Ad aprire i lavori la relazione del Segretario Generale della CISL Bari, Giuseppe Boccuzzi, che ha messo in luce le sfide che le province di Bari e Bat stanno affrontando, soprattutto in termini di occupazione e diritti.
Sono intervenuti la Segretaria Generale Confederale della CISL Nazionale, Daniela Fumarola, il Sindaco di Bari e Sindaco Metropolitano, Vito Leccese, e i direttori delle più importanti testate giornalistiche, Mimmo Mazza della Gazzetta del Mezzogiorno, Rosario Tornesello del Quotidiano di Puglia, e Michele Pennetti del Corriere del Mezzogiorno, che sono intervenuti su “Sindacato, diritti negati, illegalità. Lavoro sicuro e dignitoso per la produttività. Patti sociali per l’inclusione”.
Occupazione e lavoro. Un tema centrale nella relazione di Boccuzzi è stato il tasso di occupazione nelle province di Bari e Bat. Seppur con un lieve miglioramento, la provincia di Bari si trova al 78° posto nella classifica nazionale con un tasso di occupazione del 58,7%, ben al di sotto della media del Nord Italia e dell’Unione Europea. La BAT, purtroppo, è ancora più indietro, con un tasso di occupazione del 45,5%, classificandosi al 99° posto. Una situazione che evidenzia l’urgente necessità di politiche attive per il lavoro e di investimenti sul territorio.
Particolare attenzione è stata dedicata al divario di genere: il tasso di occupazione femminile è drammaticamente basso, con una media del 45,5% a Bari e appena il 26,7% nella Bat. La CISL ha denunciato la grave disparità tra uomini e donne, con il tasso di occupazione femminile nella Città Metropolitana di Bari tra i più bassi d’Italia. Le donne, infatti, affrontano non solo la difficoltà di accesso al lavoro, ma anche la disuguaglianza salariale, con un gap medio del 20%. Inoltre, la precarietà del lavoro femminile, in particolare il part-time involontario, si traduce in una pensione futura del 40% inferiore rispetto a quella degli uomini.
“Abbiamo davanti a noi una vera e propria emergenza sociale – ha dichiarato Boccuzzi – un esercito di donne senza reddito, disoccupate o inattive, che vivono in una condizione di discriminazione e difficoltà. È necessario un impegno forte per garantire diritti, parità salariale e opportunità di lavoro dignitoso per tutti.”
Poi le difficoltà enormi che i giovani delle province di Bari e Bat devono affrontare nel mondo del lavoro. Oltre il 70% degli under 24 è inattivo, con una parte consistente di giovani tra i 18 e i 29 anni che non cerca lavoro, non studia né è in formazione. Un dato preoccupante riguarda il livello di istruzione: un ragazzo su sei tra i 18 e 24 anni non ha il diploma, mentre le ragazze hanno un tasso di abbandono scolastico inferiore. Il 13% degli studenti non completa la scuola secondaria superiore, con un dato che supera la media europea del 9%. Tra chi si diploma o si iscrive all’università, solo il 18% arriva alla laurea e, tra questi, un quarto emigra all’estero per trovare opportunità lavorative. Il 38% dei laureati e diplomati rimasti in Italia non trova un impiego in linea con il proprio titolo di studio. Il mercato del lavoro è dominato da contratti atipici, tirocini non retribuiti e stipendi bassi, rendendo difficile per i giovani raggiungere la stabilità economica e professionale che cercano. In questo scenario, la fuga di cervelli è una realtà: 24mila laureati pugliesi hanno lasciato la regione negli ultimi dieci anni per trovare migliori opportunità all’estero. Boccuzzi ha ribadito la necessità di un maggiore impegno per risolvere lo scollamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro.
Le persone con disabilità, soprattutto con gravi limitazioni, restano tra le più escluse dal lavoro: solo il 32,5% è occupato, le donne appena il 26,7%. La legge 68/1999, che prevede quote obbligatorie e incentivi, è spesso disattesa, rendendo l’inclusione un’occasione persa.
