A quattro mesi dalla nomina della giunta regionale della governatrice Stefania Proietti, iniziamo le interviste agli assessori.
Partendo dal vicepresidente dell’esecutivo, Tommaso Bori, titolare delle deleghe alla programmazione fondi europei, al bilancio, al patrimonio, al personale, alla cultura, all’agenda digitale. E’ stato accolto in redazione dal direttore del Corriere dell’Umbria e del Gruppo Corriere Sergio Casagrande insieme ai giornalisti.
Tanta carne al fuoco, tante novità. Spending review, riorganizzazione degli uffici regionali, fondi europei, testo unico della cultura.
– Partiamo con l’attualità, inevitabilmente con la manovra fiscale: a breve vedremo gli effetti in busta paga sull’Irpef. Era proprio necessaria questa stangata?
In realtà quasi la metà dei lavoratori umbri, 228.624 residenti, pari al 46,35%, che rientrano nella fascia 15 mila-28 mila euro di reddito annuo, vedrà una riduzione dell’Irpef. Un terzo – 118.624, il 24,06% della fascia 0-15 mila – non avrà aumenti: quasi 2/3 della popolazione o avranno vantaggi o non avranno aumenti. Sulla parte rimanente, nella fascia 28-50 mila euro di reddito abbiamo previsto lo sgravio fiscale di 150 euro a persona. Gli aumenti si concentrano sulla parte più benestante della popolazione, però ci tengo a precisare che rispetto alla prima versione della bozza di manovra abbiamo tolto l’aumento del 10% del bollo auto sia alle aziende che alle famiglie, incremento che magari poteva incidere di più. Per il resto è in linea con le manovre fatte dalle altre regioni per sostenere la sanità pubblica e il sociale.
– Un mea culpa sulla comunicazione che poteva essere più realista? Molti amministratori della vostra area pensano siano stati fatti errori su errori. Si poteva spiegare, raccontare e motivare meglio?
Certo tutto è perfettibile e certamente è mancato un doveroso passaggio di partecipazione con le parti sociali, i sindacati e le associazioni datoriali e degli imprenditori prima che la proposta di manovra fosse di dominio pubblico. Questo è stata una mancanza per la quale la presidente e tutta la giunta regionale nel corso dei tavoli di confronto convocati successivamente nelle sedi istituzionali, ha fatto ammenda. Noi avevamo delle scadenze iniziali che erano quelle legate alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale che poi sono state cambiate in itinere, quindi ritenevamo di avere molto meno tempo per comunicare una questione molto complessa. Sicuramente sì, si poteva fare meglio, e questo ci servirà da monito anche per il futuro. Detto ciò, avevamo pochi giorni per approvare l’atto in giunta, poi in commissione e infine inconsiglio per farla pubblicare a livello nazionale. Lo scenario è cambiato, per noi come per le altre regioni: dall’Abruzzo governato da Fratelli d’Italia all’Emilia governata dal centrosinistra, hanno avuto le stesse difficoltà, e sono cambiate le regole togliendo l’obbligo della pubblicazione in Gazzetta nazionale. Questo ci ha dato più tempo per fare la partecipazione con tutte le categorie economiche, le parti sociali, i sindacati e gli amministratori, con cui abbiamo rivisto la manovra cambiandola profondamente, anche alla luce delle loro proposte e suggerimenti.
– Questa manovra è mobile, nel senso che avete ipotizzato un Fondo taglia tasse che potrebbe far rivedere le aliquote nei prossimi anni o nei prossimi mesi, tagliando sprechi e valorizzando il patrimonio immobiliare: ci dica di più.
Il Fondo taglia tasse è uno strumento nuovo e molto utile. Si può comporre di due elementi. Il primo: abbiamo fatto la prima ricognizione globale del patrimonio della Regione che va da terreni e immobili ai beni storico-artistici che possono essere valorizzati, riqualificati e inseriti nei percorsi turistici e di accoglienza. Oppure, secondo elemento, possono essere immessi nel mercato, qualunque proprietà, per cui tutti i proventi che deriveranno da questa valorizzazione o alienazione saranno inseriti nel Fondo taglia tasse.
– E sul fronte della spesa?
Accanto a questo si possono produrre dei risparmi importanti con la revisione della spesa, che toccherà tutta la Regione e le sue partecipate ed enti strumentali, comprese le aziende sanitarie e ospedaliere. Prima di tutto.
– Avete già una stima dei proventi?
