Le imprese contestano la mancanza di interventi per ridurre strutturalmente il costo dell’energia. Palazzo Chigi: il testo era condiviso. La tentazione di Elettricità futura di uscire da Viale Dell’Astronomia
«Persa un’altra occasione utile per intervenire in maniera efficace a sostegno delle imprese». Questo il secco giudizio di Confindustria sull’assenza di misure per le imprese nel decreto bollette. La risposta, attribuita dalle agenzie di stampa a «fonti vicine al governo» è arrivata a stretto giro: il provvedimento è stato «ampiamente discusso» con tutte le associazioni imprenditoriali, a partire da Confindustria, quindi «stupisce che l’associazione degli industriali abbia manifestato la sua contrarietà solo dopo l’approvazione definitiva del provvedimento da parte del Senato».
Partiamo allora dall’inizio.
Il costo dell’energia
La materia del contendere è il costo dell’energia per le imprese. Che gli industriali non avessero gradito l’assenza di misure per gli associati è apparso chiaro da subito. «Una pazzia», titolava in prima pagina ieri Il Sole 24 Ore, giornale della Confindustria. In serata con una nota viale dell’Astronomia ha chiarito meglio il proprio disappunto. Sottolineando che erano state fatte diverse proposte «a costo zero»: estendere anche alle pmi industriali la riduzione degli oneri di sistema, fornire energia alle imprese con contratti a lungo termine da parte del Gse, eliminare lo spread esistente tra il mercato europeo e quello italiano del gas che grava per 1,3 miliardi di euro all’anno, rimuovere i vincoli per installare impianti rinnovabili sulle aree industriali posti dal DL Agricoltura.
Gli emendamenti inammissibili
A bloccare tutto sarebbero stati, per gli industriali, «emendamenti dichiarati inammissibili, inviti al ritiro e l’assenza di pareri dei ministeri competenti». Infine Confindustria rilanciava chiedendo «un piano energetico strutturale e di lungo periodo». Sottolineando anche come per le imprese il prezzo dell’energia venga calcolato in base al costo dell’elettricità prodotta con il gas, senza tenere conto dei prezzi più bassi del 45% dell’energia prodotta da rinnovabili.
Il disaccoppiamento
Ma il cosiddetto «disaccoppiamento» non piace a tutti anche tra i produttori di energia stessi che sulle rinnovabili hanno i margini più alti.
La questione degli alti costi energetici per le imprese ha inoltre reso più difficile la ricomposizione degli interessi nell’associazione tra i produttori di energia (da Eni e Enel, partecipati dal Tesoro) e le aziende consumatrici di energia. Una riunione sarebbe stata convocata settimana scorsa per trovare un equilibrio ma i rappresentanti di Elettricità futura (associazione dei produttori di energia, comprese le rinnovabili, nata nel 2018) non si sarebbero presentati. Così si fanno più insistenti le voci di una possibile uscita di Elettricità futura da Confindustria.
25 aprile 2025 ( modifica il 25 aprile 2025 | 07:51)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link