Il sostegno pubblico ai giornali europei è in crisi, ma nessuno sembra preoccuparsene


Nei giorni scorsi, il governo regionale del Land della Sassonia, nella Germania orientale, ha annunciato l’intenzione di ridurre di due terzi il proprio sostegno finanziario allo European Centre for Press and Media Freedom (Ecpmf), organizzazione di supporto a giornalisti e giornali indipendenti con sede a Lipsia. 

Sulla scelta, che viene motivata con esigenze di budget, potrebbe aver influito anche il fatto che la coalizione di governo formata dai conservatori della Cdu e dai socialdemocratici della Spd dopo le regionali dello scorso anno non detiene la maggioranza dei seggi nel parlamento regionale e dipende quindi dal supporto ad hoc delle opposizioni. La principale forza di opposizione è l’estrema destra dell’Afd, che controlla quaranta seggi su centoventi – solo uno in meno della Cdu. Come le altre estreme destre populiste, l’Afd non vede molto valore nel lavoro condotto dai media indipendenti, essendo anche riuscita a crearsi nel tempo un proprio ecosistema mediatico.  

Quella che a prima vista potrebbe sembrare una notizia secondaria di politica locale rappresenta, invece, sia una scelta dalle conseguenze importanti che un segnale chiaro di un trend più generale, inaugurato simbolicamente dallo smantellamento dell’agenzia governativa Usaid condotto dall’amministrazione statunitense negli ultimi mesi. 

L’Ecpmf, fondato in Sassonia nel 2015, è uno dei centri europei più attivi nel sostenere giornali e giornalisti in situazioni critiche. Le sue attività sono molteplici. Assieme ad altre associazioni che si occupano di sostegno ai media, il centro monitora le violazioni della libertà di stampa e gli attacchi ai giornalisti aggiornando il database pubblico Mapping Media Freedom e pubblicando dei report semestrali di aggiornamento – l’ultimo era stato ripreso anche in una precedente edizione di questa rubrica dedicata all’Italia.

Conduce inoltre attività di advocacy, di lobbying e di sensibilizzazione, per esempio sul tema delle Slapp, discusse qui. Ma soprattutto sostiene economicamente giornalisti in difficoltà, come quelli costretti all’esilio in Europa, e ha contribuito negli anni a finanziare progetti di giornalismo investigativo. L’Ecpmf è, in breve, un pilastro centrale – seppur spesso invisibile al pubblico meno specialista – della difesa della libertà d’informazione in Europa. 

I fondi per le sue attività sono garantiti da più soggetti, inclusi il governo federale tedesco e la Commissione europea. La quota accordata finora dal governo regionale sassone è stata significativa e, se confermata, la corposa riduzione annunciata comprometterà sensibilmente le capacità operative dell’Ecpmf. 

La vicenda si inserisce nel più generale disinvestimento degli enti pubblici nei progetti di supporto alle redazioni. In una fase di profonda crisi economica dei giornali, il sostegno finanziario di enti terzi, come il Media development investment fund (Mdif) descritto qui, era gradualmente emerso come uno delle principali ancore di salvezza per molti media indipendenti. Specialmente quando proveniente da soggetti privati, questo supporto era stato anche in larga parte criticato perché ritenuto causa di dinamiche poco sane, come la donor dependency, l’eccessiva dipendenza dei giornali dai donatori – e dalle loro aspettative, non sempre allineate con le priorità redazionali. 

Nonostante queste criticità, il settore si è ampiamente affidato a soggetti pubblici per far quadrare i conti, soprattutto in aree del mondo dove lettori e lettrici sono storicamente più restii a sottoscrivere abbonamenti ai giornali, o proprio non hanno i mezzi economici per farlo. 

La chiusura di Usaid decisa dall’amministrazione Trump ha segnato, in questo senso, uno spartiacque. Come ricostruito a febbraio da Rowan Philp sul Global Investigative Journalism Network, il taglio di duecentosessantotto milioni di dollari già allocati per progetti giornalistici in trenta paesi deciso dal governo americano aveva messo in ginocchio molti media indipendenti, inclusi il prestigioso network investigativo Occrp e alcuni giornali investigativi in Ucraina e nei Balcani. 

Nello stesso articolo, Rowan illustrava anche come diversi giornali e associazioni di settore si fossero mobilitati per sostenere le redazioni più colpite, con iniziative di solidarietà come dichiarazioni di sostegno, raccolte fondi e condivisione di informazioni relative a nuovi bandi. 

Il probabile taglio del sostegno del governo sassone all’Ecpmf prefigura uno scenario dove queste iniziative collettive dal basso, che hanno visto i media indipendenti coordinarsi e mobilitarsi come un blocco coeso, si renderanno necessarie anche in Unione europea.  



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link