Lavoro e inclusione: servono 5 interventi concreti per non soccombere
“Davanti a dati occupazionali allarmanti, soprattutto per giovani, donne e persone con disabilità, è il momento di agire con coraggio e responsabilità. Non possiamo limitarci alle analisi: servono politiche territoriali, strumenti concreti e una visione inclusiva del lavoro – ha spiegato Giuseppe Boccuzzi, che propone cinque direttrici di intervento per contrastare l’emarginazione e costruire un futuro più equo.
- Patti locali di inclusione e Patto per il Lavoro. Coinvolgere enti locali, sindacati, imprese e associazioni in un Patto per obiettivi comuni: occupazione femminile, giovanile e potenziamento del welfare territoriale. Servizi come nidi, scuole a tempo pieno e assistenza agli anziani sono essenziali per liberare energie e favorire l’occupazione.
- Contrattazione decentrata. Usarla per incentivare assunzioni mirate e creare reti inclusive, premiando le imprese virtuose con sgravi fiscali e promuovendo smart working e flessibilità positiva.
- Potenziamento delle politiche attive. Rafforzare i Centri per l’Impiego, espandere sportelli come Porta Futuro e rendere capillare l’accesso al programma GOL, con percorsi personalizzati di inserimento lavorativo.
- Apprendistato strategico. Promuovere forme di apprendistato come ponte tra formazione e occupazione stabile, valorizzando le Academy IFTS e sostenendo l’ingresso qualificato dei giovani nel lavoro.
- Cultura del lavoro inclusivo. Serve una campagna costante per abbattere stereotipi, valorizzare salute, sicurezza, e promuovere il “Sud che funziona”. Fermare la fuga dei talenti significa migliorare condizioni lavorative, comunicare i risultati e costruire carriere dignitose.
“Si tratta – conclude Boccuzzi – di costruire un ecosistema del lavoro che non lasci indietro nessuno, capace di unire visione sociale e sostenibilità economica per il futuro del nostro territorio.”
Salario Minimo. Nelle province di Bari e Bat, nonostante una ripresa occupazionale, prevalgono lavori precari e mal retribuiti. Il divario Nord-Sud resta ampio: a Bari il reddito medio è di 20.029 euro contro i 34.855 di Milano. La povertà lavorativa cresce e il salario minimo rischia di peggiorare la situazione, indebolendo la contrattazione collettiva, favorendo l’uscita delle imprese dai sistemi di rappresentanza e accentuando le disuguaglianze nei rapporti di lavoro. La legge regionale pugliese impone un salario minimo di 9 euro quale paga-base minima negli appalti della Regione Puglia. Alcuni Comuni, tra cui il Comune di Bari, ha individuato o starebbe per individuare un criterio premiale da inserire nei bandi di gara d’appalto
Sicurezza sul lavoro: priorità non negoziabile. Servono riforme e azioni concrete subito
“La salute e la sicurezza sul lavoro devono essere il punto di partenza di ogni politica pubblica e organizzativa. Non possiamo più accettare che si continui a morire per lavorare- ha dichiarato Giuseppe Boccuzzi. Nel 2024, la provincia di Bari ha registrato già 9 morti sul lavoro, 5 nella BAT. Un bilancio drammatico che contribuisce alla tragica media nazionale di 3 vittime al giorno, superando per la prima volta in 17 anni i 1.000 decessi sul luogo di lavoro. Se si includono gli incidenti in itinere, i morti salgono a 1.482. E il 2025 è partito già con 45 vittime solo a gennaio.
“Serve un cambio di passo – continua Boccuzzi – Governo, sindacati e imprese devono lavorare insieme, senza esitazioni o logiche ragionieristiche. Ogni fabbrica, ufficio, campo o cantiere deve diventare il luogo più sicuro in cui lavorare“.
La CISL avanza proposte precise e attuabili:
- Estensione della patente a crediti oltre i cantieri temporanei
- Formazione obbligatoria seria e realmente somministrata
- Valorizzazione della rappresentanza per la prevenzione (RLS, RLST, RLSSP)
- Utilizzo dell’avanzo Inail per promuovere la prevenzione
- Inserimento della sicurezza nei programmi scolastici
- Potenziamento dei controlli da parte degli organi di vigilanza
Sono anni che la CISL avanza queste richieste, grazie anche all’impegno instancabile della nostra segretaria generale nazionale Daniela Fumarola. Non ci fermeremo finché ogni vita sul lavoro non sarà tutelata come merita. La sicurezza non è un costo: è il primo investimento per un lavoro degno.
