Danilo Venturi, nuovo direttore di IED Milano, racconta le sfide e le opportunità di un’istituzione simbolo del design italiano, tra internazionalizzazione, dialogo con il territorio e formazione dei creativi di domani
L’Istituto Europeo di Design (IED) è un network internazionale che da oltre 50 anni rappresenta un punto di riferimento per la formazione nei settori del design, della moda, delle arti visive e della comunicazione. Con sedi distribuite in Italia, Spagna e Brasile, IED si distingue per un modello educativo che integra creatività, progettualità e imprenditorialità, rispondendo alle sfide globali attraverso un approccio transdisciplinare e innovativo.
Milano, città in cui lo IED è nato, continua a essere il fulcro delle sue attività e un laboratorio privilegiato per il dialogo con le industrie creative. Con un ruolo attivo negli appuntamenti cittadini più importanti come il Salone del Mobile, la Milano Fashion Week e la Digital Week, la sede milanese si prepara a un ulteriore passo avanti con la realizzazione di un campus internazionale nell’area dell’ex Macello, simbolo di riqualificazione urbana e innovazione.
A guidare questa nuova fase è Danilo Venturi, nominato direttore di IED Milano nel mese di settembre 2024. Venturi vanta una carriera che abbraccia moda, musica e education, e porta con sé una visione multidisciplinare maturata durante il suo mandato come direttore di IED Firenze, dove ha guidato progetti come la creazione del Polo delle Arti Digitali e Visive.
Lombardia Economy ha avuto l’opportunità di intervistare il nuovo direttore per scoprire la sua visione del futuro di IED Milano, le sfide che attendono l’istituto e il ruolo dell’innovazione in una scuola che vuole formare i creativi di domani.
Quali sono le sfide che vede più interessanti per lo IED nel prossimo futuro?
«Le sfide più stimolanti per lo IED riguardano il potenziamento della sua dimensione internazionale, valorizzando l’apertura al mondo che contraddistingue le nostre città e sfruttando la forza del network IED, già attivo in Italia, Spagna e Brasile.
Un’altra priorità fondamentale è coinvolgere i protagonisti dei settori moda, design, arti visive, comunicazione e anche cinema – la nuova scuola IED che abbiamo da pochissimo annunciato –, creando connessioni che esaltino la creatività come forza trasformativa, capace di generare un impatto positivo e duraturo sulla società».
Qual è la sua visione e quali priorità vede per lo sviluppo dello IED a Milano?
«IED Milano deve affermarsi come un centro di produzione culturale, un punto di riferimento per promuovere conoscenza, bellezza e dialogo con la città. L’obiettivo è agire nei propri settori di competenza, alimentando un flusso continuo di idee capaci di ispirare e guidare l’evoluzione delle industrie creative.
Del resto, è proprio a Milano che quasi sessant’anni fa IED ha rivoluzionato il settore portando in aula i grandi maestri del design. Il settore del design e della moda è strettamente legato anche al turismo, con molte iniziative che coinvolgono la promozione e valorizzazione della città».
Come intendete integrare la creatività di IED Milano con le dinamiche del turismo culturale e territoriale in Lombardia?
«IED Milano punta a formare professionisti capaci di unire competenze creative, progettuali e manageriali per valorizzare il patrimonio culturale, che è anche fonte di turismo. Per questo abbiamo lanciato un nuovo corso triennale in Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico contemporaneo, che partirà nell’autunno 2025.
Il nostro approccio è transdisciplinare perché vogliamo favorire la collaborazione tra settori diversi e promuovere un apprendimento condiviso tra studenti con background differenti. Inoltre, il nostro Career Office non solo supporta gli studenti nell’inserimento lavorativo, ma mantiene uno scambio costante e quotidiano con l’industria».
Dialogo internazionale: come si sta muovendo IED per favorire l’internazionalizzazione e il coinvolgimento degli studenti in progetti globali?
«Come accennavo, un asset fondamentale è l’essere un network: IED favorisce corsi in collaborazione con le altre sedi del Gruppo. Ci sono poi alleanze con altre scuole a livello mondiale come ad esempio quella con UAL, di cui fanno parte anche Central Saint Martins e London College of Fashion. Oppure quella con la giapponese UEDA.
I nostri studenti partecipano a competizioni, progetti ed eventi globali, come la recente Dutch Design Week di Eindhoven. Siamo partner di ModaLisboa e, sempre in Portogallo, stiamo pianificando corsi nelle aree moda e design con la Escola Superior Artìstica do Porto. Infine, non dimentichiamo che la rete internazionale si espande anche attraverso i tantissimi alumni, primi ambassador di IED e creatori di opportunità in tutto il mondo. Il design e la moda sono settori fortemente impattati dal tema della sostenibilità».
Quali progetti state sviluppando a Milano per sensibilizzare gli studenti su queste tematiche cruciali per le future generazioni?
«Così come non esiste prodotto o
servizio in cui oggi non si applichi un quoziente creativo, anche l’attenzione alla sostenibilità è una precondizione. Peraltro, le due vanno di pari passo perché più un oggetto ha un significato, meno si tende a disfarsene. Da qualche anno i nostri studenti di Product Design stanno progettando start up utili al vivere in contesti in continuo cambiamento e a preservare i nostri fragili ecosistemi.
Ne sono nati, tra gli altri, dispositivi per ripulire i mari dalle microplastiche, alveari intelligenti adottabili dagli utenti per fare prosperare le api, e materiali da costruzione prodotti a partire dagli scarti del fast fashion. Quando creatività e sostenibilità s’incontrano, c’è innovazione».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link