Macchine agricole in difficoltà Il mercato cala ancora nel 2025



M acchine agricole sempre in difficoltà. Almeno sul mercato nazionale che fornisce, così, un indicatore importante sui problemi che comunque assillano il comparto. Mentre anche le esportazioni non pare stiano correndo. I dati più aggiornati li fornisce l’Ufficio studi di FederUnacoma che raccoglie una buona parte delle imprese del settore agromeccanico. E si tratta, appunto, di numeri non confortanti.
Le elaborazioni delle compravendite del primo trimestre dell’anno, «indicano rispetto allo stesso periodo del 2024, un calo delle vendite per tutte le principali tipologie di mezzi» sentenzia una nota dell’organizzazione dei costruttori. Una condizione che si capisce meglio guardando agli elementi principali del mercato. Le trattrici perdono il 7,3%, mentre le mietitrebbiatrici calano del 23,1%. Bilancio in rosso anche per i rimorchi (-6,5%) e i sollevatori telescopici (-7,9%). Solo i cosiddetti transporter (trattrici con pianale di carico) aumentano del 36,9%. E non basta, perché sempre gli osservatori del mercato sottolineano come «la contrazione delle vendite di macchine agricole si protrae ormai da 39 mesi» e non è nemmeno stata compensata dall’andamento delle esportazioni sui mercati esteri (-15,3% per un totale di 6,1 miliardi di euro). La conseguenza di tutto questo? Secondo FederUnacoma si sta deteriorando «la capacità delle industrie agromeccaniche di investire in ricerca e innovazione» e cioè nei fattori fondamentali per la competitività delle stesse. Oltre a tutto questo, ci sono poi i riflessi sulla capacità produttiva delle imprese agricole, anche dal punto di vista della qualità oltre che delle quantità che è possibile produrre. Oltre a questo, i costruttori fanno notare come l’invecchiamento del parco macchine italiano, causato della frenata dei nuovi acquisti, sia aggravato dalla crescita del mercato dell’usato che è arrivato ad essere tre volte superiore a quello dei mezzi nuovi e che nel 2024 ha registrato un incremento pari all’8% rispetto all’anno precedente. Un ulteriore segnale negativo per un comparto che da una parte vive un’innovazione tecnologica importante (anche in termini di sicurezza oltre che di efficienza) che, tuttavia, pare essere limitata a una porzione minimale delle imprese.
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