutture critiche, alla resilienza energetica e alla cybersecurity. Inoltre, il fondo guarda con attenzione alle tecnologie per il controllo dello Spazio e ai sistemi digitali di supporto decisionale per mobilitazione, resilienza energetica e protezione delle infrastrutture critiche, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza e l’autonomia strategica europea.
Il fondo è anche una delle prime iniziative europee volte ad avvicinare il capitale privato al settore della Difesa, un settore storicamente segnato da uno stigma culturale. Fino ad oggi, gli investitori privati hanno avuto opportunità limitate per investire in Difesa (se non tramite titoli pubblici), e questi investimenti sono stati spesso considerati inaccettabili dal punto di vista culturale. Tuttavia, la percezione pubblica sta cambiando, con una crescente consapevolezza del ruolo della Difesa come deterrente per garantire la sicurezza e proteggere la democrazia. In questo contesto, il fondo porta con sé l’heritage nord-europeo, dove l’opinione pubblica sta mutando in maniera significativa le proprie percezioni e dove attori istituzionali, come i fondi pensione, stanno progressivamente avvicinandosi agli investimenti nel settore militare.
Il fondo di Keen Venture Partners ha già realizzato alcune operazioni emblematiche del suo approccio, come l’investimento in un software per un radar nato in ambito automotive e in un software per droni con applicazioni nella protezione civile. La visione strategica del fondo è fortemente europea e punta a contribuire all’autonomia strategica del Continente, superando le logiche nazionali per posizionare l’Europa come attore globale alla pari degli Stati Uniti. L’elemento più innovativo del modello proposto è l’applicazione di approcci tipici del venture capital al settore della Difesa, con un’attenzione particolare non solo all’identificazione dei progetti ma anche alla loro esecuzione. Un approccio che premia la velocità di iterazione nello sviluppo del prodotto, e l’efficienza nei costi, caratteristiche fondamentale per la creazione di imprese sane. Questo approccio potrebbe rivelarsi decisivo per colmare il divario tra l’innovazione tradizionale del settore e le nuove tecnologie emergenti.
Per cui, quando il nuovo Libro Bianco europeo della Difesa parla di mobilitazione del capitale privato, ben vengano, dunque, anche i fondi, soprattutto se questi possano dare man forte alle PMI e offrire un contributo al rafforzamento e all’ampliamento della supply chain.
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