Corsa al nuovo Rettore di Perugia, i programmi dei cinque aspiranti: idee nuove, ovvietà e incoerenze


Una prima sommaria lettura dei programmi evidenzia idee nuove, ovvietà e incoerenze. Manca poco più di un mese e poi l’Università di Perugia avrà un nuovo rettore. Quello di Oliviero, nonostante il Covid, è stato un sessennio importante nella storia dell’Ateneo perugino: studenti aumentati, offerta formativa ampliata, per essere più adeguata alle esigenze del tessuto regionale e nazionale, ricerca scientifica che, grazie alle risorse del Pnrr, ha raggiunto traguardi interessanti; reti di relazioni con le Università del Centro Italia e con le realtà produttive (Terza missione). Tutto bene dunque ?  A leggere i programmi dei cinque candidati sembrerebbe di si: tutti sottolineano gli anni difficili della pandemia, quasi a giustificare omissioni e ritardi, ma nessuno di loro prende apertamente le distanze dall’operato della governance uscente. Porena afferma di essere onorato di averne fatto parte e parla di “progressi rilevantissimi”; Carbone invoca un passo diverso, più collettivo, una maggiore apertura al territorio, alle imprese, alle reti internazionali; Signorelli ha come primo obiettivo quello di preservare e consolidare ciò che di buono è stato realizzato e poi fare di più e meglio; Gammaitoni dichiara che non tutto ciò che era stato promesso è stato fatto, ma per motivi indipendenti dalla governance, anche se promette  di impegnarsi a combattere aziendalismo e legalismo, cosa complicata a farsi in un sistema universitario nazionale che con le ultime riforme ha trasformato le università italiane in aziende tra loro in competizione. Marianelli, infine, riconosce alla governance di Oliviero di aver saputo cogliere le opportunità del Pnrr, portando a casa risorse importanti. Accenni critici qua e là sono presenti, ma in tutti i candidati prevale la moderazione nel giudizio. Come tutti sono d’accordo nel sottolineare il ruolo centrale che dovrà avere l’impiego dell’Intelligenza Artificiale: ecco su questo punto sarebbe interessante avere approfondimenti; infatti, tutti sappiamo che questo potente sistema può avere svariate applicazioni e attraverso il suo uso i docenti possono scrivere libri, gli studenti le proprie tesi di laurea, ma sicuramente non sono questi i campi in cui i candidati vorrebbero una sua applicazione. Sarebbe allora interessante sapere come ciascuno di loro intende coniugare questa nuova tecnologia con la tradizione degli studi universitari, perché ai miei tempi, un venerato docente era solito affermare che dopo una giornata di studio non dovevi lamentarti del mal di testa, ma del mal di sedere. Riuscirà l’AI a far cambiare postura ?



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