Nuovo schiaffo dello Stato alla Regione: «Legge sulla aree idonee illegittima», sì a 41 campi da calcio di pannelli


La legge sarda sulle aree non idonee snobbata ancora una volta. Arrivano a raffica, attraverso decreti direttoriali del Ministero dell’Ambiente,  le autorizzazioni per la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile nell’Isola. Dal Sassarese, per arrivare fino all’Ogliastra, lo schema è sempre lo stesso: negli uffici del Mase, per decidere, tengono conto solo delle norme nazionali perché quella voluta dalla Giunta Todde e approvata dal Consiglio regionale a dicembre è considerata «illegittima». E viene scritto nei provvedimenti che danno pareri positivi di compatibilità ambientale per eolico e pannelli. 

L’ultimo schiaffo in ordine di tempo è arrivato lo scorso 15 aprile al culmine della procedura avviata a febbraio del 2022 dalla Whysol-E Sviluppo Srl per un campo fotovoltaico a Codrongianos. 

La società ha proposto di realizzarlo su un terreno  di 67,4 ettari attualmente coltivati a seminativi avvicendati per produrre una potenza di 18Mwp: serviranno 28,95 ettari di pannelli (41 campi da calcio). Che, anche se con alcune prescrizioni, sono stati autorizzati.

Che quella per la Regione fosse un’area idonea o no, al Ministero poco importa. Anche in quest’ultimo decreto è riportata una formula ormai consolidata. Si dà atto del fatto che la Sardegna abbia emanato la legge 20 del 2024. Ma viene aggiunto che esiste «altresì l’ordinanza del Consiglio di Stato che ha sospeso in via cautelare l’art. 7, comma 2, lettera c) del Decreto “aree idonee” del 21 giugno 2024 del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nella parte in cui sembra essere lasciata alle Regioni la facoltà di restringere il campo di applicazione delle aree definite idonee ai sensi dell’art. 20 c.8 del citato decreto legislativo n. 199/2021, stabilendo che le Regioni dovessero garantire l’osservanza delle aree idonee già individuate dalla leggi nazionali senza discrezionalità, fino alla decisione nel merito non ancora assunta». 

Intanto «consegue l’illegittimità di qualsivoglia disposizione normativa di rango regionale che, nell’individuare le aree idonee, trovi spazio per incidere, in senso restrittivo, sul minimum di aree idonee identificato dal legislatore statale» con il decreto Draghi. Da qui il via libera. 

La Regione ha presentato un ricorso alla Corte costituzionale contro lo Stato per conflitto di attribuzioni: vuole far valere il suo peso nel legiferare. Mentre ai attende la decisione, piovono le autorizzazioni. 

Enrico Fresu

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