La recente decisione del Presidente statunitense di ridurre al 10% i dazi su alcune categorie di prodotti non basta a rasserenare il clima per le imprese italiane ed europee. A sottolinearlo è Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, che invita a mantenere un approccio prudente e realistico: «I dazi al 10 per cento sono ugualmente un problema per le filiere produttive globali e locali: evitiamo quindi facili trionfalismi. Quella di Trump è solo una tregua parziale, che deve responsabilizzare ulteriormente la politica italiana ed europea».
Secondo Berton, l’incertezza che ancora domina lo scenario internazionale può generare ripercussioni importanti, soprattutto per i territori a forte vocazione manifatturiera. «Si deve accelerare su una vera politica industriale con azioni concrete a sostegno della manifattura», afferma, sottolineando anche il ruolo dell’Europa, che «deve essere vicina alle imprese» e cambiare direzione, riportando al centro «l’impresa e l’industria, perché noi come imprese e industrie ci occupiamo del bene generale, del bene dei paesi e del lavoro, perché industria e lavoro sono la stessa cosa».
A Belluno, provincia tra le più industrializzate d’Italia e con un tasso di esportazioni che sfiora il 70 per cento, la situazione viene osservata con particolare attenzione. Proprio per affrontare le sfide legate ai nuovi assetti commerciali globali, Confindustria Belluno Dolomiti ha recentemente attivato una task force a sostegno delle aziende locali.
Berton evidenzia come la tregua annunciata da Washington escluda settori chiave per l’economia del territorio: «Nonostante il parziale dietrofront di Trump, la guerra dei dazi è ancora in corso e tutta da decifrare, senza dimenticare che automotive, alluminio e acciaio – settori strategici per l’economia dei territori – non sono contemplati in questa tregua. Dire che i dazi sono stati tolti, o trasmettere questa idea, è fuorviante».
La leader degli industriali bellunesi non nasconde la sua preoccupazione per il contesto generale e invita a un intervento tempestivo: «Si è aperta una nuova stagione di tensione e incertezza: l’unico modo per scendere da queste montagne russe, è approntare subito una strategia di impatto con risorse vere e agevolazioni per le spese di investimento. Mettere in sicurezza la manifattura europea deve essere una priorità per tutti i nostri governanti».
Berton cita anche le parole del presidente nazionale di Confindustria, Emanuele Orsini, condividendone la linea: «Ha ragione il nostro presidente Orsini quando dice che serve un grande piano di incentivi per aiutare le nostre imprese, perché il 94% delle nostre imprese sono piccole e devono essere accompagnate per andare all’estero. Serve supporto per l’innovazione e la trasformazione dei prodotti».
Il quadro delineato è quello di un’Europa stretto tra due pressioni contrapposte: «Questa nuova guerra commerciale ci vede tra due fuochi: da un lato gli Usa che alzano barriere in ingresso, dall’altro la Cina pronta a immettere ancora più prodotti in Europa. La strada è stretta e il tempo a disposizione è poco: per competere dobbiamo essere messi nelle condizioni di investire e sostenere i costi delle transizioni green e digitale. Senza manifattura, l’Europa – con le sue specificità territoriali – muore».
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