Il sette aprile scorso il Presidente nazionale di Confimi è stato ospite di Radio uno di primissima mattina sul tema che ormai appassiona tutti della politica daziaria.
Confimi è ormai da tempo una realtà universalmente riconosciuta e anche i media targati Rai avvertono l’esigenza di ascoltarne la voce. Non solo per il numero delle imprese che riunisce ma maggiormente per la particolarità di queste imprese che sono piccole e medie e quindi sono quelle imprese che costituiscono la quasi totalità del nostro Pil, della nostra occupazione e la sorgente originaria del gettito erariale. Il Presidente di Confimi Agnelli ha commentato la situazione venutasi a creare a seguito della nuova politica daziaria americana con equilibrio e distacco che ha dimostrato la peculiarità anche culturale delle Pmi ma anche la loro maturità nell’analisi e nella proposta. “Cerchiamo altri mercati” e con gli USA “trattiamo” confidando nella disponibilità americana a trovare una mediazione. Rimane fermissima la convinzione della insostituibilità del made in Italy e quindi se problemi ci saranno lo saranno di più per gli americani…noi andremo altrove a vendere i nostri prodotti se mai il mercato americano dovesse assorbire minori quantitativi. E per completare il concetto ci dice che il mercato Usa è una piccola parte del nostro export complessivo. La notizia sta nel distacco con cui ha affrontato un tema che invece ha generato panico negli “economisti” alla moda.
Salta quindi all’occhio la differenza del mondo delle Pmi tranquillo e certo della qualità insostituibile della sua manifattura e della elevata affidabilità dell’organizzazione interna di tali imprese contrapposto all’economia di plastica, virtuale, globalista che produce la stessa cosa indifferentemente in Africa, Asia o Altamura pur di essere sovvenzionata o robotizzata…del prodotto standardizzato e di scarsa qualità… E questa intervista veniva effettuata mentre i blasonati operatori di borsa vivevano momenti di grande tensione perdendo fior di miliardi al giorno. Quindi da un lato l’economia reale ormai cosciente della propria stabilità e quindi forza mentre dall’altro l’economia di carta -anzi virtuale- invece cosciente di essere un castello di carte sempre sul punto di rovinare in una montagna di macerie.
Se mai si volesse un futuro solido ed affidabile quindi i frequentatori delle stanze dei bottoni devono fidarsi e affidarsi alle Pmi mentre la sfera della finanza deve capire che il suo è un ruolo collaborativo con le imprese minori che sono la forza vera dell’economia.
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