Space economy italiana: l’esempio dei cluster di Lombardia, Piemonte e Veneto


L’Italia vanta una lunga tradizione nel settore aerospaziale, ma fino a pochi anni era carente di una strategia unitaria per il coordinamento dei distretti regionali. Nel 2012, su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Agenzia Spaziale Italiana, nasceva il Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio (CTNA) con l’obiettivo di connettere e valorizzare realtà regionali e nazionali del comparto. Da allora, il CTNA ha promosso iniziative di ricerca, education e networking internazionale, ponendo le basi per un ecosistema più strutturato.

Tuttavia, le differenze tra i vari distretti permangono evidenti: Piemonte, Lombardia e Veneto si distinguono per il loro ruolo chiave nello sviluppo della space economy italiana, seppur con caratteristiche e sfide molto diverse tra loro.

Piemonte: Polo Aerospaziale di Torino e sostegno all’innovazione

Il Piemonte è uno dei motori dell’industria aerospaziale italiana, con il Distretto Aerospaziale Piemonte (DAP) che conta oltre 90 aziende e più di 35.000 addetti, e genera un fatturato superiore a 8 miliardi di euro. Il fulcro di questa filiera è Torino, riconosciuta come capitale italiana dell’aerospazio, dove operano player globali come Thales Alenia Space Italia e ALTEC. Il settore beneficia anche della presenza di PMI innovative come Argotec, specializzata in microsatelliti.

A livello statutario, il DAP è tra i cluster più strutturati d’Italia, con un modello consolidato di governance pubblico-privata capace di garantire continuità nella definizione di strategie industriali e nell’accesso ai fondi. Inoltre, la presenza di un ecosistema completo – che spazia dai grandi system integrator alle PMI di alta specializzazione e ai centri di ricerca avanzati – permette al Piemonte di attrarre commesse strategiche nazionali e internazionali. Questo vantaggio competitivo è rafforzato dall’iniziativa della Città dell’Aerospazio di Torino, un polo tecnologico integrato che ospita laboratori di ricerca e incubatori per startup. Dal 2021 è attivo l’ESA Business Incubation Centre (BIC) Turin, che supporta startup della space economy con finanziamenti e assistenza tecnica. Grazie a tali investimenti, il Piemonte è al centro di programmi europei strategici, come la costruzione del modulo HALO per la Lunar Gateway e la partecipazione alla costellazione IRIS²

Lombardia: distretto aerospaziale e filiera dei satelliti

La Lombardia ospita il Lombardia Aerospace Cluster (LAC), che comprende oltre cento imprese e centri di ricerca specializzati in progettazione satellitare, avionica e piattaforme spaziali. Milano e il suo hinterland sono un hub per lo sviluppo di satelliti scientifici e per l’Osservazione della Terra. Tra le aziende di punta, OHB Italia ha guidato la realizzazione del satellite PRISMA, mentre D-Orbit è leader nella logistica spaziale con i suoi ION Satellite Carrier.

Dal punto di vista della governance, il cluster lombardo ha una struttura ibrida che coinvolge attori istituzionali (Regione Lombardia, Confindustria, Politecnico di Milano) e grandi aziende private. Questa configurazione permette un coordinamento efficace tra ricerca e industria, ma con un livello di autonomia inferiore rispetto al Piemonte. Inoltre, la Lombardia si distingue per la presenza di grandi integratori di sistema come Leonardo, che ha in regione importanti siti produttivi per avionica e robotica spaziale. Tali aspetti consentono alla filiera lombarda di coprire l’intero ciclo produttivo, dalla componentistica ai sistemi completi. Il governo regionale ha riconosciuto l’aerospazio come ambito strategico e ha promosso la nascita dell’ESA BIC Milan nel 2024, in collaborazione con il Politecnico di Milano. La Regione finanzia startup selezionate con un cofinanziamento fino a 25.000 € e facilita l’accesso ai tender ESA. Inoltre, la Lombardia è attiva nei programmi europei Horizon e GovSatCom, mentre le sinergie tra istituzioni e imprese locali contribuiscono allo sviluppo della costellazione IRIDE, finanziata dal PNRR.

