TERMOLI. «Le organizzazioni sindacali del Molise hanno annunciato uno sciopero regionale di 4 ore per il 20 maggio 2025, in segno di protesta contro la grave crisi che sta attraversando il Trasporto Pubblico Locale nella regione. Una crisi che, secondo i sindacati, non colpisce solo alcune singole aziende, ma coinvolge l’intero settore e la maggior parte delle imprese impegnate nell’erogazione del servizio pubblico». Così Faisa-Cisal, Filt-Cgil, Ugl, Fit-Cisl, Usb.
«Il problema non riguarda solo singole aziende, ma coinvolge l’intero settore, con un impatto che tocca la maggior parte delle imprese che gestiscono il servizio pubblico. I sindacati affermano che il sistema del TPL in Molise è uno dei più costosi d’Italia, sia in termini di spesa pro capite, sia in termini di inefficienza. In particolare, si sottolinea che non esistono verifiche sugli incassi e sui chilometri effettivamente percorsi, poiché sono le stesse aziende a comunicare i dati al settore trasporti. Inoltre, i fondi regionali destinati alla contrattazione di secondo livello non sono mai stati erogati ai dipendenti.
Un altro punto critico riguarda l’indicizzazione dei costi: la Regione ha applicato l’indicizzazione all’indice ISTAT dei trasporti, anziché a quello programmato d’inflazione, come previsto dal Decreto Legislativo n. 422/97. Questa discrepanza, secondo i sindacati, ha portato a un sistema che, pur avendo un costo elevato, favorisce esclusivamente le aziende, mentre i lavoratori del settore si trovano in condizioni precarie.
Nonostante il Molise abbia uno dei costi pro capite più elevati, pari solo a quelli del Trentino-Alto Adige e della Valle d’Aosta, le organizzazioni sindacali denunciano una incongruenza tra le risorse impiegate e i benefici reali per la collettività e per i dipendenti. A titolo di esempio, molte delle problematiche comuni ai dipendenti del settore riguardano:
- Ritardi e mancati pagamenti delle retribuzioni, nonché dei versamenti ai fondi previdenziali e assistenziali;
- Violazioni di norme contrattuali e legali;
- Obbligo di transito su strade vietate o inadatte;
- Obbligo di fermate su stalli illeciti e non autorizzati, con il rischio di creare confusione nel servizio pubblico;
- Soste di lavoro in luoghi remoti e privi di accessibilità ai servizi, con i lavoratori esposti alle intemperie e sanzioni per cercare di riscaldarsi o rinfrescarsi;
- Ampia violazione della normativa sui riposi;
- Atteggiamenti ritorsivi da parte delle aziende e sanzioni illegittime;
- Tempi di percorrenza non adeguati alle condizioni delle strade, con ricadute sull’orario di lavoro.
Inoltre, i sindacati denunciano che le aziende del settore, nonostante ricevono generosi finanziamenti pubblici, non rispondono in modo adeguato alla qualità del servizio e alle condizioni di lavoro dei dipendenti. Alcuni esempi includono il pagamento ridicolo per il lavoro straordinario e la mancanza di compensi adeguati per rischi legati alla gestione di denaro o per il lavoro in situazioni di emergenza.
I contributi regionali alle principali aziende del settore, che ammontano a circa 3.5 milioni di euro all’anno, sono utilizzati per un contratto di secondo livello, ma i dipendenti continuano a vivere in condizioni salariali precarie. Ad esempio, il compenso per il lavoro oltre la dodicesima ora è di soli 0,52 euro, una cifra che non compensa adeguatamente le ore straordinarie.
A peggiorare la situazione, la Regione non ha attuato alcun controllo serio, lasciando che le aziende agissero senza vincoli. Le criticità riguardano anche la mancanza di tecnologie moderne, come il sistema di bigliettazione elettronica, la localizzazione dei mezzi e la comunicazione con la centrale operativa. Questi problemi rendono ancora più inefficace la gestione del servizio.
Infine, uno degli aspetti più critici riguarda la creazione di una società “In House” alla quale la Regione intende affidare i servizi di trasporto pubblico locale. I sindacati esprimono preoccupazione per la mancanza di trasparenza e di un confronto serio sulle modalità di gestione e sulle condizioni di lavoro, temendo che questa scelta possa portare a una maggiore precarizzazione del settore e a una ripetizione delle problematiche già vissute in passato.
Le richieste delle organizzazioni sindacali, oltre alla proclamazione dello sciopero, includono:
- Scorporo e ritiro dei contributi regionali per il contratto di secondo livello alle aziende, fino alla sottoscrizione di un nuovo Contratto Territoriale Regionale per tutti i dipendenti del settore;
- Eliminazione del riconoscimento mensile delle spese legali alle imprese;
- Risoluzione dei contratti di servizio con le aziende che violano le normative sui riposi;
- Messa a norma delle fermate di servizio;
- Chiarezza e trasparenza sul passaggio alla società “In House” e sulle future decisioni relative alla gestione del trasporto pubblico locale.
Nonostante le richieste avanzate, la Regione non ha ancora risposto in modo concreto, con i sindacati che denunciano l’incapacità di governo del settore e l’assenza di un piano chiaro per il futuro. La situazione, quindi, appare sempre più critica, con i lavoratori e le organizzazioni sindacali che chiedono un cambio di rotta immediato».
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