I risultati del progetto Kleptotrace, finanziato dall’Unione europea e coordinato dal Centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sono stati presentati oggi presso la sede di Europol all’Aia. Lo studio riguarda – spiega un comunicato – i “sofisticati schemi di evasione, i protocolli di compliance carenti e le difformità giuridiche che riducono ancora l’efficacia delle sanzioni dell’Unione europea e internazionali”. Kleptotrace ha mappato le società della Ue “che prima dell’invasione russa in Ucraina appartenevano ai soggetti inclusi nelle liste sanzionatorie”. L’iniziativa, organizzata da Transcrime – Centro di ricerca su criminalità e innovazione dell’Università Cattolica – con il supporto di Europol, ha riunito forze dell’ordine, unità di intelligence finanziaria, uffici di recupero beni e autorità antiriciclaggio e antitrust da 27 Paesi europei. “Si è discusso lo stato di enforcement attuale, proponendo raccomandazioni e strumenti data-driven a supporto delle indagini su casi di sanzioni evase e di corruzione di alto livello”. Le sanzioni “costituiscono uno strumento primario della politica estera europea a tutela della democrazia e dei diritti umani, come dimostrato dal loro ampio utilizzo nei confronti dei sostenitori dell’invasione russa in Ucraina; tuttavia, i casi di evasione rimangono frequenti, nonostante la direttiva Ue che nel 2024 ha armonizzato i reati e le pene per la violazione delle misure restrittive”. Il progetto Kleptotrace “ha prodotto la prima mappatura sistematica degli asset aziendali collegati agli oligarchi sanzionati, la prima analisi comprensiva sugli schemi ricorrenti di evasione delle sanzioni e uno studio sugli schemi di cleptocrazia transnazionale. Ne emerge la necessità di rafforzare le capacità di tracciamento dei beni e la cooperazione internazionale in fase di enforcement”.
Kleptotrace ha mappato le società dell’Ue che al 31 dicembre 2021, prima dell’invasione russa in Ucraina, appartenevano ai 342 soggetti in seguito inclusi nelle liste sanzionatorie (liste Ue o liste statunitensi Ofac): più di 9.866 aziende in Europa presentano entità sanzionate come proprietari, beneficiari effettivi e direttori; i Paesi con il maggior numero di aziende sono: Ucraina (1.664), Regno Unito (1.197), Germania (827) e Cipro (817); la loro presenza è prevalente nei settori dei servizi finanziari, commercio all’ingrosso e immobiliare; queste società sono spesso controllate tramite reti e strutture societarie complesse, che coinvolgono giurisdizioni terze e paesi offshore. Tra i più frequenti: Russia (54% delle connessioni), Bosnia-Erzegovina (19%), Cipro (17%).
Lo studio di Transcrime su circa 100 casi di evasione delle sanzioni rivela “l’impiego diffuso di sofisticati schemi transnazionali”: in media, uno schema elusivo coinvolge 7 persone giuridiche, di cui un terzo sono società di comodo; le istituzioni finanziarie sono spesso implicate tramite le rispettive filiali. Si rende necessario – prosegue la nota stampa – estenderne le responsabilità oltre la sede legale; in media, un caso coinvolge 3 facilitatori o prestanome, che operano tra Paesi diversi per far leva sulle difformità normative; prevalgono ancora i metodi tradizionali di transazioni illecite: quelle bancarie (35,1% dei casi), bonifici (17,5%) e conti offshore (12,4%) in primis. L’uso delle criptovalute è ancora limitato (3,1%). Le transazioni non monetarie, ad esempio relative a immobili e beni di lusso, sono significative (22,2%) nei casi di violazione delle sanzioni rivolte a soggetti specifici. Le sanzioni che colpiscono interi settori industriali annoverano oltre l’80% delle violazioni, a causa della maggiore ampiezza.
Il progetto Kleptotrace (www.kleptotrace.com), cofinanziato dalla Commissione europea, è stato coordinato da Transcrime – Università Cattolica di Milano e ha coinvolto 15 partner operanti in 30 Paesi europei.
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