Legalità e lavoro equo: fondamenta per uno sviluppo duraturo e giusto
“Legalità e lavoro equo non sono parole astratte, né meri adempimenti normativi. Sono i pilastri di una società giusta, coesa e capace di costruire uno sviluppo duraturo e realmente inclusivo – ha continuato Giuseppe Boccuzzi, intervenendo con forza su un tema centrale per il presente e il futuro del territorio– Parliamo di cultura, consapevolezza e responsabilità condivisa – ha aggiunto – che devono radicarsi nei comportamenti delle imprese, nelle scelte delle istituzioni e nella formazione delle nuove generazioni. È un orizzonte valoriale che dobbiamo coltivare ogni giorno”.
Ma la realtà nelle province di Bari e BAT è preoccupante: territori già segnati da tempo da un’emergenza mafiosa. Le infiltrazioni criminali negli appalti pubblici alterano la concorrenza, favoriscono interessi illeciti e danneggiano gli operatori onesti. Questo degrada la qualità delle opere, alimenta la corruzione istituzionale e fa vacillare la fiducia dei cittadini.
Boccuzzi ha denunciato da tempo e lo ribadisce anche la fragilità del sistema di controllo: Se la politica cede a logiche clientelari è perché la vigilanza è debole. E dove manca la vigilanza, cresce l’impunità. È un circolo vizioso che va interrotto con decisione, perché senza legalità non c’è né giustizia sociale né sviluppo possibile.
Liste d’attesa: inferno quotidiano per i cittadini. Chi paga si cura, chi non paga crepa!
Le liste d’attesa infinite rappresentano un vero e proprio inferno per migliaia di cittadini. La CISL di Bari, insieme alla Federazione dei Pensionati e con il sostegno di tutte le categorie, ha intrapreso una mobilitazione capillare per affrontare questa emergenza, che tocca nel profondo il diritto alla salute e per una sanità più giusta e accessibile.
Il sindacato ha organizzato decine di assemblee sul territorio, ascoltando direttamente le denunce e le testimonianze delle persone, trasformandole in proposte concrete sui tavoli di confronto con le ASL. “Grazie a questo lavoro di ascolto e pressing – ha aggiunto Boccuzzi – abbiamo contribuito a rendere le aziende sanitarie più sensibili nel rilevare le distorsioni tra domanda e offerta di salute“.
La CISL di Bari ha insistito sull’attuazione piena dell’articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come diritto universale. «L’invocazione della legge 107 del 2024, che introduce misure urgenti per ridurre le attese, resta sterile se non se ne garantisce un’applicazione integrale. È una chiara testimonianza di diritti negati, di una situazione che sconfina nell’illegalità e che non possiamo accettare».
La CISL continuerà a essere un presidio attivo sul territorio, offrendo assistenza quotidiana, denunciando le criticità e promuovendo il confronto. “La nostra lotta non è solo sindacale – conclude Boccuzzi – ma è un impegno collettivo per garantire che nessuno venga lasciato solo, e che il diritto alla vita non diventi un privilegio riservato a pochi“.
Con l’ambizioso traguardo degli 80.000 iscritti, la CISL Bari si conferma un punto di riferimento fondamentale per il mondo del lavoro e della società, impegnata ogni giorno per la costruzione di una Bari e una Bat più giuste, inclusive e produttive.
“La CISL Puglia rilancia con responsabilità e partecipazione il proprio impegno per affrontare le sfide della regione: occupazione giovanile e femminile troppo bassa, crescita lenta, inverno demografico rigido, sanità in affanno. Serve un Patto di responsabilità tra tutti gli attori della concertazione, essenziale per uno sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, sociale e produttivo. Con oltre 28mila denunce di infortunio e 74 morti sul lavoro nel 2024, serve una svolta– ha dichiarato Antonio Castellucci, Segretario Generale della CISL Puglia – Gli ultimi dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro parlano chiaro: 7 imprese su 10 sono irregolari. Basta slogan e ritardi. È tempo di agire con serietà e visione: vogliamo legalità, partecipazione e lavoro dignitoso per costruire una Puglia più giusta.”
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