La premier: dazi di Trump profondamente sbagliati, offro a parti sociali un nuovo patto per arginare la crisi
Due premesse. La prima: per Giorgia Meloni i dazi di Trump sono «profondamente sbagliati». La seconda: l’impatto reale che la decisione americana può avere sull’Italia «non va amplificato». Insomma, abbiamo i mezzi per uscire anche da questa crisi. Su queste basi, la premier Giorgia Meloni, che martedì 8 aprile ha incontrato le parti sociali a Palazzo Chigi, avrebbe anche spiegato una prima strategia per evitare il contraccolpo per le imprese più esposte all’export: ovvero, utilizzare con finalità di aiuti i fondi inutilizzati del Pnrr (nato per fare fronte alle conseguenze del Covid) e dei fondi di coesione sociale, messi a disposizione della Ue e «opportunamente rimodulati». Secondo quanto si apprende, la premier Meloni avrebbe detto che i fondi a disposizione di questo intervento di urgenza ammontano a circa 25 miliardi di euro.
Inoltre, la premier ha offerto alle parti sociali un «nuovo patto» per fronteggiare la crisi.
«Dazi Trump decisione sbagliata, fa male anche agli Usa»
Dunque, la decisione della Casa Bianca sui dazi – ha detto, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio in occasione degli incontri con le categorie economiche sul tema dazi – non considera che «le economie delle nazioni occidentali sono fortemente interconnesse, politiche protezionistiche così incisive finiranno per danneggiare l’Europa quanto gli Stati Uniti». I due lati dell’Atlantico rappresentano, insieme, «quasi il 30 per cento degli scambi mondiali di beni e servizi e il 43 per cento del Pil mondiale. Sono economie che si completano a vicenda», come dimostra il fatto che nel 2023 la Ue ha registrato sul fronte dei beni un surplus della bilancia commerciale di 157 miliardi e sul fronte dei servizi un disavanzo di 109 miliardi. E, ovviamente – ha aggiunto la premier – «qualsiasi ostacolo agli scambi internazionali è penalizzante per una nazione come l’Italia, che ha una lunga tradizione di commercio con l’estero e può contare sulla grande forza del made in Italy». Al momento il surplus commerciale italiani nei confronti degli Stati Uniti si aggira intorno ai 40 miliardi di euro.
Non amplificare effetto dazi, export italiano in usa vale il 10% del totale
Meloni avrebbe anche sottolineato una volta ancora che prima di tutto «non va amplificato ulteriormente l’impatto reale che la decisione americana può avere» sulle imprese italiane. «Le esportazioni italiane negli Stati Uniti valgono cica il 10% delle nostre esportazioni totali», ha ricordato Meloni.
Da dove arriveranno gli aiuti: 25 miliardi da Pnrr e Fondi di coesione sociale
«Abbiamo individuato nell’ambito della dotazione finanziaria del Recovery italiano (Pnrr, ndr) e della sua prossima revisione circa 14 miliardi di euro che possono essere rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare
l’efficienza della produttività». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni agli incontri con le categorie sui dazi. «Una ulteriore opportunità che intendiamo cogliere è quella della revisione della politica di coesione che la scorsa settimana è stata approvata dalla Commissione su proposta del vicepresidente Fitto»: in questo ambito, «circa 11 miliardi di euro possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti. Anche in questo caso la riprogrammazione deve essere definita d’intesa con la Commissione Europea».
«Chiederemo regime transitorio sugli aiuti di Stato»
Le misure immaginate da Meloni non inciderebbero sui saldi della finanza pubblica: «Da subito intendiamo attivarci per avviare un forte negoziato con la Commissione Ue per un regime transitorio sugli aiuti di Stato e una maggiore flessibilità nella revisione del Pnrr, nell’utilizzo dei fondi di coesione e nella definizione del Piano sociale per il clima», ha detto Meloni.
«Siamo impegnati – ha aggiunto – a individuare tutte le risorse, partendo da quelle disponibili che non hanno un impatto sulla finanza pubblica».
Meloni a parti sociali: nuovo patto davanti a crisi dazi
Meloni ha anche offerto un nuovo patto, un “fronte comune” alle parti sociali per fronteggiare la crisi: «Forti della nostra ritrovata credibilità, forti di una politica di bilancio che è stata estremamente seria e che diciamo non ha gettato soldi dalla finestra, e chiaramente con questo quadro di riferimento, quello che io vorrei fare è sottoporre alle categorie produttive, al mondo del Made in Italy e a tutte le organizzazioni datoriali e sindacali, un nuovo patto per fare fronte comune rispetto alla nuova delicata congiuntura economica che stiamo affrontando».
Così secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso degli incontri con le categorie sui dazi. «Il nostro obiettivo è utilizzare la crisi per rendere il nostro sistema economico più produttivo e competitivo. Le crisi, ricordiamocelo, sono sempre un’occasione».
«La guerra economica Usa-Ue non conviene a nessuno»
«Credo che siamo tutti concordi nel dire che una guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti non conviene a nessuno – ha aggiunto la premier, secondo quanto si apprende, nell’incontro con le parti sociali – Dunque, la sfida è lavorare con l’Unione Europea per definire un accordo positivo che possa avere come soluzione quella di integrare ancora di più le nostre economie».
Meloni da Trump il 17 aprile
La premier ha ribadito che su questi temi che tengono il mondo con il fiato sospeso ne parlerà direttamente con Donald Trump il prossimo 17 aprile. A tale proposito òa portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato che Meloni il 17 aprile sarà ricevuta dal presidente Usa. «Sarà una visita ufficiale di lavoro», ha detto la funzionaria.
Togliere i dazi che la Ue si è «autoimposta»
Nel frattempo, ciò che può fare l’Europa per affrontare la situazione è togliere quei «dazi che ci siamo autoimposti», ha detto ancora la premier.
Il riferimento della presidente del Consiglio è «alle regole ideologiche e non condivisibili del Green Deal, che stanno avendo un impatto pesantissimo sul nostro tessuto produttivo e industriale, a partire dal settore automotive. Se queste norme non erano sostenibili ieri, non lo sono a maggior ragione oggi». Meloni torna a chieder «fortissime correzioni» al piano. Nel breve termine c’è stato un primo segnale sulle multe spalmate fino al 2027, ma bisogna fare di più», soprattutto «nel senso di rivedere la tempistica».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link