Pesaro e Urbino, il mondo dell’impresa in fibrillazione. L’altalena dei dazi e la situazione internazionale affossano l’export


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15/04/2025
– Nell’altalena dei dazi gli imprenditori pesaresi guardano con preoccupazione al futuro. Non solo quelli del mobile e dell’arredamento ma anche della meccanica, della moda, dell’agroalimentare e della manifattura. I continui cambi di fronte del presidente degli Stati Uniti, le minacce di nuove imposizioni daziali sulle merci importate, stanno facendo andare in fibrillazione il mondo dell’impresa.

Considerato che la provincia di Pesaro e Urbino è la seconda per importanza nel volume di esportazioni regionali verso gli States (il 27,7% del totale), dopo quella di Ascoli (33,3%) e prima di quella di Ancona (il 21,1%), facile immaginare quali siano le nubi che si ammassano all’orizzonte dell’economia provinciale, soprattutto nel settore della meccanica che sul volume totale di export verso gli Usa copre il 36,8% del totale. Verso gli Stati Uniti la provincia di Pesaro e Urbino ha esportato nei primi nove mesi del 2024 merci per oltre 260 milioni di euro* (erano 264 nello stesso periodo del 2023)* dati Istat elaborati dal Centro Sudi CNA Marche.

“Una situazione che continua a creare incertezza – dice il presidente CNA di Pesaro e Urbino, Michele Matteucci – e che non fa bene alla nostra economia. C’è apprensione in tutti i settori. Lo abbiamo già detto in occasione del Salone del mobile e del Vinitaly; queste continue minacce da parte del Governo statunitense non giovano ai mercati ma men che meno alle nostre imprese”. “Siamo al centro di una tempesta perfetta – aggiunge il direttore Cna di Pesaro e Urbino, Claudio Tarsi – con la minaccia dei dazi da una parte e dell’altra la ripresa dei costi delle materie prime e dell’energia, con la conseguente ripresa dell’inflazione. A questo si aggiungano mercati esteri per noi preziosi bloccati dai conflitti internazionali”.

“In questa situazione di generale incertezza e di minacce continue di nuove imposizioni – dicono Matteucci e Tarsi – l’unica alternativa è individuare nuovi mercati internazionali ed in particolare verso i paesi in via di sviluppo. Ma ci vuole tempo e non si improvvisano nuove rotte commerciali dall’oggi al domani. Nel frattempo occorrono politiche che favoriscano la ripresa del mercato interno, agevolazioni che consentano alle imprese di riprendere ad investire (Incentivi Piano industria 5.0 e Piano transizione 5.0), e misure concrete a favore dell’abbattimento dei costi energetici. Intanto occorre lavorare sul fronte diplomatico per cercare di scongiurare misure restrittive da parte degli Stati Uniti. Per parte nostra CNA continua a confrontarsi con il Governo per proporre misure che tendano anche allo snellimento della burocrazia, uno dei fardelli più pesanti per il mondo delle imprese”.



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