Think tank di Coldiretti a Firenze. Non solo proteste: le idee per riformare la nuova Pac di allevatori, cerealicoltori, viticoltori, boscaioli.
Firenze: Più risorse e meno burocrazia, più trasparenza e stop agli ecoschemi. La politica agricola comune, l’insieme di regole e aiuti economici che l’Unione Europea ha creato per sostenere gli agricoltori dei Paesi membri, vista dai giovani imprenditori toscani è molto diversa da quella che hanno sperimentato sulla loro pelle fino ad oggi. Lo hanno messo nero su bianco nel documento di proposte ed idee partorite dal “think tank” di Giovani Coldiretti che ha riunito a Firenze una trentina di under 41: allevatori, cerealicoltori, viticoltori, boscaioli, olivicoltori. In comune non hanno solo la giovanissima età ma un’esperienza non sempre facile, a volte disarmante, con la mole di adempimenti necessari per poter beneficiare dei contributi della Pac tra i cui obiettivi c’è proprio quello di favorire il ricambio generazionale, ancora troppo lento, e sostenere il reddito agricolo, condizione essenziale per garantire la presenza sui territori degli agricoltori.
L’iniziativa rientra nell’ambito del ciclo di workshop “La Pac che vorrei”, un’attività concepita per favorire la discussione, l’approfondimento ed il confronto tra i giovani soci di Coldiretti in vista della prossima riforma attesa per il 2027. L’obiettivo è conoscere la loro opinione e raccogliere le loro proposte stimolandoli anche a svolgere una serie di attività interattive molto innovative. Le criticità principali? Troppe pratiche da compilare, regole complesse, ritardi nei pagamenti. Ma anche la mancanza di fondi per interventi strategici come: l’acquisto dei terreni, la cooperazione tra imprese, le attività di manutenzione del territorio, fondamentali per prevenire dissesto idrogeologico e eventi estremi.
“Se l’Unione Europea vuole davvero sostenere il ricambio generazionale nelle campagne e porre le basi per una crescita della produzione alimentare occorre che i fondi della Politica agricola comune vadano esclusivamente ai veri agricoltori. E per agricoltori intendiamo gli agricoltori attivi che lavorano la terra, allevano il bestiame: vivono di sola agricoltura. – spiega Francesco Panzacchi, Delegato Giovani Coldiretti Toscana – La Pac non è un regalo ma un sostegno necessario per permetterci di produrre cibo, destinato alla collettività, in cambio di una serie di pratiche agricole sostenibili e virtuose, che mirano a preservare la fertilità del suolo, la biodiversità, a ridurre l’utilizzo delle risorse e a salvaguardare l’ecosistema. Ma metterla in pratica è complicato per le nostre aziende a cui manca spesso anche la formazione interna semplicemente per compilare le domande. Troppi adempimenti, troppi moduli, ripetitivi e complessi, tempi lunghi per il pagamento e poi la novità degli eco-schemi che rappresenta per molti territori più un ostacolo che una opportunità: così non va. Sono le criticità che ci hanno portato in piazza, a Bruxelles, per difendere le nostre aziende da un’Europa troppo lontana da noi e a cui chiediamo di ascoltarsi. La Pac, a cui vogliamo portare il nostro contributo, è più snella, più intuita, più su misura delle aziende agricole che sono una diversa dall’altra e con più risorse per investire sulla tecnologia, l’innovazione e sui contratti di filiera che ci servono come il pane”.
Il think tank, coordinato dalla referente formazione Coldiretti Giovani Impresa Daniela Dionesalvi insieme alla project work Tania Cariani e alla segretaria del movimento giovanile regionale, Eleonora Tinarelli ha permesso ai giovani imprenditori agricoli di confrontarsi, con una metodologia nuova, partecipando attivamente alla costruzione delle proposte e dei suggerimenti finalizzati a portare un contributo dai territori su cui effettivamente sarà scaricata la futura programmazione economica. “Proposte che raccoglieremo in tutte le regioni e che sintetizzeremo in un documento che costituirà l’ossatura delle nostre proposte per migliorare lo strumento della Pac. – spiega la referente di Coldiretti Formazione, Dionesalvi – Per conoscere il loro punto di vista sono state proposte una serie di domande con il metodo Q Methodology da cui sono emerse le criticità di un sistema di sostegni che è vitale per le imprese agricole. Chiedono più formazione e meno burocrazia, più trasparenza e meno regole”. Non solo criticità. Il “think tank” di Coldiretti ha voluto far emergere soprattutto le soluzioni alle difficoltà incontrate dagli agricoltori nel mettere a terra le finalità della Pac che non annovera, per esempio tra gli obiettivi, risorse per le aziende che curano e fanno manutenzioni del territorio per mitigare i rischi del dissesto idrogeologico e degli eventi estremi, sempre più ricorrenti, o non incentivano la cooperazione tra imprese e non prevedono misure per l’acquisto dei terreni.
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