Veneto: crescita del cluster spaziale regionale e limiti strutturali

Il Veneto sta emergendo rapidamente come nuovo polo della space economy italiana. La Rete Innovativa Regionale AIR – Aerospace Innovation and Research con il Consorzio Spaziale e Cosmonautico (Co.Si. Mo) riuniscono oltre 60 imprese e centri di ricerca. Nel 2023, il comparto aerospaziale veneto ha generato un fatturato di 1,4 miliardi di euro (+27% rispetto all’anno precedente) e un export del 65%.

La governance aerospaziale del Veneto si sta rivelando un elemento strategico per lo sviluppo industriale e tecnologico della regione, con un focus su PMI, distretti e investimenti. La creazione di un cluster aerospaziale veneto, ispirato a modelli di successo come il Piemonte ed esteri come Oxford, Tolosa e Brema, potrebbe favorire sinergie tra aziende, enti di ricerca e istituzioni, promuovendo innovazione e attrazione di capitali. Il potenziamento delle Reti Innovative Regionali (RIR) e la possibilità di istituire un advisory board permanente, con il coinvolgimento di Confindustria, Camere di Commercio e stakeholder strategici, rafforzerebbero la competitività del territorio. Un altro aspetto chiave è il ruolo di Veneto Sviluppo, che potrebbe avere la funzione di catalizzatore di investimenti e strumento per il finanziamento di startup e scale-up del settore. Infine, eventi come lo Space Meeting Veneto potrebbero trasformarsi in piattaforme di alto livello per attrarre investitori e consolidare il posizionamento della regione nell’ecosistema aerospaziale nazionale e internazionale. È sempre fondamentale ricordare che lo sviluppo, soprattutto di filiere ad elevatissima tecnologia, non può prescindere dall’apporto di ingenti capitali.

Tuttavia, il Veneto presenta alcune criticità rispetto a Piemonte e Lombardia. La principale è l’assenza di un system integrator di rilievo sul territorio, fatto che obbliga le PMI locali a inserirsi in supply chain gestite da attori di altre regioni o esteri. Questo limita la capacità del Veneto di competere su programmi spaziali complessi in autonomia. Inoltre, la governance del cluster è più recente e meno strutturata rispetto ai modelli piemontese e lombardo, con una minore capacità di attrarre finanziamenti strutturati. Le aziende venete si distinguono per specializzazioni di nicchia. Officina Stellare è leader nella progettazione di sistemi ottici per satelliti e telescopi spaziali, mentre Qascom si occupa di cybersecurity e navigazione satellitare. Un’altra realtà emergente è Novaeka, una delle poche scale-up italiane con una crescita a livello globale, specializzata nella progettazione di banchi di test per razzi e motori ad alte prestazioni. L’ESA BIC Padova, attivo dal 2023, funge da incubatore per startup spaziali.

Verso un modello unico di cluster e distretto spaziale

L’ascesa dei cluster spaziali in Piemonte, Lombardia e Veneto sta generando importanti ricadute economiche e tecnologiche, ma la frammentazione delle governance e la mancanza di una strategia unitaria limitano il potenziale nazionale. Il rischio è disperdere risorse in iniziative regionali non coordinate, mentre una visione integrata potrebbe massimizzare l’impatto degli investimenti pubblici e privati.

L’Italia avrebbe bisogno di un modello unico di cluster spaziale, con una governance centrale che coordini le iniziative locali e ne ottimizzi le sinergie. Un simile approccio permetterebbe di superare i limiti attuali, creando una filiera nazionale realmente competitiva a livello internazionale.

Un altro nodo critico è la valorizzazione del portafoglio aziendale delle imprese del settore, che spesso faticano ad accedere a strumenti di private equity e finanziamenti di debito. Un supporto più efficace nella presentazione agli investitori potrebbe accelerare la crescita delle PMI e delle scale-up, rafforzando la competitività dell’intero comparto aerospaziale italiano.

Emerge con chiarezza la necessità di un coordinamento teso a superare le necessità di maggiore collaborazione tra gli attori coinvolti anche con la finalità di ottenere, per il settore, un più deciso supporto da parte delle istituzioni finanziarie, soprattutto investitori in equity privato, così che le imprese italiane possano aggiungere, all’elevata tecnologia che già le contraddistingue, il raggiungimento della massa critica necessaria a ridurre i rischi di contendibilità e optare per una presenza sostenibile sui mercati finanziari.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link