ECONOMIA, finanza. Usa, scontro tra Casa Bianca e Fed: giù i Treasury


Proseguono gli effetti dell’azione del presidente degli Stati Uniti d’America sull’economia, sia statunitense che mondiale. Stavolta al centro dell’attenzione è lo scontro tra la Casa Bianca e la Federal Reserve (Fed), che vede Donald Trump in aperto contrasto con Jerome Powell, quest’ultimo accusato di porre in essere una politica «politica eccessivamente lenta» relativamente al taglio dei tassi di interesse.

TRUMP VS POWELL

Non si tratta di una novità, tuttavia questo acceso contrasto potrebbe generare nocumento, tra l’altro, ai titoli del Tesoro statunitensi, quei Treasury che ammontano a 29.000 milioni di miliardi di dollari, la cui collocazione sul mercato potrebbe risentire della politica di Trump. Questo malgrado egli abbia dovuto fare l’ennesima marcia indietro, palesando maggiore mitezza in ordine alla sua intenzione di liquidare l’elemento di vertice della Fed, ritenuto scomodo poiché di intralcio alla sua strategia economica e monetaria. Il mandato di Powell scadrà nel maggio del prossimo anno e, a quel punto, tutto il discorso sulla indipendenza della Fed potrebbe venire posto in discussione, con ciò che ne concernerebbe in termini psicologici e pratici sul mercato, dati i prevedibili timori che si ingenererebbero negli investitori.

IL TYCHOON CONTRO L’ESTABLISHMENT

Se si volesse rappresentare la dinamica in atto a Washington e Wall Street lo si potrebbe forse fare ricorrendo all’immagine dello sfidante che, in uno scenario che non è e non sarà più lo stesso, ritiene di poter annichilire i suoi avversari, il vecchio establishment, ma poi però si rende conto di non averne la forza sufficiente. Trump vorrebbe avere le mani libere sulla Fed, poiché è consapevole che prima o poi, se i suoi piani protezionistici verranno effettivamente attuati, si troverà a dover fare i conti con una moneta (il dollaro) da utilizzare quale strumento per compensare una possibile inflazione crescente. L’uomo ha fatto molte promesse in campagna elettorale, ma ora si trova costretto a misurare le proprie forze oltreché gli effetti della sua politica.

GUERRA SUI TASSI DI INTERESSE

È guerra dunque, seppure la Casa Bianca non sia forse ancora nelle condizioni di fare strike su Powell. Ma, nel frattempo l’economia va avanti e, come una spugna, assorbe tutti gli input che le derivano. Analisti e investitori sono molto chiari al riguardo: a fronte di un decremento di fiducia nella Fed derivante dai rischi di una riduzione della sua indipendenza dalla politica, i tassi di interessi sui titoli di Stato crescerebbero. Si tratta del cosiddetto «premio di rischio sui rendimenti», senza contare, inoltre, che potrebbe accentuarsi l’attuale tendenza alla cessione di Treasury. Gli investitori necessitano di stabilità, ma la pressione esercitata dalla Casa Bianca sulla banca centrale sta incidendo negativamente sui prezzi degli asset statunitensi nei mercati finanziari.



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