l’Italia traccia la rotta per le orbite


La nuova corsa allo spazio è realtà e l’Italia sta sviluppando gli strumenti legislativi per competere nel migliore dei modi in questo dominio sempre più strutturato. Lunedì sbarca alla Camera il Ddl Spazio promosso a giugno 2024 dal Consiglio dei Ministri su impulso dell’autorità delegata del governo Meloni, il Ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) che regolamenta tanto l’accesso alle orbite da parte degli operatori privati desiderosi a sommarsi alle istituzioni nella corsa allo spazio quanto le possibilità di investimento e partenariato in un comparto che vede l’Italia centrale nel campo europeo e atlantico come importante attore industriale, della ricerca e dello sviluppo delle ricadute economiche della Space Policy.

Gli obiettivi del Ddl Spazio

Serve trovare una quadra tra scenari economico-geopolitici sempre più competitivi e questioni prioritarie di sicurezza nazionale, e il Ddl Spazio promosso dall’esecutivo mira a colmare dei vuoti: definire effettivamente che cosa sia una “attività spaziale”, analizzare le attività di soggetti interni e stranieri con lo scrutinio dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), del governo e del Comint, il comitato interministeriale dedicato allo spazio, promuovere con un fondo a 55 milioni di euro lo sviluppo dell’innovazione orientata alla space economy.

Inoltre, si apre la possibilità per l’Italia di costruire una rete di comunicazione satellitare alternativa per fini emergenziali e securitari complementare al Sicral (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarmi) operato da Telespazio, joint venture tra Leonardo (67% del capitale) e Thales (33%). All’Italia fa difetto, ad oggi, la capacità di operare tramite comunicazioni a più bassa latenza tramite satelliti a orbita bassa (Low Earth Orbit, Leo) dato che il Sicral orbita a livello geostazionario a 36mila km dalla Terra. Si è parlato delle settimane scorse che l’operatore di rete capace di erogare tale connettività potesse essere Starlink, il servizio di connettività via satellite di proprietà di SpaceX, l’azienda statunitense di Elon Musk.

Con un emendamento del deputato del Partito Democratico Andrea Casu, inizialmente, è stata portata all’attenzione del governo l’ipotesi che il servizio di connessione potesse essere promosso unicamente da una compagnia con sede nell’Unione Europea. L’emendamento è stato bocciato ma ne è nata una discussione indubbiamente costruttiva in cui il presidente del comitato interparlamentare sulla Space Economy Andrea Mascaretti (Fdi) ha coordinato le posizioni di maggioranza e opposizione.

Garanzie securitarie

Ne è nata una convergenza di sistema sull’asse Pd-Fdi, riassunta dal Corriere della Sera nella formulazione di diversi emendamenti, con cui l’Italia mirerà a garantire al nuovo strumento di comunicazione “la compatibilità con gli impegni e i programmi cui l’Italia partecipa in sede Ue (e ce ne sono di già avviati)”, con un occhio particolare futuro a Iris2, risposta europea a Starlink. In secondo luogo, Roma dovrà “avere la proprietà e il controllo esclusivo della crittografia e delle componenti software e hardware utilizzate da parte del committente del servizio, una regola non negoziabile per la sicurezza di uno Stato”.

Su iniziativa del Pd, inoltre, è emersa la “necessità di diversificare le forniture e a quella di salvaguardare la sicurezza nazionale, oltre che al principio di un «adeguato ritorno» per il sistema industriale del Paese” dall’affido, nota il quotidiano di Via Solferino. Insomma, maggioranza e opposizione concordano nel definire la partita spaziale una sfida di sistema. Il percorso in Parlamento della legge spaziale porterà a un’ulteriore raffinazione delle politiche nazionali in materia? Ciò è auspicabile, in un contesto che vede Roma farsi pioniera nel dare perimetri chiari a cosa sia la nuova corsa allo spazio e alle priorità di sicurezza geopolitica che precedono e sopravvivono a qualsiasi governo. E senza cui il sistema-Paese non potrà avere la dovuta continuità.

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