Ci stiamo lavorando e abbiamo avviato una ricognizione anche con il supporto di soggetti titolati a livello nazionale per avere dati e numeri precisi.
– Invece sul consiglio? A quando il taglio delle indennità?
L’assemblea legislativa è autonoma, le scelte sono dipendenti da loro. Ma l’obiettivo è contare di più e costare di meno. So che sono già al lavoro, ma anche su questo versante vanno fatte prima tutte le opportune verifiche. Credo che ogni risparmio, senza penalizzare nessuna categoria, possa contribuire a implementare il Fondo taglia tasse, in tempi anche brevi.
– Lei è responsabile di fondi che tutti sommati equivalgono a un punto e mezzo di Pil: come li gestirà alla luce della manovra?
Il senso della manovra è anche sbloccare l’Umbria, farla ripartire anche utilizzando delle risorse che facciano da moltiplicatore per quei progetti avviati su tutti gli ambiti dei programmi europei, dal Fondo europeo di sviluppo e coesione, a quello rurale e il fondo sociale.
– Gli aumenti andranno non solo per la sanità ma anche per i cofinanziamenti allora!
Se vogliamo far partire i programmi europei dobbiamo garantire il cofinanziamento, per farlo dobbiamo contare sulla certezza delle risorse. Ci tengo a precisare che i programmi europei toccano i settori cruciali per la comunità regionale: dall’agricoltura al sociale cito ad esempio gli asili nido e le politiche per la famiglia, i servizi per il sostegno agli anziani e alle giovani coppie, ma anche lo sviluppo economico e la rigenerazione urbana, le infrastrutture e l’agricoltura. Si tratta di 523 milioni di FESR, 289 di FSE+ e 535 di FEASR pari a 1 miliardo di euro e 347 milioni. E’ un grande pacchetto di risorse che, ribadisco, ci consente di sbloccare l’Umbria.
– E sulla cultura, altra sua delega?
Ogni euro investito in cultura ha moltiplicatore 3. In questo percorso di rigenerazione l’Umbria si doterà per la prima volta nella storia di un testo unico che guarderà alla cultura e all’impresa creativa, aumentando le risorse a questi mondi. Metteremo insieme tutte le leggi si potrà finanziare i progetti su base triennale, mentre finora ogni anno bisogna lottare per avere il finanziamento che poteva essere variabile. Vogliamo prevedere sostegni certi sia per le manifestazioni con edizioni già consolidate, sia per le nuove che si devono affermare. Il nuovo testo di legge è in fase di preparazione, seguirà la partecipazione che prevede anche l’organizzazione degli stati generali della cultura con tutti gli operatori e gli appassionati. Abbiamo già attivato un dialogo proficuo con le fondazioni bancarie e le fondazioni culturali e sociali. Anche perché tra i nostri propositi c’è anche quello di attivare per la prima volta nella storia della Regione, l’Art Bonus. La ricognizione del patrimonio è utile anche per questa finalità.
– Ci faccia un esempio…
La Regione Umbra è proprietaria della cappella del Dottori nella Nuova Monteluce che potrebbe rientrare tra gli immobili di pregio beneficiari di questa misura.
– E magari bisognerebbe anche evitare anche le tradizionali sovrapposizioni di calendario…
Voglio creare un osservatorio sia per far emergere criticità, sia per attivare un dialogo fra tutti i soggetti portatori di interesse, sia per coordinare le varie iniziative e quindi evitare accavallamenti. Nell’ambito delle attività che stiamo svolgendo nella cultura c’è anche la volontà di sviluppare un filone legato all’inclusione sociale, dalle famiglie bisognose ai senza tetto. Il fine è legare la loro partecipazione a eventi culturali come mostre, teatro e cinema, così da rompere la distanza che c’è tra i soggetti fragili di esclusione sociale e la comunità. La cultura è un diritto di tutti e rende liberi, non un privilegio per pochi.
– A proposito di partecipazione, i Cobas lamentano la mancata convocazione per la riorganizzazione. Oggi c’è l’assemblea. Altra topica?
Abbiamo pre-avvertito tutte le componenti della Rsu prima di mandare la convocazione. Rivendico il fatto che per la prima volta da quando è stata fondata la Regione Umbria, si fa un’assemblea del personale. Diamo anche delle buone notizie, senza scavalcare i sindacati perché poi tutta la partecipazione e la concertazione verranno espletate con le realtà sindacali.
– Quali buone notizie?
Si introdurrà una valutazione non solo dall’alto verso il basso, cioè dei dirigenti sui dipendenti, ma anche dei dipendenti sui dirigenti. La riorganizzazione riguarderà sia il personale e i servizi che gli spazi e gli uffici. Diciamo basta all’organizzazione per silos e ai compartimenti stagni, sì a realtà trasversali e che dialogano tra loro. E le novità: una struttura per la partecipazione amministrativa, una per il digitale, una per la comunicazione e un’altra ancora per tutti i finanziamenti europei. Quindi cambiamo anche l’assetto della Regione. Con quella spending review di cui parlavo prima…
– Tagli al personale?
In realtà siamo una Regione virtuosa, la spesa per il personale in Umbria è inferiore al massimale previsto. Inoltre il problema per tutte le pubbliche amministrazioni sarà attirare persone perché ci sarà una grande gobba pensionistica. Noi abbiamo bisogno di personale qualificato, rischiamo che molti vadano nel privato. La spending review deve essere fatta introducendo degli elementi di innovazione che facciano risparmiare risorse che non sono quelle della spesa del personale.
– E i Cobas?
È sorprendente che loro comunicato sia stato rilanciato dalla destra. Tutte le altre sigle sindacali si sono dissociate.
– Sacrificherete strutture?
L’obiettivo è valorizzare ciò che funziona, introdurre ciò che serve. È chiaro che in una revisione potrebbero esserci anche dei cambiamenti delle varie strutture, ma tutto sarà partecipato: faremo una survey, cioè un’intervista a tutti i dipendenti con una mappatura delle competenze. Invieremo un modulo a tutti i dipendenti in cui chiederemo informazioni sul benessere lavorativo, l’ambiente di lavoro, cosa secondo loro può essere cambiato o migliorato, quali sono le loro competenze specifiche e se ritengono di cambiare collocazione. Da qui penseremo il nuovo sistema delle strutture e dei servizi.
– Un’azione sul digitale?
Devo dire che la app, Umbria Facile, ha avuto un boom di accessi. Dovuti anche alla possibilità di trovare tutte le ricette mediche già caricate e prenotare nel giorno, nel luogo e nell’orario che si preferisce le prestazione sanitarie. Metteremo fine ai costosi spostamenti sanitari.
– Parliamo del Pd, di cui resta segretario: ha scelto il suo successore?
Il successore non lo sceglie il segretario uscente. Il Partito democratico è l’unico partito strutturato, ampio plurale della scena politica italiana. In Umbria conta migliaia di iscritti. Nell’ambito del congresso si sceglierà non solo il segretario regionale, ma anche quelli provinciali, comunali, degli intercomunali, tutti i segretari saranno completamente rinnovati. Sapendo che quando abbiamo ereditato il Pd abbiamo trovato delle macerie non fumanti, cioè che stavano lì da tempo. Noi l’abbiamo ricostruito, abbiamo rigenerato una coalizione grazie al Patto Avanti, l’abbiamo portato ad essere il primo partito della regione. Siamo tornati a vincere dopo un decennio di sconfitte sonore, compresa l’ultima tornata, che non era una semplice sconfitta ma una vera disfatta. Solo 5 anni dopo rivincere Perugia con Vittoria Ferdinandi e l’Umbria con Stefania Proietti non era per nulla banale né scontato. Siamo il più grande partito della regione, anche quello non era scontato. Faremo un percorso congressuale di rinnovamento, sapendo che non torneremo indietro al 2019. Guarderemo avanti con un gruppo dirigente rinnovato, radicato nel territorio e che torni a farci rivincere anche collegi parlamentari, dato che li abbiamo persi cinque su cinque.
– Avete rinnovato già tanto…
Vero, abbiamo fatto un enorme lavoro di rinnovamento nei comuni e nella regione. Va fatto anche nel gruppo parlamentare che è lo stesso da 15 anni e sempre più ridotto.
– Secondo riferimento al collegio parlamentare nel giro di poche parole: esclude la candidatura alle prossime politiche?
Intanto io non mi sono mai autocandidato da nessuna parte. Ma sono sempre stato candidato dalla mia comunità. In politica si guarda a due orizzonti, quello futuro che arriva sino alle prossime generazioni e quello attuale che non supera i 6 mesi, massimo un anno. Io al momento come orizzonte ho quello di fare bene il vicepresidente della Regione dopo un forte impegno in consiglio regionale come opposizione e in politica come segretario nel partito. Per me, lo ribadisco, l’importante sarà mettere in pratica un rinnovamento forte nelle istituzioni parlamentari come la abbiamo fatto nelle istituzioni locali e nel partito.
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